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Sabato, 04 Novembre 2023 20:50

DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA DOMENICA DI CRISTO RE

in Cultura

Immaginiamoci al posto di Pilato con davanti Gesù come era davanti a lui, e lasciamoci provocare da quella domanda: “Ma tu sei Re?”, “Tu saresti il Figlio di Dio?”, “Addirittura, Dio tu stesso?”, “Tu saresti il Re dell’universo, il Giudice finale di ogni uomo e di tutta la storia?”.

Abbiamo tanto bisogno di provocazioni così per superare l’abitudine della nostra fede.

Ringraziamo per essere stati cresciuti ed educati pian piano in questa fede: è così che ha preso posto in noi in modo tranquillo, diventando un’abitudine buona, ma viene il momento in cui ha bisogno di uno scossone, perfino rischioso, perché l’abitudine diventi non incredulità, ma incredibilità, cioè meraviglia.

Sì, quel Gesù davanti a Pilato come ce lo immaginiamo, prigioniero, percosso e deriso, è davvero il Figlio di Dio, il Re dell’universo.

Ma spiega Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo”, e ancora: “In questo mondo sono venuto per dare testimonianza alla verità”.

Ci chiediamo: “Quale verità? E come Gesù l’ha testimoniata?”.

È anzitutto la verità che c’è un altro mondo oltre quello terreno in cui viviamo, ed è un mondo abitato da un Dio a cui noi stiamo talmente a cuore fino al punto da mandare a noi il suo unico Figlio, perché chiunque crederà in lui e lo accoglierà sia salvato.

Verità che Gesù ci ha rivelato non solo a parole, ma ce ne ha dato testimonianza con la sua stessa vita, fino a poter dire: “Chi vede me, vede il Padre”: Gesù è la visibilità di quel Dio che è Padre e che ancora non vediamo.

Oggi questo Gesù lo riconosciamo e lo crediamo come Re dell’universo.

Lo abbiamo conosciuto nell’umiliazione della sua vita terrena, ma tanto fu grande quella umiliazione, tanto sarà grande la solennità con la quale ci apparirà Re e Giudice dell’intero universo.

Se la nostra fede è vera, nessuno può sottrarsi dal camminare verso Lui, nostro Re di misericordia fino alla croce, ma anche Giudice di verità, di ciascuno e di tutta la storia: verso di Lui camminano i secoli.

Con la 1a domenica di Avvento (12 novembre) il commento al Vangelo sarà fatto da don Stefano Colombo che risiede alla Casa Paolo VI di Concenedo. Qualora qualcuno desiderasse ricevere ancora il commento di don Gabriele lo può contattare a questo indirizzo email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Grazie per la collaborazione di questi anni e a chi mi ha seguito.

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Sabato, 04 Novembre 2023 17:27

IL RICATTO DELLA BANDA LARGA

Forse non lo sapete, ma in giro per l'Italia c'è una banda che comanda in lungo, in largo e addirittura in profondità. 

Questa banda arriva, ordina, impone e poi si impadronisce delle strade, le perfora, le buca, le ricopre alla bell'e meglio e se ne va indisturbata lasciando sulle carreggiate le cicatrici del suo passaggio. Cicatrici che sono prima di tutto pericolose se non per le auto per i ciclisti o i motociclisti; cicatrici pericolose perchè ogni volta che piove peggiorano la situazione della strada; cicatrici maleducate, perchè fanno ristagnare l'acqua della pioggia che ad ogni passaggio di auto rischi di tornare a casa inzuppato.

Questa banda si chiama "banda larga" e serve per portare connessioni ultra veloci nelle nostre case, una missione utilissima e benedetta, a patto poi che tutto torni come prima.

Ma così, purtroppo, non è.

Tra i tanti casi presenti in ogni comune prendiamo quello del vialone (il Viale della Vittoria) di Introbio, ma potremmo citare decine di esempi in tutta la Valle e anche oltre (come non citare la pericolosissima "riga" sulla Taceno-Portone che è stata lì per lunghi anni o lo stato pietoso in cui ha versato la strada per Pasturo sino a poco tempo fa?).

L'amministrazione aveva trovato i fondi e il modo per asfaltarlo a nuovo e ci era riuscita. Era bellissimo e non sembrava quasi vero.

Ma dopo pochi mesi, ecco la gang della banda larga arrivare, scavare, posare tubi e cavi, ricoprire, tamponare in qualche modo il tracciato e andarsene. Poi, qualche tempo dopo, arriva un'altra gang della stessa specie e ributta per aria l'asfalto ricoprendo esclusivamente (perchè così devono fare per ovvi motivi economici) i dieci/venti centimetri dello scavo (vedasi la foto di copertina).

Già, perchè dovete sapere che di "bande" ce ne sono diverse e ognuna reclama il suo diritto in base al Nuovo Codice delle Comunicazioni Elettroniche, uno strumento perfido come pochi altri che mette con le spalle al muro i comuni i quali non hanno nessuna possibilità di farsi garantire il ripristino del fondo stradale com'era prima.

Il suddetto Codice, per la verità, prevede una richiesta di autorizzazione la quale comporta solo "l'effettuazione degli scavi e delle eventuali opere civili indicati nel progetto, nonchè la concessione del suolo o sottosuolo pubblico necessario all'installazione delle infrastrutture".

Come si vede nessun accenno alle modalità di ripristino e, soprattutto, nessuna possibilità da parte dell'ente proprietario della strada di chiedere, ad esempio, una fidejussione a garanzia che una volta terminato il lavoro il fondo torni ad essere quello di prima.

Per di più queste gang sono velocissime nell'arrivare e nell'andarsene e non è semplice poi, a lavoro fatto, correr dietro ai danni che hanno lasciato dietro di loro (anche perchè, stante il famoso Codice, servirebbe a poco o nulla).

Inoltre la concessione è gratuita in quanto "nessuna indennità è dovuta" a chiunque sia proprietario o concessionario delle aree pubbliche "in conseguenza di scavi ed occupazioni del suolo, pubblico o privato, effettuate al fine di installare le infrastrutture di comunicazione elettronica".

Insomma, la banda è ben tutelata mentre i sindaci hanno le mani praticamente legate perchè non è raro che vengano ipotizzate sanzioni per il ritardato avvio dei lavori. 

Tutto nella legge, intendiamoci, così come il silenzio assenso per cui se un'amministrazione non dà l'autorizzazione entro 30 giorni questa si intende rilasciata.

Ora, a mio modesto parere, ci sarebbe un modo per risolvere la questione e non far restare i sindaci con il cerino in mano e i cittadini fuori dalla porta incazzati a protestare: lo Stato dovrebbe prevedere un contributo a fondo perso per riasfaltare le strade ferite dalla banda. 

Potrà mai succedere?

Ai nostri politici la risposta.

 

 

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Sabato, 04 Novembre 2023 16:21

MA QUANTO HA PIOVUTO SINO AD ORA QUEST'ANNO?

Mentre attendiamo gli effetti della nuova perturbazione che sta già riversando pioggia sul territorio, qualcuno si sarà chiesto quanto ha piovuto quest'anno in Valle magari ricordandosi della siccità imperante nel 2022.

Ebbene come sempre ci vengono in soccorso i dati di Meteobarzio.it che segnala, ad oggi, 1.570 mm di pioggia rilevati contro i 1.009 mm di tutto l'anno scorso: un bel 56% in più, insomma.

Le altre stazioni presenti in zona che troviamo al sito del Centro Meteo Lombardo forniscono altri dati, in particolare quella situata a Maggio che ha rilevato precipitazioni ancor più consistenti visto che segnala ben 1.786 mm di pioggia, un numero che sembra però troppo discordante da quello di Barzio.

Le altre quattro stazioni meteo sono quelle situate a Taceno, a Vestreno, a Noceno e sull'Orscellera.

Questi apparati danno, rispettivamente, pioggia per 1.418 mm (Taceno), 1.515 (Vestreno), 1.511 (Noceno) e 1.420 (Orscellera).

 

 

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Sabato, 04 Novembre 2023 12:43

VILLA MONASTERO CHIUSA SINO A MARZO PER LAVORI

Villa Monastero di Varenna resterà chiusa dal 6 novembre 2023 al 2 marzo 2024 per consentire in piena sicurezza la realizzazione dei lavori di riqualificazione del Giardino botanico grazie al progetto Pnrr “Valorizzazione dell’identità del giardino storico di Villa Monastero”, finanziato dall’Unione europea – NextGenerationEU, oltre ad altri lavori nella Casa Museo.

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Sabato, 04 Novembre 2023 08:26

LA CONTROSTORIA DELLA I GUERRA MONDIALE

La I Guerra mondiale per l’Italia era finita abbastanza bene (anche se moltissimi giovani erano morti e le distruzioni erano ingenti) ma era cominciata malissimo, soprattutto per l’indecisione e la confusione degli alti vertici italiani.

Il Comandante in capo Raffaele Cadorna infatti per mesi intorno al 1914 aveva studiato un possibile attacco alle fortificazioni francesi sulle Alpi.
“Attaccare la Francia dalle Alpi – aveva detto nell’Ottocento il grande stratega militare Von Klausewitz – è come tentare di prendere un toro dalle corna a mani nude”. E in effetti Mussolini se ne accorse una ventina di anni dopo, quando nel Giugno 1940 poche centinaia di soldati francesi riuscirono a respingere l’attacco di migliaia di soldati italiani, con gravi perdite per questi ultimi.
D’un tratto però a Cadorna arriva il contrordine: il nemico non è più la Francia ma l’Austria. Tutto da rifare.
Studiare nuove linee di difesa e di attacco sulle Dolomiti.

Ma come si era giunti a questo ? Il Parlamento era sostanzialmente contrario all’intervento in Guerra. Lo erano i Liberali di Giolitti, il più grande statista italiano dell’epoca, il quale confidava di poter avere larghe concessioni dall’Austria in cambio della neutralità (“Parecchio”, era il suo motto): sicuramente Trento e il Trentino, senza colpo ferire, non la provincia di Bolzano, che era tedesca, su Trieste, che dal Settecento, dai tempi dell’Imperatore Carlo VI, però era un porto libero “in franchigia” (come oggi Livigno) si poteva trattare .
I Cattolici erano sostanzialmente contrari (“L’inutile strage”, la chiamò più tardi Papa Benedetto XV) contrarissimi i Socialisti, che dopo il Suffragio Universale cominciavano ad avere un buon numero di Deputati.

Solo l’Estrema Destra era favorevole: sospinta dai Nazionalisti di Gabriele D’Annunzio, la Destra reclamava un “bagno di sangue” purificatore, che facesse emergere gli eroi. In più era favorevole il RE, Vittorio Emanuele III di Savoia, che firmò l’ingresso in guerra dell’Italia senza nemmeno consultare il Parlamento, obbligandolo a ratificare il Trattato a cose fatte !

Ma perchè dalla parte dell’Intesa e non da quella dell’Alleanza austro germanica ? Con quest’ultima l’Italia aveva un trattato di alleanza che durava da parecchi decenni (dal 1887). Era un trattato si difensivo, ma perchè l’Italia aveva improvvisamente cambiato i suoi alleati ?

Intanto ricorderei la III Guerra di Indipendenza del 1866: l’Italia era alleata con la Prussia di Bismark (che poi diventerà la Germania). Fu grazie alla battaglia di Sadowa, vinta dai Prussiani contro gli Austriaci, mentre noi avevamo perso sul mare a Lissa, che l’Italia ebbe Venezia e il Veneto.

Ma soprattutto l’alleanza era nata per motivi economici. L’Italia aveva un pessimo rapporto con la Francia, soprattutto dopo la Presa di Roma del 1871 (i Francesi si erano sentiti beffati e colti in un momento di debolezza) ed era iniziata una durissima guerra commerciale, sancita da sempre più alti dazi tra i due paesi nel 1878 e nel 1887 , su prodotti che entrambi producevano (vino , seta e tessili, formaggi, abbigliamento ecc.).
L’Italia quindi si rivolse, per i suoi commerci, agli Imperi centrali.

Nel 1914 però intervennero gli Inglesi, che già ci avevano aiutato nella Spedizione di Garibaldi del 1861, ed erano favorevoli ad uno Stato forte nel Mediterraneo in funzione antifrancese, con le loro proposte tentatrici. Trieste e il Friuli, Zara e la Dalmazia e altro ancora: tanto a loro non costava nulla promettere a spese di altri Imperi (promesse che poi nel 1919 solo in parte vennero mantenute, suscitando l’idea revanscista della “vittoria tradita”).

Fu così che si arrivò al “Patto di Londra“, firmato appunto in segreto da Vittorio Emanuele III, un vero tradimento per  gli imperi austro-germanici, che non a caso organizzarono nel giugno 1916 la “Spedizione Punitiva” (Strafexpedition).

La “nuova” linea del fronte ? La peggiore che si potesse immaginare. Ora farei notare che mai nessuna guerra in precedenza nella storia umana è stata combattuta in alta montagna, se si escludono le “Guerre Sannitiche” tra Sanniti e Romani (siamo circa nel 330 avanti Cristo !) combattuta però tra le montagne dell’Abruzzo, sicuramente meno aspre delle Dolomiti !

Certo, non si poteva arretrare fino alla pianura e lasciare territorio ai nemici : ma guarda caso, quando lo si fece costretti dalla sconfitta di Caporetto, e la linea venne posta sul Piave, le cose cominciarono a cambiare .

La guerra in montagna , e nelle trincee fu durissima. I soldati venivano mandati in massa a lanciarsi contro le mitragliatrici nemiche, a ondate successive, morendo a centinaia di migliaia (circa 700.000 soldati italiani caduti). Gli alti vertici militari, che avevano studiato a scuola tattiche risalivano all’Ottocento, avevano decisamente sottovalutato la potenza delle nuove “armi di distruzione di massa”.

Le mitragliatrici “in primis”, ma anche i terribili cannoni con bocca da 20 e passa centimetri, i primi carri armati, le bombe e i velenosi gas mortali (Iprite che deriva dalla città di Ypres) e così via. Una strage di soldati. Chi si rifiutava di uscire dalle trincee veniva immediatamente fucilato dai tenenti: molti dei nomi scolpiti nelle varie città nei monumenti ai caduti, anche se non è mai stato riconosciuto ufficialmente, sono proprio di questi poveri soldati !

Insomma, una orribile strage.

Il 4 Novembre 1918 segna la fine di questo, una vera Liberazione per i sopravvissuti. Cominciava però un altro periodo, molto duro e difficile, di durissimi contrasti sociali e di lotte, che portarono al Fascismo.

La “Pax” riformista e Liberale, che tanto bene aveva portato all’Italia (una forte crescita economica e le riforme sociali) era definitivamente tramontata nel 1915: ora cominciava tutta un’altra Storia.

ENRICO BARONCELLI
www.politicamente.eu

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