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Domenica, 23 Giugno 2024 08:36

DON STEFANO COMMENTA IL VANGELO DELLA 5ª SETTIMANA DOPO PENTECOSTE

in Cultura

Per apprezzare maggiormente le parole di Gesù che ascolteremo è bene allargare lo sguardo sull’intero capitolo 12 del Vangelo di Giovanni. All’inizio è raccontata la cena a Betania, nella casa di Lazzaro, Marte e Maria, amici di Gesù. Maria cosparge di profumo i piedi di Gesù e li asciuga con i suoi capelli. Gesù apprezza tantissimo il suo gesto, ma qualcuno lo disapprova giudicandolo come uno spreco intollerabile. Poi è descritto l’ingresso di Gesù in Gerusalemme cavalcando un asinello. La folla lo acclama ma Giovanni ricorda che i suoi discepoli non capirono la sua scelta. E i farisei invece compresero da quel gesto che Gesù era per loro un pericolo, andava fermato. Infine si parla di un gruppo di greci animati dal desiderio di “vedere Gesù” e Gesù dice a chi gli parla di loro che vedranno solo un chicco di grano che nella terra morirà ma porterà tanto frutto. Dopodiché si dice che la folla non capisce perché per la folla il Messia non può morire.

Si parla quindi in questi fatti di luce e di tenebre, luce accolta o rifiutata. Gesù è luce, è luce bellissima, sbaragliante ma chiede di essere accolta liberamente. La si può rifiutare e preferirle le tenebre. Ti puoi aprire alla luce o le puoi resistere. E se resisti neppure Dio può fare qualcosa. È costretto dalla nostra libertà a permettere che i nostri occhi diventino ciechi e il nostro cuore diventi di pietra.

Il brano ci offre anche una possibile ipotesi del perché ci si sottrae alla luce. Si dice che alcuni capi credettero in lui ma avevano paura di dichiararlo per non essere esclusi dalla sinagoga e questo perché amavano più la gloria degli uomini più che la gloria di Dio. C’era per loro qualcosa di più importante della luce di Gesù: i loro interessi, se stessi, il loro ruolo, la loro posizione, il consenso che avevano dagli altri.

Questo è un pericolo che riguarda anche noi. A volte una parola di Gesù illumina davvero pensieri, desideri, scelte e situazioni che ci interpellano. Ne siamo sorpresi e ci viene voglia di ringraziare con il cuore e con la vita chi ci illumina. Poi però non riusciamo a distogliere l’attenzione della mente e del cuore da altre cose che ci prendono, ci interessano e, possiamo anche tranquillamente ammettere, ci sequestrano. E così anche noi ci ritroviamo ad “amare di più la gloria degli uomini più che la gloria di Dio”.

Infine c’è una espressione che mi provoca. È all’inizio del Vangelo: ancora per poco tempo la luce è tra voi. E’ come se dicesse: fate attenzione, non sprecate tempo, è urgente accogliere la luce! Dovete fare presto, ne va della qualità della vostra vita!

Nell’amore per la nostra libertà c’è un modo di ascoltare queste parole di Gesù, così come tante altre: è percepirle come una accorata preghiera. Non può non fare tutto ciò che gli è possibile per offrirci ciò che serve a rendere davvero la nostra vita bella, una vita di figli e fratelli e allora ci supplica, ci prega perché lui sa che nelle tenebre non c’è vita, non c’è gioia e pace.

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Domenica, 23 Giugno 2024 07:17

UNITRE VALSASSINA: MERCOLEDI' 26 GIUGNO INCONTRO SULLE BATTAGLIE DI SOLFERINO E SAN MARTINO

in Cultura

Undici anni dopo le battaglie di Solferino e San Martino, svoltesi il 24 Giugno del 1859, i poveri resti di circa 7.000 caduti in battaglia, appartenenti agli Eserciti Francese e Piemontese, che erano stati sepolti un po' in fretta dopo la battaglia, vennero dissotterrati dal Conte e Senatore Luigi Torelli e raccolti in una Chiesa- ossario vicino a Mantova, che consiglio di visitare.

Un monumento forse un po' macabro, ma che ben sintetizza gli orrori della guerra. Una guerra che però fu importante,. perché dette il via alla reale costruzione dell'Unità d'Italia. Il regno savoiardo (che ancora si chiamava Regno di Sardegna, come era stato definito nel Trattato di Utrecht del 1713) e l'Impero Francese di Napoleone III , si erano uniti con il Trattato di Plombières, dopo la partecipazione piemontese nel 1856 alla Guerra di Crimea contro la Russia, per una alleanza anti Austriaca in funzione difensiva.

Fu Cavour, come è noto, a provocare l'Austria perché attaccasse i Savoia, dopo il tentativo non riuscito della I Guerra di Indipendenza e le sconfitte di Novara e di Custoza, nel 1849, causando l'intervento dei Francesi a suo sostegno.
Furono due battaglie molto dure e sanguinose, da cui ebbe origine anche l'attuale Croce Rossa, di cui oltre all'ossario ci rimangono molti reperti esposti nel Museo di San Martino, che però cominciarono a creare l'Italia del Centro Nord (Piemonte, Liguria Lombardia, Parma ed Emilia, Toscana) a cui Garibaldi poi annesse l'Italia del Sud (Regno di Napoli).

L'ho detto e lo ripeto: non smetteremo mai di ringraziare abbastanza i precursori dell'Unità d'Italia, che in genere appartenevano all'alta borghesia illuminata, come l'Ingegnere e storico Giuseppe Arrigoni di Introbio, che partecipò alle Cinque Giornate di Milano, emigrando per qualche tempo in Svizzera per sfuggire alle ritorsioni austriache. Oppure come Felice De Vecchi, il costruttore della Villa de Vecchi a Cortenova (oggi purtroppo ridotta a un triste rudere) che per qualche anno fu un centro di Radicali e Mazziniani (come il "Soldato Lombardo" Amatore Melesi).
O come Tranquillo Baruffaldi, che dalla villa manzoniana di Barzio partì nel 1860 per la Sicilia insieme a Garibaldi nella "Spedizione dei Mille".

Questi figli della buona borghesia non si proponevano tanto una "rivoluzione sociale" (non sono molto d'accordo con l'espressione "Risorgimento tradito" utilizzata da molti storici già nel XX secolo) ma, al di là degli ideali un po' retorici, si proponevano soprattutto di creare una nazione unita, capace di fornirsi di strutture e sovrastrutture moderne, che già cominciavano ad essere presenti in altri paesi europei (Inghilterra Francia e Germania) cioè soprattutto strade e ferrovie, indispensabili per lo sviluppo del commercio e della economia interna.

Tanto per intenderci: il Ducato di Modena o il Granducato di Toscana non avrebbero mai avuto le possibilità economiche di costruire le gallerie e le ferrovie indispensabili per attraversare gli Appennini ! Di creare una rete ferroviaria e stradale che comprendesse tutta la penisola, senza più barriere né tantomeno dazi interni.

Se l'Italia, all'alba del XXI secolo, era diventata la quinta potenza industriale del mondo, lo dobbiamo in gran parte a questi personaggi a cui abbiamo giustamente dedicato tante vie e piazze nelle principali città italiane, ma di cui sostanzialmente ignoriamo in gran parte la vita e le opere.

E' quindi anche per questo motivo che l'Università della Terza Età della Valsassina è ben lieta di organizzare, mercoledì 26 Giugno, alle ore 16 presso la Comunità Montana, un incontro sulle guerre risorgimentali, a cui parteciperà Yuri Bergamo e qualche altro collega vestiti da soldati piemontesi di quell'epoca.

Ricorderemo quelle battaglie ma anche la vita quotidiana dei soldati, le loro attrezzature e le loro armi da guerra.
Un incontro a cui come sempre invitiamo tutta la cittadinanza : sarà sicuramente molto interessante !

vedi sito : https://www.solferinoesanmartino.it/solferino/

Enrico Baroncelli

 

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