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Domenica, 07 Luglio 2024 06:59

DON STEFANO COMMENTA IL VANGELO DELLA 7ª DOPO PENTECOSTE

in Cultura

Io ho vinto il mondo. Come vince Gesù? Forse i discepoli avevano lasciato intendere a Gesù che non vedevano l’ora di vederlo vincitore sul male e su tutti coloro che lo compivano e che seminavano dolore, paura, disperazione nel mondo. Scopriranno e capiranno (chissà se è già capitato anche a noi) che invece Gesù vince amando, donando, consegnandosi. Vince sul legno della croce. Vince nella fedeltà a un amore che è più forte di ogni avversità, ogni violenza, ogni nemico. Perdendosi vince, abbandonandosi vince, perdonando vince. Nel brano di Paolo possiamo trovare descritto tutto ciò che minaccia l’amore ma che assolutamente non riesce a vincerlo. Per questo la sua vittoria dona pace. Se vince l’amore non c’è più alcun spazio per la vendetta, per l’ossessione del riscatto, c’è davvero la pace. Gesù vince perché non ha nulla a che fare con la sete del dominio, l’ossessione dell’avere sempre di più e dell’apparire, il desiderio del successo e dei privilegi. La vittoria è sulla croce, nella logica della croce. Quando parla ai suoi discepoli Gesù la vede davanti a se e la vede come manifestazione vera e incontestabile della Gloria di Dio. Sulla croce potrà rivelare in modo inequivocabile che Dio vuole dare all’uomo vita, gioia, pace. Non è un Dio geloso del suo potere e invidioso della felicità degli uomini.

Come discepoli è buona cosa chiederci: e noi? noi quando vinciamo? Su cosa possiamo contare per vincere il mondo? La nostra vittoria, la nostra forza, la nostra sicurezza stanno tutte nel cercare di vivere profondamente la certezza che tra noi e Dio c’è un legame d’amore che niente e nessuno potrà mai strappare. La nostra vittoria sul mondo sta anche tutta nel cercare di compiere scelte concrete e quotidiane di impegno in favore di tutti coloro che sembrano soccombere sotto le forze tremende del mondo al servizio dell’avere, dell’apparire e del potere.

Dobbiamo innamorarci delle parole di Paolo ai Cristiani di Roma che ci vengono proposte nella seconda lettura di domenica prossima e recitarle, cantarle con tutto il cuore:

“Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi! Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? …Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore”.

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Domenica, 07 Luglio 2024 06:17

IL MONASTERO DEL CANTELLO, LUOGO DI SPIRITUALITA' E MISERICORDIA

E' dal 1407, da quando Santa Guarisca Arrigoni fondò il Monastero del Cantello, di cui resta qualche rudere nel grande giardino che adesso circonda la bella Casa Paolo VI, che questa zona della Valsassina è dedicata alla accoglienza, alla spiritualità, all'aiuto verso i poveri ma anche alla ricerca di sè stessi.

Sono questi i concetti più volte ripetuti, in una bellissima prolusione introduttiva che ha letteralmente incantato i numerosi soci della Unitre Valsassina arrivati qui sopra, che ha ben spiegato Don Franco Provelli, 83 anni, già responsabile del settore educativo dei nuovi Sacerdoti della Diocesi di Milano, arrivato a Concenedo nel 2008, quando la Casa era stata abbandonata da diversi anni e anche un po' malridotta.

"L'abbiamo rimessa in sesto anche con l'aiuto di tanti benemeriti sostenitori" - ha detto don Franco, anche se ancora oggi ci sarebbe bisogno di rinnovare l'impianto elettrico.
Ma qual è lo scopo di questa "Casa" , una volta intitolata "Casa del Clero", che sembrava riservata a sacerdoti anziani e in pensione, ma che invece è rivolta a tutti , tanto che don Franco l'ha ribattezzata "Casa Paolo VI" ?

"La caratteristica di questa casa è la pace, il silenzio, la serenità: qui chi vuole può venire anche per diversi giorni, e trovare la pace e la tranquillità per riposare ma soprattutto per ritrovare sé stesso, la sua spiritualità interiore".
Ad affiancarlo Don Stefano Colombo, 62 anni, già responsabile oratoriano di Lissone, come ha ricordato una socia dell'Unitre proveniente dalla Brianza, il quale
da due anni aiuta Don Franco nell'impegno quotidiano di gestire la struttura, insieme ai cuochi e a una quarantina di volontari.

Perché è stata dedicata a Paolo VI ? Qui Don Franco ha ricordato un episodio davvero interessante: "Quando era il Cardinale di Milano Giovanni Maria Montini, lui amava moltissimo questa zona della Valsassina. E' stato proprio lui a raccomandarsi di costruire un bell'edificio che valorizzasse la zona dove sorgeva l'antico Monastero di Guarisca".

Con la collaborazione dell'allora neo Parroco di Barzio, Don Alfredo Comi, andato più volte in Arcivescovado per sollecitare il progetto, negli anni '60 è stata costruita questa bella dimora "che ha 17 camere e un grande giardino intorno".

Poi Montini è diventato Papa, e non ha più avuto la possibilità di tornare in Valsassina.

"Poi però una volta Papa Paolo VI, mentre in piazza del Vaticano stava girando con la "sedia gestatoria" sollevata da robusti portatori (all'epoca non esisteva la "papa mobile") a un certo punto si ferma perché mi riconosce - dice ancora Don Franco - e riconosce altri prelati valsassinesi in visita a Roma".
Fa fermare la sedia e si rivolge a noi, e la prima cosa che ci chiede è stata: "Come va il progetto del Cantello ?" .
"Questo per dimostrare che a quel progetto ci teneva eccome: tanto è vero che la Casa è disseminata dappertutto da oggetti e da regali provenienti proprio dal Vaticano, che Papa Paolo VI ci ha fatto recapitare".

Don Stefano invece è l'anima creativa del gruppo: suona benissimo la chitarra (anche canzoni di Chiesa composte da lui) e disegna quadri e icone a tema religioso.
Una rappresenta un deserto, dentro cui però delle pietre a forma di Chiesa contengono orme e tracce di chi vi è passato e ha ritrovato la sua leggerezza.
Un'altra Gesù che porta la croce, aiutato da Simone di Cirene. Nella raffigurazione in legno però volutamente non si capisce chi sia Gesù e chi il Cireneo.

"Il mio concetto è semplice" ha ribadito don Stefano " e mi piace molto una frase detta da qualche sociologo: "Vuoi essere egoista ? Fai del bene agli altri" . Fare del bene è l'unico modo per sentirsi contenti e realizzati nella vita" .

Il terzo quadro illustrato da Don Stefano rappresenta Gesù con le stimmate in mezzo ai discepoli suoi amici, compreso San Tommaso, dopo la Resurrezione.

Insomma una visita molto interessante, che ha fatto scoprire una realtà poco nota ma sicuramente molto lodevole in Valsassina, che speriamo possa andare sempre più avanti con il contributo di tutti !

Enrico Baroncelli

 

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