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Domenica, 02 Giugno 2024 12:54

VIVA IL 2 GIUGNO, LA FESTA DELLA REPUBBLICA !

in Cultura

Sono convinto che se si fosse votato per il Referendum sulla Monarchia o la Repubblica nel 1919, la Monarchia avrebbe prevalso di almeno il 90 % .
Già nel 1946 lo scarto fu sostanzialmente abbastanza ridotto: solo due milione di voti in più per la Repubblica, i promotori se ne aspettavano molti di più, con scarti più pesanti in Lombardia, Piemonte e Toscana (al Sud vinse la Monarchia).
Anche in Valsassina vinse ampiamente la Monarchia (solo nel Comune di Barzio i voti Repubblicani furono superiori).

Perchè dico questo ? Perchè se c'è uno Stato unitario italiano, a partire dal 1861, il merito fu quasi esclusivamente dei Savoia : e cioè del coraggio di Carlo Alberto, che nel 1848 sfidò impudentemente lo strapotere dell'Austria-Ungheria, perdendo poi nelle battaglie di Novara e a Custoza, e della fortuna di Vittorio Emanuele II, che ebbe in Cavour un abilissimo tessitore.

Non vinsero, e dico purtroppo, gli ideali repubblicani di Giuseppe Mazzini, non vinse neppure l'idea federalista di un Carlo Cattaneo da Milano (che avrebbe anticipato di un secolo e passa l'Italia delle Regioni) . Vinse il centralismo monarchico, fondato sul Regno dei Savoia. Punto.

Di per sè in verità i re savoiardi non fecero molto per meritarsi questo onore. Vittorio Emanuele II, distratto dalla bella Rosina, era più che altro dedito ai piaceri della caccia e della carne (anche nel senso culinario!).
Un "viveur", per il quale Roma era lontanissima (fino all'Unità d'Italia non era mai sceso più a Sud di Genova, anche se il suo dominio si chiamava "Regno di Sardegna") e gli impegni ufficiali li considerava una gran noia !
Umberto I fu quello che fece cannoneggiare dal Generale Bava Beccaris gli operai milanesi che protestavano per il caro pane, in piazza Duomo nel 1898, e per questo fu ucciso a Monza dall'anarchico pratese Gaetano Bresci (nella mia Prato e a Massa Carrara volevano fargli un monumento !)

Vittorio Emanuele III era partito anche benino, dando il Governo a un Liberale illuminato come Giovanni Giolitti, ma continuò malissimo.
Sua, come già scritto, l'idea di entrare nella I Guerra Mondiale capovolgendo le alleanze (il "Re Guerriero").
Gli andò bene (sia pure col sacrificio di centinaia di migliaia di giovani italiani). Nel primo dopoguerra il suo consenso era altissimo.
Ma da allora sbagliò tutto: sua la decisione di non fermare la "Marcia su Roma", il 28 Ottobre 1922 , rifiutando di firmare lo "Stato d'assedio", che avrebbe mobilitato l'Esercito contro le bande dei Fascisti.
Sua la decisione di chiamare al Governo con un telegramma Benito Mussolini, che il giorno dopo arrivò a Roma in vagone-letto.
Sua l'acquiescenza con cui per venti anni non solo tollerò ma anche controfirmò tutte le nefandezze del Fascismo (dall'abolizione della Democrazia, dei Partitti, dei Sindacati, la repressione ideologica ecc.) e persino le orribili "Leggi Razziali" contro gli Ebrei nel 1938.

Non ebbe obiezioni sulla decisione di entrare in guerra il 10 Giugno 1940, e per tre anni, nonostante gli evidenti disastri causati dal Regime, fu molto indeciso su come comportarsi con "il Duce", in particolare dal Febbraio del 1943, quando ormai era chiaro che si andava al disastro, fino al 25 Luglio, quando ci volle un gerarca come Dino Grandi per convincerlo all'azione.

Sua la decisione di imprigionare Mussolini (cosa forse inutile che ne fece una vittima) e, insieme a Badoglio, soprattutto la disastrosa gestione dell'uscita dall'alleanza con la Germania, gestita tra mille ambiguità e dichiarazioni fasulle, che ebbe l'epilogo nell'8 Settembre, con la ignominiosa fuga a Brindisi, in territorio liberato dagli Alleati.

Insomma a dirla chiara non ne azzeccò una ! Anche il tentativo di scaricare la corona sul povero Umberto II e la sua consorte Maria Josè, "il Re e la Regina di Maggio" , con la sua abdicazione nel 1946, non fece un gran bell'effetto.

Il risultato fu che i Savoia, i veri creatori dell'Italia, persero la Corona. Dal 2 Giugno quindi siamo Repubblica ! Probabilmente meglio così : Viva sempre la Repubblica !

Enrico Baroncelli

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Domenica, 02 Giugno 2024 08:27

DON STEFANO COMMENTA IL VANGELO DELLA SECONDA DOPO PENTECOSTE

in Cultura

Credo di essere diventato un “cacciatore” di passerotti. Ho usato le virgolette perché non ho nessuna intenzione di catturarli ma, con la stessa intensità di un cacciatore nei confronti della sua preda, desidero vederli da vicino. Mi pare che ce ne siano così pochi in giro. Ricordo tempi in cui insieme alle rondini ne vedevo tantissimi. Se mi capitava di sedermi su una panchina o in qualsiasi luogo all’aperto se ne presentavano sempre diversi accanto a me. Da qualche anno mi sembra di vedere solo corvi. Anche qui in valle ce ne sono tantissimi, si alzano in cielo e facendo un gran caos si spostano da un punto all’altro dell’altopiano a sfondo Grigna e Grignetta. Da quando ho visto il dipinto “campo di grano con volo di corvi” mi guardo bene dal pensare che se non ci fossero sarebbe meglio anche se ho nostalgia del volo delle rondini e dei passeri.

Forse è per questi “strani” pensieri, che ogni tanto mi ritrovo addosso, che mi ha colpito nel brano di vangelo di questa domenica il fatto che tra i tanti tipi di “uccelli del cielo” che Gesù poteva citare è andato a prendere i corvi.

Chissà se aveva i miei gusti Gesù, chissà se gli è capitato qualche volta di distinguere tra “uccellacci e uccellini”. Domande forse inutili resta il fatto, per me, che questa volta ascolto il brano del vangelo in un modo diverso. Dio nutre i corvi, non solo i passeri, gli usignoli, le allodole, le rondini. Dio nutre anche i corvi. Brutti, non sanno cantare, combinano tanti guai, sembrano sgraziati, più che uno stormo quando volano insieme richiamano una gang di malintenzionati. Eppure Dio si prende cura anche di loro.

Mi pare che non sia semplicemente annunciata da Gesù la verità di Dio che provvede ma anche la sottolineatura che la sua provvidenza riguarda ogni creatura e in particolare ogni uomo a prescindere dal suo esserne meritevole oppure no. Non solo della provvidenza ma di una provvidenza misericordiosa.

Al centro del brano c’è l’invito a non preoccuparsi al punto di entrare in ansia, di affannarsi per il cibo e il vestito. Gesù sa benissimo che per qualcuno è inevitabile. I poveri come possono non preoccuparsi? Gesù aveva chiesto ai discepoli di preoccuparsi della fame della folla e di prendersene cura, diventando provvidenza per tutti. Dopo le parole lette oggi, Luca riporta queste parole di Gesù: “Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma”. Il “non preoccupatevi…non state in ansia” deve essere allora inteso bene. Gesù vuole che venga messa al centro delle nostre attenzioni e preoccupazioni la vita intera e il senso che le diamo. La vita è bella e vera non per quello che abbiamo, non per i traguardi che raggiungiamo, la gloria e il successo che guadagniamo. La vita è bella e vera se riconosciuta come un dono, se ci preoccupiamo che sia così per tutti. Vale la pena preoccuparsi, come fa Dio, che a tutti sia offerto ciò che rende la vita bella, dignitosa, vissuta come figli che si riconoscono amati, fratelli che si sanno amare vicendevolmente. Ciò che poi rende la vita straordinaria è che diventi segno del Regno se vissuta nella fede, nella speranza e nella carità, amore provvidente e misericordioso offerto a tutti siano “uccellacci o uccellini”.

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