VALBIANDINO.NET

Valbiandino.net : notizie dalla Valsassina e non solo...

Lunedì, 21 Novembre 2022 16:17

A BOBBIO SI SPARA E SI ASPETTA LA NEVE

Complici le temperature drasticamente diminuite negli ultimi giorni, ai Piani di Bobbio sono entrati in funzione i cannoni sparaneve che avranno il compito di creare le condizioni per cui il 3 dicembre la stazione sciistica valsassinese possa aprire i battenti.

Come si vede, al momento si sta accumulando per poi procedere alla distribuzione del manto bianco sulle piste in attesa che arrivi qualche precipitazione ad alleviare un po' il lavoro degli addetti e, soprattutto, consenta di contenere gli elevati costi che comporta l'innevamento artificiale.

Neve che poptrebbe arrivare anche stanotte visto che, stando alle previsioni di Meteosvizzera, tra stanotte e domani mattina transiterà una veloce perturbazione che al sud delle Alpi potrebbe portare neve fin verso 800 metri; domattina ultime precipitazioni e neve a quota 700 - 900 metri.

Nella foto sotto è ben visibile anche la nuova seggiovia "Nuova Ongania" che ha sostituito il vecchio skilift. Come si può notare, tutta l'area interessata dai lavori è stata completamente ripristinata.

bobbio2

Leggi tutto...
Lunedì, 21 Novembre 2022 09:53

LA LEGGENDA DEL RANSCIGA

in Cultura

Quella che sto per raccontarvi è una di quelle storie che narrano avvenimenti capitati non si sa bene dove né quando ma che la voce del popolo ha sempre dato per realmente accaduti anche se, oltre alla «voce», non c’è nient’altro che possa darne testimonianza.

Dunque. Tanti anni fa, in una baita dei nostri monti situata dalle parti del Pizzo Tre Signori, viveva un pastore fatto un po’ a modo suo. Secondo lui gli unici essere viventi con i quali ci si poteva intendere erano le capre; tutti gli altri, bipedi o quadrupedi che fossero, li considerava uno sbaglio del Creatore.

Quale fosse il suo vero nome non si sa. Lo chiamavano Ransciga, vocabolo ormai scomparso dal nostro dialetto che serviva ai nostri vecchi per indicare un falcetto a serramanico, molto in uso nei tempi andati, che tutti portavano in tasca per gli usi più svariati.

Ma veniamo alla «storia».

Un giorno d’estate, mentre il nostro Ransciga se ne stava sdraiato sul pascolo a pancia in su cercando di seguire con lo sguardo le sue capre sparpagliate per i canaloni della montagna in cerca di qualche ciuffo d’erba, avvenne una cosa fuori dall’ordinario: tutto a un tratto vide svolazzare, proprio lassù sopra la cima del Pizzo, un uccello mai visto prima.

Lui gli uccelli della montagna li conosceva bene, e gli bastava sentirli cantare per distinguerli, senza bisogno di vederli; ma un essere così grosso, nero, con un collo lungo cinque spanne e che stava per aria girando intorno senza il minimo battito d’ali proprio non gli era mai capitato sotto gli occhi.

Ransciga si alzò a sedere e rimase lì per un bel po’ a rimirare quello strano animale volante arrivato da chissà dove, cercando di indovinare con quale altra razza di uccello potesse essere imparentato.

Ad un tratto l’uccellaccio sembrò fermarsi in mezzo al cielo poi, come se all’improvviso gli fosse mancato il sostegno dell’aria, venne giù come un sasso puntando dritto verso il pastore il quale, spiccando un balzo, fece appena in tempo a ripararsi dietro un grosso sasso prima che la brutta bestia gli piombasse addosso.

Mancata la mira l’uccello riprese quota e il Ransciga, che se l’era vista brutta, corse verso la baita, per uscirne subito imbracciando il suo fucilone caricato a pallettoni.

Il grande uccello era ancora lassù che girava. Ransciga si sedette bene in vista con il suo archibugio stretto tra le ginocchia e gli occhi fissi su quel diavolo volante, sicuro che avrebbe ripetuto lo scherzetto di poco prima. Infatti non passò molto tempo. L’uccello nero si fermò in aria per poi precipitarsi giù a valanga in direzione dell’uomo seduto sul prato.

Fu un attimo. Il pastore balzò in piedi, puntò il fucile quasi senza mirare, come faceva quando fulminava le pernici al volo, lasciò partire il colpo e… a questo punto incominciarono a succedere le «cose» che sarebbero state tramandate ai posteri. Lo strano uccello, colpito in pieno dalla scarica, anziché precipitare morto come avrebbe fatto un qualsiasi volatile, si trasformò in una palla di fuoco, lanciò una specie di urlo lacerante, andando a schiantarsi giù in fondo, ai piedi del Pizzo.

Il povero Ransciga, alla vista di un simile spettacolo, per poco non rimase secco dallo spavento ma, siccome era un uomo coraggioso, si riprese in fretta, ricaricò il fucile per scendere a balzelloni verso il punto in cui la sua strana preda era andata a cadere.

Ben presto però dovette fermarsi perché, dal fondo della valle, saliva una gran puzza di carne bruciata che gli toglieva il respiro. Giacché il nostro uomo oltre che coraggioso era anche prudente, prima di riprendere la discesa volle rendersi conto di cosa stava succedendo e, affacciatosi ad uno spuntone di roccia, guardò giù.

Il Ransciga rimase di stucco.

Un cento passi sotto, dove l’uccello infuocato era andato a sbattere, vide una enorme buca, scavata ove prima c’era una spianata erbosa. Tutto intorno erano disseminati sassi di ogni dimensione mentre dal fondo saliva una nebbiolina giallastra e quella grande puzza che lo aveva costrutte a fermarsi.

Tanto per assicurarsi ch non stava sognando lasciò andare un’altra schioppettata, indirizzando il colpo verso il centro della buca da dove gli pareva uscisse il fumo giallo e puzzolente. Si rese subito conto di aver combinata un altro guaio e per la terza volta, in quella giornata balorda, il poveraccio sudò freddo.

Dal punto in cui i pallettoni erano andati a conficcarsi uscì una voce cavernosa che sentenziò: «Io torno all’inferno ma tu resterai per sempre dove ti trovi adesso e non potrai più parlare nemmeno con le tue capre».

Il Ransciga, che a quanto pare aveva impallinato Belzebù, si guardò attorno smarrito: ma non fece in tempo a dire amen che il suo corpo, alto e robusto, s’irrigidì trasformandosi in un sasso grigio e informe, simile a quelli che il gran botto provocato dalla caduta dell’uccello di fuoco aveva scaraventato tutto intorno.

È passato tanto tempo. Il Ransciga non lo ricorda più nessuno e il grande buco, col passare degli anni, si è riempito d’acqua limpida trasformandosi in quel pittoresco e bellissimo laghetto alpino che tutti ancora oggi chiamano Lago di Sasso.

testo di Giulio Selva – Manifestazioni Zootecniche Valsassinesi, 1984
pubblicato a cura di ANGELO SALA sul sito www.valsassinacultura.it

(Foto di copertina di Ferdinando Ceresa)

Leggi tutto...
Lunedì, 21 Novembre 2022 09:40

CAPRA OROBICA: UN SUCCESSO SENZA PRECEDENTI. RITORNA IL PREMIO RANSCIGA

Successo senza precedenti quello ottenuto nello scorso fine settimana dalla Mostra della Capra Orobica svoltasi a Casargo.

Oltre 400 in capi in gara portati in loco da una cinquantina di allevatori che hanno attratto in Alta Valle un pubblico numerosissimo.

Soddisfatto, e non poteva essere altrimenti, il Sindaco Antonio Pasquini che nel corso della manifestazione ne ha rimarcato la crescente importanza e in effetti la "Capra Orobica" si è ritagliata negli anni un ruolo primario nella promozione delle attività agro pastorali del nostro territorio. Pasquini ha voluto anche ringraziare tutti coloro che si sono prestati ad organizzare l'evento garantendone la perfetta riuscita.

Le premiazioni hanno visto l'assegnazione del titolo di ‘Re Becco’ all’esemplare di Domenico Masolatti da Traona e di ‘Regina’ alla capra di Davide Gobbi di Margno.

Il premio per il miglior allevamento, invece, è stato assegnato a Cristina Chioda proveniente da Valgoglio nella Bergamasca.

Ha fatto molto piacere ai custodi delle tradizioni locali il ritorno del Premio Ransciga assegnato a due lecchesi: Walter Vitali “per la determinazione di fare della sua passione la sua professione con il rispetto ed il vanto di continuare la secolare tradizione alpigiana che ha da sempre contraddistinto la sua famiglia” si legge nelle motivazioni, e Giacomo De Battista “per il suo impegno passione e dedizione che svolge nel sul suo tempo libero e che lo ha portato ad essere un giovane protagonista delle terre Alte svolgendo il suo lavoro in alpeggio sorridendo alla fatica”.

Il Ransciga, per i tanti che non lo sapessero, è un personaggio nato dalla abile penna di Giulio Selva, giornalista e scrittore introbiese che contribuì in modo determinante alla diffusione della cultura sul nostro territorio, nonchè al successo della Sagra delle Sagre come strettissimo collaboratore di Renato Corbetta.

E proprio per ricordarlo in altro articolo pubblichiamo per intero la Leggenda del Ransciga, doveroso omaggio all'indimenticato Giulio.

(La foto di copertina è di Alberto Locatelli)

Leggi tutto...
Lunedì, 21 Novembre 2022 09:33

DOLORE IN VALLE PER LA SCOMPARSA DI FABIO LOCATELLI

Dolore e sconcerto in Valle per la scomparsa di Fabio Locatelli, contitolare dell'omonima impresa con sede a Introbio, colpito da infarto mentre nei boschi sopra Moggio praticava la sua amatissima caccia.

La notizia ha iniziato a circolare nelle prime ore della mattinata ed ha gettato nello sconforto tutti coloro che lo conoscevano.

Fabio, cinquant'anni, era il figlio di Rocco e il nipote di Giuliano (indimenticato ex sindaco di Moggio), entrambi peraltro scomparsi in giovane età.

Lascia la moglie e tre figli.

Alla famiglia Locatelli le condoglianze di tutti noi di Valbiandino.net. 

Leggi tutto...
Lunedì, 21 Novembre 2022 09:29

ANCORA UNA VITTIMA IN MONTAGNA: STAVOLTA SUL PIZZO ALTO

Un escursionista di 35 anni ha perso la vita ieri sera sul Pizzo Alto. Il Soccorso alpino, Stazione di Valsassina - Valvarrone della XIX Delegazione Lariana, ha ricevuto l’attivazione intorno alle 19:30.

L’uomo era in compagnia di una ragazza e si erano diretti durante la giornata verso la cima per un’escursione. A un certo punto la ragazza era stanca e quindi ha deciso di fermarsi ad aspettarlo, mentre lui invece ha preferito arrivare fino in cima. La donna è poi scesa verso valle, dove avevano parcheggiato l’auto. Dopo un po’ però si è allarmata e ha chiesto aiuto.

Sono partite subito le squadre territoriali del Soccorso alpino, una quindicina i tecnici impegnati. I soccorritori sono arrivati in quota e hanno trovato gli occhiali dell’uomo; nel frattempo è arrivato l’elicottero di Sondrio di Areu - Agenzia regionale emergenza urgenza, per effettuare un sorvolo con i visori notturni, che hanno permesso di individuare l’uomo, precipitato.

Si trovava riverso a terra un centinaio di metri sotto la cima; il medico ha constatato il decesso. Sono quindi cominciate le operazioni di recupero; si è trattato di un intervento complesso, lungo un sentiero con neve e ghiaccio.

L’uomo è stato trovato intorno a mezzanotte; le squadre sono rientrate all’alba.

Leggi tutto...
Lunedì, 21 Novembre 2022 07:11

RADUNO ALPINO A LEZZENO

Domenica 20 novembre il santuario della Madonna di Lezzeno ha visto la presenza di numerosi Alpini arrivati nella giornata in ricordo dei caduti di tutte le Guerre e in onore del beato Carlo Gnocchi.Alle ore 10,30 c'è stato ammassamento presso il monumento dei caduti, poi l'alza bandiera in presenza di autorità civili e militari con deposizione di una corona d'alloro. Hanno poi preso la parola il Prefetto di Lecco dott. Sergio Pomponio, il sindaco di Bellano Antonio Rusconi, il presidente lecchese dell'Associazione Nazionale Alpini Marco Magni, e quindi altre autorità civili che si sono soffermate sulla figura del beato Carlo Gnocchi, sui difficili momenti che stiamo attraversando per il conflitto tra Ucraina e Russia.

Quindi il corteo con il labaro sezionale, il gonfalone del Comune di Bellano e 25 gagliardetti è entrato in santuario per la Santa Messa, con l'ostensione della reliquia di don Carlo Gnocchi mostrando la quale il parroco ha benedetto i fedeli presenti.

La bellissima giornata di sole con vista lago incredibile ha contribuito a rendere la festa alpina ancora più bella.


Leggi tutto...