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Domenica, 29 Settembre 2024 21:36

ELEZIONI DEL CONSIGLIO PROVINCIALE: L'AFFLUENZA DEFINITIVA E' DELL'83,99%

Terminate alle 20 le operazioni di voto pe ril rinnovo del Consiglio Provinciale della Provincia di Lecco. Erano 1.031 gli amministratori comunali chiamati ad eleggere i dodici consiglieri che affiancheranno la presidente Hoffmann.

L'affluenza complessiva di 866 votanti pari all'83,99%.

Domani mattina alle 8 inizierà lo spoglio. I voti verranno "pesati" tenendo conto delle fasce di appartenenza di ciascun comune.

Ecco nello specifico i voti suddivisi per queste fasce.

Fascia A Comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti – scheda azzurra: 430 su 536 aventi diritto al voto (sono compresi anche tutti i comuni della Valsassina)

Fascia B Comuni con popolazione superiore a 3.000 e fino a 5.000 abitanti – scheda arancione: 205 su 247 aventi diritto al voto

Fascia C Comuni con popolazione superiore a 5.000 e fino a 10.000 abitanti – scheda grigia: 118 su 130 aventi diritto al voto

Fascia D Comuni con popolazione superiore a 10.000 e fino a 30.000 abitanti – scheda rossa: 80 su 85 aventi diritto al voto

Fascia E Comuni con popolazione superiore a 30.000 e fino a 100.000 abitanti – scheda verde: 33 su 33 aventi diritto al voto

La fascia E era composta solo dagli aventi diritto del comune di Lecco che si sono presentati tutti al voto.

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Domenica, 29 Settembre 2024 20:07

ANCHE I RICCHI PIANGONO (E STANNO IN CODA)

E sì che alcune campane suonano a martello descrivendo la povertà avanzante, l'impossibilità di arrivare a fine mese, gli stipendi che non crescono, i figli che non nascono perchè costano, gli affitti troppo cari e tutta una serie lunga chilometri di ombre sullo Stivale.

Ma qui, di chilometrico, ogni santa domenica ci sono le code di chi, evidentemente, non ha il problema del tirare a campare ma solo quello del tirare ad andare in giro a spasso. 

Niente di male, intendiamoci, soprattutto per chi di "turismo" vive, ma allora che fotografia dobbiamo guardare?

Quella a colori del paese del Bengodi o quella in triste biancoenero secondo cui la povertà avanza e siamo destinati inevitabilmente all'accattonaggio?

Provate, e ci avrete già provato, a capitare in un ristorante una qualsiasi domenica a mezzogiorno: la domanda fatidica è "avete prenotato?", e se lo avete fatto siete apposto, altrimenti buongiorno e arrivederci, forse, alla prossima.

Certe volte mi viene in mente quella vecchia e famosissima telenovela messicana. Come si chiamava? Ecco: "Anche i ricchi piangono", titolo a cui oggi bisognerebbe aggiungere il sottotitolo "e stanno in coda".

Oggi sugli schermi di Lago e Valle è andata in scena un'altra puntata del polpettone, una puntata arricchita (diciamo così) da un paio di incidenti che hanno contribuito (e non è la prima e non sarà nemmeno l'ultima volta) a rendere il copione più appassionante, nel senso di "passione" tipo quella del Calvario, mica di uno sceneggiato qualsiasi come "A un passo dal cielo". Perchè è vero che il passo c'era, ma era quello d'uomo.

Insomma, tutti in fila, appassionatamente, sulla 36 del lago con i più smaliziati a cambiare canale e trasferirsi sulle frequenze della Valsassina o della 72 alla ricerca di una corsia un po' più libera andando ad infoltire il già congestionato traffico locale.

Chi ha seguito Maps, chi ha ascoltato Waze, chi, invece, si è messo il cuore in pace intruppato nei venti chilometri di coda (gallerie comprese, immaginiamo che aria avrà respirato) sperando in una Via Crucis la meno dolorosa possibile.

Quelli che hanno scelto la variante Valsassina (già, perchè in questi casi alla fine ci andiamo di mezzo sempre noi) si sono trovati fermi alla Cademartori, complici anche le Zootecniche e il mercato, e, una volta intravista la salvezza della "nuova" Ballabio vi si sono gettati a capofitto rimanendo bloccati ancora a Versasio. Altri alla "nuova" hanno preferito la "vecchia", facendo bingo se dovevano andare a Lecco, non certo se la loro meta era comunque la 36 per la Brianza.

E già, perchè una volta superato, a fatica, il nodo scorsoio di Lecco, l'allegra compagnia dei  (presunti) ricchi che piangono si è ritrovata tutta insieme, ancora una volta, a recitare su un altro palcoscenico prima di poter raggiungere, finalmente, l'uscita di casa loro e tirare un sospiro di sollievo.

Forse qualcuno avrà anche detto "mai più!", ma diffidate dai buoni propositi: domenica prossima tutti gli attori torneranno a recitare questa commedia. Del resto, come fare a non capirli? Mica vivono nei Posti Bellissimi!

E poi, scusate, non è mica il tempo delle castagne che sono anche gratis?

 

(P.S.: ho scritto queste righe - dal tono scherzoso e provocatorio - dopo aver appreso dagli organi di informazione che le persone coinvolte negli incidenti non hanno avuto, per fortuna, gravi conseguenze. In ogni caso, visto che il traffico nei fine settimana di ottobre è solo destinato ad aumentare, credo che un richiamo alla prudenza sia opportuno da parte di tutte le autorità e dei media. E, aggiungo, servirebbero anche maggiori e seri controlli sulle strade. Altrimenti anzichè parlare solo di carrozzerie - come è il caso odierno - dovremo occuparci anche di altri argomenti decisamente più gravi).

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Domenica, 29 Settembre 2024 19:57

"FELICITA', CHE PURE ESISTI". UN RACCONTO DI TERESA CASSANI ISPIRATO ALLA FIGURA DI PIERA BADONI

in Cultura
 Emilia si è affacciata alla porta.
"Piera, vieni?"
"Sì- risponde la figlia di Giuseppe Riccardo distogliendo lo sguardo dallo scrittoio- una passeggiata sul lungolago è quello che ci vuole".
"Prima però ci fermiamo al Centrale" dice Emilia.
"Va bene" concorda Piera.
È sempre bello gustare una bevanda calda seduti al tavolino del Caffè ed è un piacere attraversare la piazza attorniata dai palazzi razionalisti e neoclassici, avvertire l’alito fresco del lago che esce dal portico.
Il caffè Centrale con le sue sedie imbottite, ricoperte di velluto rosa, le specchiere e i quadri che si stagliano sulla carta da parati a Piera ricorda immancabilmente il locale di Firenze.
Emilia deve confidarle qualche problema familiare, lei vuole ascoltarla mentre il suo pensiero in parallelo rincorre i ricordi che in questa domenica di ottobre si affacciano vivi.
L’ingresso al Caffè è seguito dagli ossequi del proprietario che si compiace per la presenza inattesa della moglie e della figlia dell’ingegner Badoni.
Un cameriere con i capelli impomatati serve le due ospiti importanti ed è dal liquido color miele, versato nella tazza di porcellana, che emerge davanti agli occhi di Piera l’immagine di Antonio.
 
L’aveva conosciuto alle Giubbe Rosse.
La splendida giornata di maggio fugava il pensiero nefasto della guerra in corso.
Camilla faceva le presentazioni mentre Eugenio notificava che anche lei scriveva poesie, sospirando con un: "Se solo avesse un po’più di fiducia in sé stessa!"
Piera aveva spalancato gli occhi malinconici, offerto un mezzo sorriso a quell’uomo assorto, dall’aria estatica, forse scostante, il quale tuttavia si era scosso e l’aveva guardata con puntiglio rivelando il tratto egocentrico di chi non vuole lasciarsi sfuggire un’occasione.
La passeggiata sul Lungarno che seguì le ricordò quelle sul lungolago, ma l’atmosfera percepita era più esaltante.
Sapeva che avrebbe letto in una notte “Il ricordo della basca” e poi gli avrebbe chiesto dei personaggi che popolavano incredibili racconti in cui le parole e i costrutti linguistici scoprivano una nuova dimensione, ambivano a dire qualcosa che le sfuggiva.
Di Delfini l’attirava non l’aspetto fisico, lui non era bello come appunto le aveva detto la Cederna, l’attirava il suo essere insolito, imprevedibile. E quel misto di cose che era. Quell’infiammarsi per un’ideologia, quel sangue di vino attratto dai baratri.
 
"Piera, lo sai che vorrei parlarti di tua sorella..." dice Emilia, posando sul piattino la tazzina del caffè.
Emilia vuole che lei le dica del sogno infranto di Laura, intuito con la sensibilità di chi scrive versi.
E nel sogno di Laura adesso è Piera che si specchia.
 
Da un po’ lei aveva preso spontaneamente a dargli del tu quando gli scriveva e, dopo che Delfini le aveva confidato, in una lettera datata agosto’43, della sua insofferenza per la vita militare e della sua disillusione per il regime, lei aveva consolidato l’idea della comunione di anime. Ma era subentrata una stasi, fatta di gelo, finché Antonio non le aveva chiesto di ritornare al “lei“.
Allora Piera aveva capito che per lui era solo una distrazione passeggera in mezzo a un groviglio di sentimenti e pensieri.
Ma, anche se l’assenza richiamava spesso la presenza di lui, la passeggiata sul Lungarno diventava a poco a poco un ricordo tranquillo.
Adesso si sorprendeva a guardare con gioia la forza del Gerenzone che faceva muovere i magli e i mantici per lavorare il ferro nella sua fabbrica.
Sentiva, con ritrovata serenità, di poter contrapporre alle piene che non erano state la certezza del rifugio e dell’impegno tra le mura dell’attività paterna.
 
"Piera, allora mi dici che cosa ti ha confidato Laura?"
Emilia è sulle spine e Piera sta per parlarle dell’amore di Laura. 
E del suo.
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Domenica, 29 Settembre 2024 09:20

IL MESSAGGIO DELL'ARCIVESCOVO IN OCCASIONE DELLA FESTA DI APERTURA DEGLI ORATORI

L’Arcivescovo Mario Delpini ci consegna il nuovo Messaggio per la Festa di apertura degli oratori che abbiamo fissato ufficialmente per domenica 29 settembre 2024 in tutta la Diocesi di Milano. Ci invita ad avere un “cuore nuovo”, accogliendo la novità del vangelo. Così ciascuno può cambiare le cose in meglio e portare la speranza nel mondo: «Tutto cambia e tu puoi cambiare un po’…». Possiamo diffondere il testo del Messaggio attraverso il pdf che rendiamo scaricabile su questa pagina e gli altri strumenti che abbiamo a disposizione.

Tutto cambia. E infatti Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21, 5). Le cose cambiano in meglio se si compie l’opera di Gesù risorto dai morti, principio di vita nuova.

Tutto cambia. Gesù risorto infatti cambia la disperazione della morte nella speranza della risurrezione. Nell’anno del Giubileo siamo pellegrini di speranza. In tutte le proposte di quest’anno d’oratorio teniamo fisso lo sguardo su Gesù: è Lui la nostra speranza.

Tutto cambia e tu puoi cambiare un po’ l’oratorio, casa tua, la tua classe, se regali sorrisi, i sorrisi della speranza.

Tutto cambia. Il Giubileo offre la grazia di una nuova capacità di amare, nella sincerità, nella fedeltà. Dice il Signore per bocca del profeta: «Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne» (Ez 36, 26). Tu puoi chiedere la grazia del “cuore nuovo” con il sacramento del perdono e con il pellegrinaggio nell’anno del Giubileo.

Tutto cambia e tu puoi cambiare un po’ l’ambiente in cui vivi, se pratichi la generosità e ti prendi cura di chi ha bisogno: di un aiuto, di un gesto di affetto, di qualche cosa da mangiare.

Tutto cambia. I paesi di guerra possono cambiarsi in paesi di pace. I popoli che si combattono possono cambiarsi in popoli che convivono sereni. Le tribù, gli stati, le nazioni che soffrono di tanto male compiuto e ricevuto nella storia possono guarire e camminare fiduciosi verso il futuro. Sarà un sogno impossibile? Noi crediamo in Gesù: «Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne» (Ef 2, 14).

Tutto cambia e tu puoi cambiare un po’ il mondo, se diventi operatore di pace: metti pace tra le persone che frequenti, chiedi perdono se hai causato litigi, prega ogni giorno per la pace.Tutto cambia. Il pianeta rovinato dall’avidità e dalla stupidità diventa un giardino. Tutte le cose buone sono state create da Dio perché uomini e donne vivessero in pace in una natura amica. I disastri provocati dagli uomini possono essere rimediati se cambia lo spirito della gente, come annuncia il profeta: «Ma infine in noi sarà infuso uno spirito dall’alto; allora il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva» (Is 32, 15).

Tutto cambia e tu puoi cambiare un po’ le cose, se rendi più abitabile il pezzetto di terra che ti è affidato: evita gli sprechi, rispetta gli alberi, le erbe, i fiori e gli animali, curati che quello che devi buttare sia riciclato.

Tutto cambia. Si può però anche cambiare di male in peggio.

Noi degli oratori siamo di quelli che cambiano le cose in meglio, perché sono ispirati dallo Spirito di Gesù, che fa nuove tutte le cose.

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Domenica, 29 Settembre 2024 09:12

NUOVO FUORISTRADA PER LA STAZIONE VALSASSINA-VALVARRONE DEL SOCCORSO ALPINO

Un nuovo fuoristrada per la Stazione della Valsassina - Valvarrone del Soccorso alpino: il mezzo è stato inaugurato nei giorni scorsi, presso la sala consiliare del comune di Colico, e verrà posizionato all'interno della sede della Protezione Civile.

Il fuoristrada un Suzuki Jimny è stato acquistato principalmente con i contributi donati dalla BCC - Banca della Valsassina, dalla Fondazione Comunitaria Lecchese e dalla Carcano Antonio SPA.

Cnsas Colico 3

L'inaugurazione è stata anche l’occasione, da parte del Capo Stazione e del Delegato della XIX Delegazione Lariana, di presentare i dati statistici della Stazione sull'attività svolta.

Erano presenti molti tecnici del Soccorso alpino e parecchi amministratori del territorio:

 

  • Sindaco di Colico Monica GILARDI
  • Sindaco di Valvarrone Luca BUZZELLA
  • Assessore di Dervio Angelo SANDONINI
  • Presidente BBC Valsassina Giovanni COMBI
  • Presidente Fondazione Comunitaria Lecchese Maria Grazia NASAZZI
  • Presidente Protezione Civile Colico Fabrizio CAPRANI
  • Consigliere CRI Colico Elena DE GIANBATTISTA 
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Domenica, 29 Settembre 2024 09:09

DON STEFANO COMMENTA IL VANGELO DELLA 5ª IV DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DEL BATTISTA

in Cultura

Un uomo o una donna possono rimanere ai bordi della vita mezzi morti per tantissimi motivi. Non possono più fare nulla da se stessi, e credo sia spesso difficile per loro anche continuare a sperare che qualcuno si prenda cura di loro. Colpiti violentemente da tante avversità, da cose andate storte, da occasioni sfumate, derubati di tutto materialmente, moralmente, spiritualmente.

Amori spezzati, lutti improvvisi e improvvisa lacerante solitudine, crisi economiche con impossibilità di avere il necessario per vivere, cattiverie che feriscono nel profondo, giudizi e accuse che deprimono e tolgono la voglia di vivere….i motivi per cui una persona può trovarsi mezza morte sono davvero tantissimi.

Spesso la vita è cattiva, gli altri sono cattivi, a volte  non siamo così attenti e pronti da accorgerci che ci stiamo facendo tanto male da soli.

Solo l’attenzione, la cura, la compassione di chi sa vedere può far passare dall’essere mezzo morto a tornare alla vita.

Ma se non ti vede nessuno? O se chi vede passa oltre? O trova scuse o false motivazioni per non fare nulla?

Ci sono tanti problemi nel mondo, tante situazioni che ci spaventano, che ci rendono tristi, addolorati…cosa possiamo fare?

Non passiamo oltre! Aguzziamo lo sguardo, ci sono persone mezze morte che non urlano, non tendono la mano, si nascondono e poi non si muovono più.

Guardiamo bene. Senza pregiudizi.

Guardiamo bene con l’intima convinzione che noi con quello che siamo e siamo in grado di fare possiamo dare vita, strappare dalla morte. E che se passiamo oltre siamo responsabili o corresponsabili della morte e non solo della solitudine e della disperazione.

Ascoltiamo il nostro cuore e non le nostre paure, pregiudizi o i luoghi comuni. Le nostre buone intenzioni/azioni sono spesso vinte da timori stupidi, da un infantile egocentrismo, dal non riuscire a prendere le distanze da logiche di esclusione, da proposte di tranquillità di vita che in realtà mortificano la vita e pian piano trasformano il mondo in deserto. Proviamo a metterci nei panni di chi è mezzo morto. Lasciamo che vinca in noi la compassione, l’inquietudine legata al “muoversi delle viscere” quando davvero libero vedi il dolore. Pensiamo alla gioia legata alla vittoria della vita sulla morte, facciamo crescere il desiderio di sentirci finalmente orgogliosi di aver fatto del bene. Una campagna di promozione al prendersi cura degli altri pensata dall’Opera San Francesco di Milano ha riempito la città di manifesti con questa scritta: “Siate egoisti fate del bene!”. Certo, se facciamo del bene trionfa la vita e trasformiamo la morte.

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