VALBIANDINO.NET

Valbiandino.net : notizie dalla Valsassina e non solo...

Martedì, 22 Febbraio 2022 09:30

PUTIN E L'UCRAINA

Ha ragione Putin ad affermare, nel suo discorso di ieri sera, che l'Ucraina era stata solo un'invenzione di Lenin nel 1924, quando varò una Costituzione federalista dei vari Stati comprendenti l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (abbreviato in URSS) ?

In parte si e in parte no.

Il Principato di Mosca, di cui Zar (termine che deriva dal latino Caesar, indicante l'Imperatore Romano) era Ivan IV il Terribile , capostipite della famiglia dei Romanov, che governò la Russia fino al 1917, inizialmente non comprendeva quello di Kiev, che però venne unito a Mosca dopo il 1689. Per molti secoli l'Ucraina quindi è stata inglobata nella Russia, di cui ha la stessa lingua, costituendone la porta d'accesso (oltre che grande fornitrice di grano e di minerali preziosi).

L'espansione russa si ebbe soprattutto nella seconda metà dell'Ottocento: la Russia era uscita vincitrice, insieme all'Inghilterra, dalle guerre napoleoniche (le invincibili truppe del generale còrso si congelarono nella steppa durante il terribile inverno russo del 1812) e potè proseguire nella sua espansione soprattutto in Asia: Turkmenistan, Armenia, Kazakistan, Azerbaijan, e altri.

Una battuta d'arresto fu la guerra di Crimea del 1854 (a cui parteciparono anche gli Italiani, anzi i Piemontesi di Cavour) e soprattutto la sconfitta subita dal Giappone nel 1905 con la battaglia navale di Tsushima, che sancì l'inizio della potenza giapponese in Estremo Oriente.

Quando la Rivoluzione Russa del 1917 sconvolse l'intero sistema, Lenin e il Partito Bolscevico si trovarono di fronte a problemi molto complessi, primo tra tutti la terribile carestia del 1922. A livello politico-amministrativo però bisognava decidere cosa fare dell'ex Impero Zarista: o lasciare andare i diversi Stati, soprattutto quelli unitisi di recente, per conto loro, oppure costituire una Costituzione federalista, sul modello degli Stati Uniti d'America, che garantisse una certa democrazia e soprattutto una autonomia federalista.

Fu scelta questa seconda soluzione: l'Unione Sovietica (sottolineo il termine "Unione") era " Uno Stato ma cento popoli", come diceva uno slogan dell'epoca. Ogni Stato-Regione aveva il suo Soviet (cioè un Parlamento) e i suoi rappresentanti maggiori sarebbero confluiti nel Soviet Supremo, il massimo organismo decisionale con sede a Mosca.

Poi sappiamo come è andata: nel periodo dello Stalinismo il potere era concentrato nelle mani di uno solo, e di questo federalismo originario rimaneva solo un simulacro : anche se i Soviet "regionali" continuavano ad esistere. Stalin creò uno statalismo assolutamente accentratore.

Il sistema però resse durante la II Guerra Mondiale, la seconda "Guerra Patriottica" (dopo quella contro Napoleone).
La Russia fu a un passo dalla catastrofe: nel furioso attacco hitleriano del giugno 1941 (5 milioni di soldati tedeschi lanciati contro l'Armata Rossa) l'Ucraina si aprì come una porta aperta all'avanzata delle "Panzer Divisionen". Più di 600.000 soldati russi furono catturati solo in Ucraina durante il Blitz Krieg (l'avanzata rapida meccanizzata), 30.000 Ebrei uccisi a Kiev in modo orribile dai Nazisti (costretti a buttarsi nel Don con le mani legate).

Per inciso Stalin non perdonò mai quei soldati che si erano arresi "in modo troppo facile". Ai non molti che tornarono a casa dopo la fine della Guerra, non molte migliaia su quasi 5 milioni di prigionieri, Stalin non dette medaglie o tantomeno titoli d'onore: li mandò in Siberia, nei Gulag, a lavorare con i condannati ai lavori forzati !

La Russia però resistette: da Stalingrado in poi la II Guerra Mondiale prese un esito negativo per i Tedeschi.

Il resto è storia recente, però ricorderei un'ultima cosa importante: nel Febbraio del 1945 a Yalta, quando ormai era chiaro che Hitler sarebbe uscito sconfitto dalla Guerra, Stalin Roosevelt e Churchil stabilirono che i territori liberati dall'esercito degli Alleati sarebbe rimasto in area d'influenza americana (l'origine della NATO), quelli invece liberati dai Russi in area Sovietica (il Patto di Varsavia). Tra questi ultimi c'erano l'Ungheria, la Romania, la Polonia, la Cecoslovacchia, la Germania dell'Est, oggi tutti passati nel campo della NATO. Alla sfera d'influenza russa non è rimasto più niente (nemmeno la Lituania, Lettonia ed Estonia).

"Non vogliamo i missili americani alle porte di Mosca" ha detto Putin. In realtà ci sono già, e da un bel pezzo.
Forse però bisognerebbe riflettere sul ruolo che deve avere oggi la Nato, e soprattutto creare un'alleanza difensiva europea che vada ben al di là di vecchi schemi tattici creati quasi ottant'anni fa.

 

 

 

 

Giovedì, 17 Febbraio 2022 07:57

UCRAINA: UN'ANALISI PERFETTA DI TONI CAPUOZZO

Ieri sono stato ospite di Quarta Repubblica per parlare di Russia e Ucraina. Ho provato a dire, con semplicità, quello che penso. Che non succederà niente, e che la tensione è stata gonfiata anche dalla specie di conto alla rovescia innescato dalla Cia e reso pubblico (mi è sembrata una scena da Colosseo: quello che si sporge minacciando di buttarsi e la folla crudele che lo sfida a farlo…). Le guerre, i conflitti di potenza, non hanno sempre bisogno di spari e sangue: notizie, minuetti diplomatici, movimento dei pedoni sulla scacchiera sono come certi duelli tra cervi o altri animali nella stagione dell’amore: incruenti, ma veri.

Ho provato a dire che la pretesa della Russia di non avere i missili Nato sul pianerottolo di casa non è balzana. E che dobbiamo interrogarsi sull’utilità dell’espansione della Nato, invece di legami commerciali, civili, politici. Facciamo la radiografia a ogni paese che domanda di aderire all’Unione Europea, e invece la Nato è a porte aperte ? Abbiamo per forza bisogno di un nemico ?
Ho cercato di spiegare che tutto è molto legato all’Afghanistan. Putin, che ha visto l’impero sovietico incominciare a franare proprio lì, ha visto Biden in difficoltà, ed ha pensato che adesso era il turno dell’impero americano. Biden, in difficoltà anche con i suoi elettori ha bisogno di girare pagina. Da domani probabilmente la gara sarà a indossare la medaglia sul petto: “Li abbiamo costretti a tenere distante la Nato” o “Gli abbiamo fatto spegnere i motori dell’invasione”.

Quanto alle scelte di campo per me è ovvio vedere nella democrazia americana qualcosa che mi è più congeniale del regime russo, anche se la Russia è un paese che mi è caro. Ma non ignoro che gli USA – e specie con presidenti democratici – hanno dato inizio a un sacco di guerre, e la Russia di Putin no, limitandosi a bruschi interventi in Siria e di seconda mano in Libia. Penso che esistano strumenti democratici di soluzione dei secessionismi (referendum di autodeterminazione, autonomie sudtirolesi eccetera) che l’Europa dovrebbe favorire. E non credo che l’Europa, anche al di là del fabbisogno energetico, abbia bisogno di individuare in Mosca un nemico, o di avere per forza bisogno di un nemico, al di là del terrorismo internazionale.

Un interlocutore, garbatamente, mi ha ricordato le ombre e le penombre del regime russo, parlando anche di un giornalista italiano ucciso. Non solo conosco le penombre russe e bielorusse, dalla Politovskaya in giù. Ma ricordo – e l’ho fatto – il nome del giornalista italiano, Antonio Russo di Radio radicale, ucciso in Georgia. Forse, in quell’ angolo di mondo dove ognuno ha i suoi torti, avrei dovuto ricordare anche Andy Rocchelli, ucciso da milizie ucraine.
Alla fine, però, di una sola cosa sono certo. Anche se la tensione si sgonfiasse, difficilmente l’aumento dei prezzi, che dal gas ha contagiato gli articoli al consumo, farà marcia indietro, come i carri armati che risalgono su un treno.

 

Toni Capuozzo è un bravissimo giornalista in pensione corrispondente di guerra e dall'estero per molti anni sui canali Mediaset

Pagina 2 di 2