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Domenica, 26 Settembre 2021 16:16

“ Corenno dai mille gradini”

in Cultura

Concorso letterario nazionale “ Corenno dai mille gradini”

Sabato 25 settmbre 2021 si è svolta nella piazza antistante la chiesa dedicata a San Tommaso di Canterbury a Corenno Plinio la premiazione del Concorso letterario : Corenno il borgo dai mille gradini” , organizzato dal Comune di Dervio in collaborazione con LetteLariaMente, concorso che ha visto la partecipazione di 67 scrittori da tutta Italia.

Il genere letterario assegnato per il primo anno è stato “il giallo” e i partecipanti hanno inviato racconti thriller, noir e polizieschi ambientati in un borgo italiano.
Il 40% di queste storie erano situate a Corenno Plinio.

La premiazione, condotta dal giornalista televisivo Fabio Panzeri e dallo scrittore e presidente di giuria Luca Crovi, ha assegnato premi a:
Paolo Barletta di Napoli per “ Nessuna pietà per i deboli” – primo premio
Paolo Valsecchi di Milano per “ Il casco del palombaro”- secondo premio
Crsitina Biolcati di Ferrara per “La gatta” – terzo premio
Alessandra Jorio di Jesi per “ Una stretta di mano” – premio speciale Comune di Dervio
Richard Meoli di Torre de’ Busi per “ Coren…no coi tacchi” – premio concorrente più giovane

E’ stata realizzata un’antologia dei 21 migliori racconti selezionati dalla Giuria composta da:
Luca Crovi, Liù Lamperti, Fabiana Piazza, Livia Vaiano, Robero Pozzi e Roberto Santalucia.

I selezionati:
Francesca Gnemmi di Novara per: “Senza coscienza”
Francesco Brusò di Venezia per : “ Una scarpa”
Francesco Dionigi di Casalpusterlengo per “ Corenneros in borgo”
Francesco Santoro di Dervio per “ Un presepi per ogni purtun”
Giuseppina Barzaghi di Cantù per “ Due orecchie di troppo”
Giampiero Giordano di Asti per “ Mille gradini insanguinati”
Giuseppe Macauda di odica per “ Un grido nel borgo”
Luca Cionfoli di Cassino per “ Un lavoro coi fiocchi”
Luigi Brasili di Tivoli per “ La lettera scomparsa”
Miriam Cervellin di Saronno per “ Il Panda”
Matteo Petecca di Benevento per “ Alina”
Ruggero Maria Delli Santi di benevento per “ La volpe del lago”
Silvia Colombo di Mandello del Lario per “ Non voltarti”
Stefano Ciofi di Poggibonsi per “ La Madonna col bambino”
Virna Dotti di Mandello del Lario per “ Dov’è la luna”
Vittorio Caratozzolo di Genova per “ Ditus Impudicus”

Il Sindaco Stefano Cassinelli presente alla manifestazione ha sottolineato come un evento culturale del genere permetta di valorizzare sul territorio il celebre borgo dai mille gradini.
Annalia Danieli, presidente della Consulta cultura del Comune di Dervio, ha confermato la validità dell’iniziativa e quindi la sua prosecuzione per il 2022

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Domenica, 26 Settembre 2021 16:10

LO STAMBECCO CURIOSO

L’abbiamo incrociato lungo il sentiero che porta dal rifugio Grassi al Passo del Toro, in un punto dove la striscia sassosa si fa angusta e più ripida. Lui, un giovane stambecco, si è fermato ed è rimasto immobile per qualche secondo. Poi ha fatto, con tutta calma, dietro front e si è incamminato in direzione contraria a quella dalla quale era arrivato. Ma si è trovata la strada sbarrata da una coppia di escursionisti, provenienti dai piani di Bobbio, che si dirigevano verso di noi.

Che fare? Semplice: l’animale è sceso di tre o quattro metri lungo la parete che si apre sull’abisso della Valtorta, si è accomodato su una grossa zolla erbosa ed è rimasto lì ad osservarci con curiosità offrendo anche a noi l’opportunità di ammirarlo con tutto comodo. Dopo qualche minuto siamo ripartiti per il Passo del Toro e il rifugio Buzzoni togliendo dall’imbarazzo il giovane bovide che è così potuto tornare alle sue occupazioni quotidiane tra balze scoscese e forre dai vertiginosi apicchi.

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Domenica, 26 Settembre 2021 15:37

ANCHE UNA DELEGAZIONE DEL "PARINI" DI LECCO SABATO A MILANO

Il prof. Costantino Ruscigno, insegnante di Diritto presso il corso serale "G.Parini" di Lecco, ha presieduto Sabato scorso 25 Settembre insieme al Sindaco di Milano Giuseppe Sala all`inaugurazione di una nuova lapide posta a Milano presso i Giardini di Piazza Novelli, in cui si ricorda l`eccidio della Divisione Acqui a Cefalonia dopo l`8 Settembre 1943, quando i militari italiani della 33ª Divisione fanteria "Acqui" ,comandati dal Capitano Antonio Gandin, si rifiutarono di cedere le armi ai Tedeschi, e dopo una breve battaglia vennero catturati e in gran parte fucilati.

Il prof. Ruscigno , figlio di un sopravvissuto a quell`eccidio, considerato dal Presidente della Repubblica Azeglio Ciampi in poi il primo episodio della Resistenza Italiana, e` infatti Presidente della Fondazione Europea Cefalonia-Corfù 1941/1944, che a sue spese ha fatto costruire la lapide e l`ha donata al Comune di Milano.

Alla commemorazione hanno partecipato diversi studenti ed ex alunni del "Parini" lecchese, autori delle foto.

 

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Domenica, 26 Settembre 2021 10:02

"MAADER FOLK", IL NUOVO AFFRESCO DI DAVIDE VAN DE SFROOS

in Cultura

Un nuovo lavoro di Davide Van De Sfroos, per noi che ne condividiamo montagne e lago, è sempre un evento, tanto più se arriva dopo sette anni di attesa.

Perché un “disco” (chiamiamolo così, come si faceva una volta) del Bernasconi, più che una raccolta di parole accompagnate dalla musica è un affresco del nostro mondo, piccolo o grande che sia.

E’ una galleria d’arte, una pinacoteca, un museo o perfino una stalla (l'è istess), dove appesi al muro troviamo storie e personaggi che se ci guardiamo bene intorno possiamo facilmente riconoscere nella nostra vita passata, attuale e, speriamo, futura.

L’arte di Davide Van De Sfroos è, a mio modesto e discutibile parere, quella di buttar lì parole e agitarle per bene come fossero ingredienti di una pozione magica preparata dalle sue streghe sino a dar loro un senso, una logica, una linea spesso storta ma parallela al suo pensiero. Che poi riesce a farci entrare nel cuore. 

La musica, pur importante, deve solo mostrare coerenza con i testi, dar loro la forza per centrare l’obiettivo di restarti "dentro", anima, cuore o cervello decidete poi voi.

E, “nota” locale, nella musica di DVDS molto c’è di Anga Galliano Persico, stavolta anche in veste di produttore, molto noto soprattutto a Premana per aver insegnato musica nelle scuole medie del paese giusto nell’anno di Yanez a Sanremo.

“Nello sguardo della Maader Folk ci sono immagini surreali e simboliche che abbracciano le persone e i loro luoghi, la loro terra. In questo disco c’è anche lo slancio verso la speranza e la voglia di respiro per un nuovo viaggio che non dimentica il passato”, ha detto spiegando bene in tre righe concetti che per essere sviluppati compiutamente necessiterebbero un’enciclopedia.

Intanto Maader Folk sin dal suo esordio ha, come si dice, scalato le classifiche arrivando sino al primo posto degli album più scaricati, posizione alla quale ho contribuito anch’io, ed ora è gelosamente custodito nei miei vari dispositivi (scrivere “devices” mi sembrava fuori luogo visto il contesto e la lingua).

Ma, ammesso che ai lettori possa interessare, quali brani mi hanno maggiormente colpito?

Maader Folk DVDS 2021 Album Cover SaM 535x535

Direi almeno quattro, e, in breve, vi spiego il perché.

Di “El vagabuund” ho raccolto due frasi: “pront a fa de tutt per otegni nagott” ma, soprattutto, “sunt in mezz a tucc ma me voor nessun”. Vedete voi se vi è mai capitato di provare queste sensazioni. In fondo, non siamo tutti vagabondi che cercano di dare uno scopo alla vita?

“Maader Folk” si chiude con “La Vall” dove la musica diventa tutt’uno con le parole.

E a me che abito assieme a molti di voi in una “Vall” sentirsi dire “e la Vall porta via i me parol” ma, soprattutto, che “ogni imprunta l’è un segn de ureloc”, mi ha fatto pensare a quando, guardandomi intorno dalla Ventala vedo i Posti Bellissimi, e li rimetto a posto nel loro passato così come me li ricordo.

Poi ci sono “Oh Lord, vaarda giò” (ospite Zucchero) e “Gli spaesati”, dove i dubbi della prima fanno il pari (o quasi) con le certezze della seconda.

La preghiera  “Oh Lord, plеase tell me, indè gh'ho dе na' adess; Oh Lord, please tell me cussè gh'ho de fa' adess” viene esaudita con la fede della seconda “Semm quel che semm, quel che semm sempre sta, femm quel che femm, quel ch’em semper fà”.

E forse, dico forse, è proprio così.

Ma nel video de “Gli spaesati” (consigliato) c’è un coacervo di personaggi che, come dicevo all’inizio, qui nelle nostre contrade li puoi incontrare tutti i giorni, e voglia Dio che non vengano mai a mancare.

Ho detto quattro, vero? Invece sono cinque i pezzi che amo di più. Ed il quinto è il mio preferito, e non solo perchè le vicende di Asgard fanno parte della mia giovinezza.

S’intitola “Il mitico Thor” ed è destinato a diventare l’inno mondiale del muratori. D’altronde, chi se non lui con il suo martello poteva degnamente rappresentarli?

“Di fuori vedi il cemento, ma dentro è tutto cuore, e chi non lo capisce non ha fatto il muratore”: insomma, ci sono uomini (veri) dietro i mattoni.

Ma mi sbagliavo ancora. Perché c’è un sesto brano. Si intitola “Stella bugiarda”.

Non starò a raccontarvelo, ascoltatelo. Mi ci sono ritrovato in quelli che vanno via e poi hanno nostalgia di ritornare qui, tra i Posti Bellissimi incastonati tra lago e montagna.

Proprio qui, dove senti, con un groppo in gola, “cume l’è fort el bufà dei camini in Valsasna”.

Riccardo Benedetti

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Domenica, 26 Settembre 2021 07:25

LAVORARE STANCA, DICEVA PAVESE !

Su quali siano i lavori gravosi che diano diritto ad andare in pensione prima degli altri da almeno 20 anni ci sono opinioni diverse. Ognuno naturalmente pensa che il suo lavoro sia piu` gravoso degli altri, soprattutto quelli che non hanno voglia di lavorare ! L`elenco stilato dalla apposita commissione quindi si e` allungato "ad infinitum", sono diventati 203. Sono stati aggiunti i bidelli (pulire le aule e` particolarmente usurante) colf e badanti (i vecchietti sono spesso insopportabili) ma anche falegnami (?) forestali (non e` bello stare sempre in mezzo alla natura ?) maestri Elementari ( Medie e Superiori no, non sono gravosi), vada per i tassisti e guidatori di tram (sempre in mezzo al traffico). Insomma c`e` da sbizzarirsi. E gli altri ? "Tás e laúra, sumaru lumbard" diceva Umberto Bossi una volta !

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Domenica, 26 Settembre 2021 07:03

LA STORIA CENTENARIA DELLE ANTICHE MINIERE DEI PIANI RESINELLI

in Cultura

Ci sono luoghi dove la storia non si scopre solo in chiese, antiche dimore o castelli, ma anche nelle viscere della Terra, e uno di questi luoghi è indubbiamente il Parco Minerario di Piani Resinelli in Valsassina sulle prime montagne nei pressi di Lecco, alle pendici della Grignetta, uno dei più antichi siti minerari oggi visitabili.
I Piani Resinelli si raggiungono in pochi minuti d’auto da Lecco, e, dalla loro posizione si può godere di un’incomparabile vista che spazia dalle Alpi Retiche fino al Monte Rosa, dominando la pianura sottostante, il lago ramo di Lecco e i bacini dell'Alta Brianza.
I Piani prendono il nome dalla famiglia Resinelli, una volta proprietari dei terreni, che nel 1830 vi costruì il primo rifugio per la caccia.
Un tempo i piani erano utilizzati principalmente come alpeggio, ma estremamente importante nei secoli fu l’attività estrattiva nelle numerose miniere che si estendevano per chilometri all’interno del massiccio e che rimasero in uso fino alla metà del Novecento.
Ed è proprio di queste miniere che vi parliamo oggi.

Si tratta di miniere molto antiche, di origine presumibilmente rinascimentale. Il primo documento ufficiale che le cita riporta come anno il 1637. Furono oggetto di estrazione continua da allora fino al mezzo Novecento, quando vennero progressivamente abbandonate per ragioni di natura economica.
Qui si estraeva la galena che, dopo la fusione e la cottura, diventava piombo. Era la materia prima con cui il Ducato di Milano forgiò per secoli le proprie armi e, fino all'introduzione della polvere da sparo nel ciclo estrattivo, veniva ricavato con un massacrante lavoro manuale che scavava, centimetro dopo centimetro, la roccia della montagna alla ricerca del minerale.
Lo ricordava anche Leonardo Da Vinci che, lungo il suo periodo da ospite del Ducato di Milano visitò queste zone e le descrisse come ricche di "vene di ferro e cose fantastiche” nelle pagine di quello che oggi è chiamato il Codice Atlantico.
I minatori, fino alla fine del XVIII secolo, venivano pagati a cottimo. La loro paga era il materiale estratto che poi avevano il compito di rivendere o barattare. Le attrezzature erano a loro carico e i condotti erano pericolanti, i crolli erano il pericolo più frequente.
Erano lavoratori stagionali che d'inverno, quando le temperature esterne ghiacciavano l'acqua e asciugavano i condotti, facevano della miniera la loro casa.

Con l’aumentare del caldo esterno, le infiltrazioni rendevano molti passaggi inagibili. Tra l’altro la temperatura costante, attorno ai 10° centigradi, rendeva le miniere più calde nella stagione invernale rispetto all’esterno, dove il termometro scendeva ben al di sotto dello zero
Nel corso dei secoli ovviamente le condizioni di lavoro sono migliorate, le tecniche si sono perfezionate, ma il lavoro del minatore è sempre stato una sfida quotidiana tra l'uomo e la roccia.

Dal 2002 sono state rivalutate in chiave turistica, grazie ad un’importante opera di ristrutturazione e messa in sicurezza.
Oggi le miniere visitabili sono tre: la prima è la Miniera Anna, la più antica e anche quella più semplice da percorrere, particolarmente adatta anche ai bambini per via della sua essere orizzontale, delle ampie gallerie e per il fatto di essere quasi del tutto illuminata.
La cosa stupefacente di questa miniera è, ancora oggi, trovare la statuetta di S. Barbara all’ingresso, la protettrice dei minatori. Nonostante non ci si lavori da decenni, vengono mantenute le stesse tradizioni, come celebrare una messa in suo onore il giorno del 4 dicembre.

La seconda miniera visitabile è Sottocavallo disposta su sette livelli con pozzo centrale che permette la vista dei sottolivelli; molto suggestiva come disposizione, ma adatta solo ad un pubblico adulto.
Infine, la terza, quella che era la miniera Silvia, viene ora utilizzata come sala per concerti in un’atmosfera affascinante e unica nel suo genere.
Attualmente, a causa delle restrizioni per l'epidemia da COVID-19, ci risulta visitabile solo la Miniera Anna. Potete comunque trovare tutte le informazioni sul sito http://www.youmines.com/

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Domenica, 26 Settembre 2021 06:42

ANNO NERO PER OLIVICOLTURA LARIANA

Consumi, anno nero per l’olio lariano crollo produzione superiore all’80%
Situazione critica in Lombardia, ancor più grave nelle due province lariane, dove il clima ha compromesso il buon andamento della stagione. Si raccoglierà (poco) a partire da metà ottobre

COMO-LECCO – E’ un anno nero per l’olivicoltura lariana e lombarda con cali produttivi pesanti, che quest’anno si posizionano sull’80% - con punte di oltre il -90% proprio nelle province di Como e Lecco - in meno rispetto alla scorsa annata, quando si erano registrati ottimi risultati. È quanto afferma la Coldiretti interprovinciale in base alle prime stime diffuse in occasione dell’avvio della raccolta delle olive in Italia. A pesare sono stati soprattutto periodi di gelo e grande caldo che hanno ridotto al minimo la produzione in campo.

Per i produttori lariani, purtroppo la situazione è difficilissima: in diverse zone praticamente non ci sono olive e ci si ritrova con una produzione vicina allo zero. In queste condizioni non posso fare progettualità future.

“Si inizierà a raccogliere nella seconda metà di ottobre, ma la situazione nella zona dei laghi è purtroppo negativa” conferma Massimiliano Gaiatto, produttore Coldiretti e presidente del consorzio Dop Laghi Lombardi. “Abbiamo avuto una situazione climatica assolutamente sfavorevole che ha compromesso una buona allegagione dei frutti. Quindi ci troviamo con una mancanza in partenza degli stessi e, quanto al clima, la grandine ha fatto il resto. Di fatto, il raccolto 2021 è pregiudicato in diversi areali, con una perdita anche superiore al 90% nell’area lariana, con una situazione leggermente meno compromessa nelle zone dell’alto lago. L’impatto sarà certamente non indifferente sulle imprese olivicole, in particolare quelle monoculturali.”.

A livello italiano quest’anno la produzione di olio sarà di ottima qualità e potrebbe attestarsi intorno ai 315 milioni di chili, in leggero aumento rispetto ai 273,5 milioni di chili dell’annata scorsa, in media con le statistiche delle ultime campagne ma con un risultato inferiore alle attese, secondo le stime Coldiretti, Unaprol e Ismea.

Per sostenere e incrementare la produzione nazionale di extravergine, Coldiretti ha presentato nell’ambito del Recovery Plan un progetto specifico legato alle reti d’impresa per il futuro dell’olio d’oliva. L’obiettivo è rilanciare la produzione nazionale dell’olio d’oliva per confermare il primato di qualità del Made in Italy attraverso la realizzazione di nuovi uliveti, di impianti di irrigazione e costruzione di pozzi o laghetti, anche in maniera consorziata, favorendo la raccolta meccanizzata delle olive con macchinari che riducano i tempi e costi di raccolta.

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