La curva dei contagi da Sars cov-2 in Lombardia rallenta ma è tuttora in ascesa. Nel territorio regionale il tasso di incidenza ogni 100mila abitanti è ancora alto mentre a Lecco e provincia la situazione è del tutto analoga con percentuali confrontabili a quelle regionali. In provincia di Lecco il tasso di contagio (percentuale delle infezioni rispetto ai tamponi rilevati) è in leggera decrescita passando dal 12.7 di mercoledì al 12.1 di ieri, con andamento oscillatorio per tutti gli ultimi sette giorni. Gli epidemiologi sono comunque ancora riluttanti a parlare di quinta ondata anche perché l’incremento dell’indice dei contagi non sembra decollare con decisione.
Insomma la diffusione della covariante Omicron 2 del coronavirus, ormai responsabile della quasi totalità dei contagi, sta ancora sobbollendo nel calderone epidemico ma senza tracimare. Le mappe colorate che seguono, contenute nel report settimanale prodotto da ATS Brianza, spiegano ad ogni modo che nella seconda parte del mese di marzo il contagio da coronavirus nel Lecchese si è esteso in maniera evidente. Le aree più scure, con il maggior indice di infezioni calcolato ogni 100mila abitanti, si sono chiaramente allargate nell’ultima settimana.
Qualche motivata preoccupazione tuttavia arriva, secondo alcuni osservatori, dalla sostanziale abolizione delle restrizioni che sono entrate in vigore oggi su tutto il territorio nazionale. L’Italia, insomma, è tutta vestita di bianco. Ma come spesso accade, le indicazioni governative appaiono in qualche caso contraddittorie anche perché la prosa oracolare con la quale sono spesso redatti i decreti legge richiede esegesi complesse e interpretazioni problematiche, rivelando una non sempre cristallina coerenza fra lettera e spirito.
Ad esempio, l’art. 5 del decreto legge del 24 marzo dispone fra l’altro che “…è fatto obbligo di indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2 (…) per gli spettacoli aperti al pubblico che si svolgono al chiuso o all'aperto in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, locali di intrattenimento e musica dal vivo e in altri locali assimilati, nonché per gli eventi e le competizioni sportivi…”. Poche righe più avanti si precisa anche con ineffabile chiarezza che l’obbligo della mascherina tipo FFP2 è esteso pure a balere e discoteche “…ad eccezione del momento del ballo”. Non c’è chi non veda come nelle discoteche e nelle balere (un tempo, con nostalgico inglesismo, chiamate dancing) “al momento del ballo” ognuno sia perfettamente in grado di mantenere un’adeguata distanza di sicurezza con gli altri ansimanti e sudaticci danzanti. E tutti fra loro. Così che, dimenandosi all’unisono e prudentemente da remoto, si mettano al riparo da qualsivoglia contagio. Alla variante Omicron, sembra dunque interdetto per decreto l’accesso alle vie respiratorie di coloro che il testo citato autorizza ad agitarsi senza dispositivo di protezione individuale. Purché impegnati nell’antico rito collettivo della danza. Ma sedersi ai tavoli no, questo non si fa senza mascherina FFP2. Qual è la ratio dell’esenzione in pedana o pista da ballo? Dunque, par di capire, a ritmo di salsa o merengue ci si contagia meno che sorseggiando un gin fizz in compagnia.