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Dopo la condanna della Sindaca di Torino, il Presidente della Provincia di Lecco Claudio Usuelli, il Sindaco di Lecco Mauro Gattinoni e i Sindaci della provincia di Lecco sottoscrivono l’appello di ANCI per sollecitare la revisione del Testo Unico degli Enti Locali.

La condanna di Chiara Appendino pone ancora una volta il Paese di fronte a un problema enorme: in questo contesto di norme e regolamenti diventerà sempre più difficile fare il mestiere di sindaco.
Un problema che Anci ormai da anni ha posto all’attenzione del governo e del parlamento.
Possono i sindaci rispondere personalmente, e penalmente, per valutazioni non ascrivibili alle loro competenze? Possono i sindaci continuare a essere i capri espiatori, le uniche istituzioni sulle quali si scarica il peso di scelte dalle enormi responsabilità? Possono essere condannati perché fanno il loro lavoro?

Qualche anno fa, in un’assemblea congressuale dell’ANCI, un gruppo di piccoli Comuni scelse una frase di Ibsen per compendiare i contenuti di un documento /denuncia.
“Una comunità è come una nave; chiunque dovrebbe essere preparato a prendere il timone”.
Questa condizione che rappresenta l’essenza stessa della nostra democrazia, in quanto diritto di tutti a guidare la propria comunità rischia di trasformarsi in un grande paradosso perché soprattutto nelle piccole comunità è diventato persino difficile trovare persone disposte a svolgere il ruolo di Sindaco, perché prevale sempre più spesso il timore di rimanere travolti da norme di difficile applicazione, a volte incomprensibili perché magari pensate o scritte da chi non si è mai confrontato con il duro lavoro di sindaco.

Noi dobbiamo vivere quotidianamente, soprattutto in questo particolare momento, nella trincea delle azioni orientate alla crescita sociale ed economica delle comunità e non possiamo rimanere immobilizzati dalla paura di apporre una firma o autorizzare una procedura. Non ci spaventa lavorare né rispettare le regole, purché queste siano eque e rispettose delle differenze tra il livello gestionale e quello dell’indirizzo politico anche sul piano delle responsabilità penali.
Chiara Appendino, alla quale va tutta la vicinanza e la solidarietà nostra, è stata condannata per una vicenda che chiama in causa tutti noi nell’esercizio quotidiano del nostro lavoro.

Oltre al dolore che un sindaco prova per queste tragedie che segnano non solo le famiglie delle vittime ma l’intera comunità cittadina deve anche rispondere penalmente per valutazioni che certamente non possono essere ascritte alla sua responsabilità.
Non dubitiamo del lavoro della magistratura, sia inquirente che giudicante, non lo abbiamo mai fatto e non lo faremo neanche in questa circostanza, così come rispettiamo profondamente il dolore e la voglia di giustizia dei parenti delle vittime ma sentiamo la necessità di richiamare con forza l’attenzione del legislatore sulla necessità di un intervento normativo decisivo e risoluto di modifica del Testo Unico degli Enti Locali altrimenti in questo contesto, come abbiamo più volte denunciato, perché già accade per i piccoli Comuni, non avremo più cittadini disposti ad assumere la carica di sindaco.

Non lo stiamo chiedendo per noi. Lo chiediamo per l’Italia, perché se liberiamo i sindaci dal peso di responsabilità non proprie, si liberano le energie delle loro comunità.

Claudio Usuelli
Presidente della Provincia di Lecco
Sindaco di Nibionno
Mauro Gattinoni
Sindaco di Lecco
Roberto Sergio Azzoni
Sindaco di Abbadia Lariana
Alessandro Paolo Milani
Sindaco di Airuno
Patrizio Sidoti
Sindaco di Annone di Brianza
Giovanni Bruno Bussola
Sindaco di Ballabio
Mirko Ceroli
Sindaco di Barzago
Giancarlo Aldeghi
Sindaco di Barzanò
Giovanni Arrigoni Battaia
Sindaco di Barzio
Antonio Rusconi
Sindaco di Bellano
Andrea Colombo
Sindaco di Bosisio Parini
Federico Airoldi
Sindaco di Brivio
Luca Cattaneo
Sindaco di Bulciago
Stefano Motta
Sindaco di Calco
Marco Ghezzi
Sindaco di Calolziocorte
Luca Pigazzini
Sindaco di Carenno
Antonio Leonardo Pasquini
Sindaco di Casargo
Filippo Galbiati
Sindaco di Casatenovo
Roberta Marabese
Sindaco di Cassago Brianza
Roberto Combi
Sindaco di Cassina Valsassina
Aldo Riva
Sindaco di Castello di Brianza
Giovanna De Capitani
Sindaco di Cernusco Lombardone
Eugenio Alfonso Galli
Sindaco di Cesana Brianza
Angelo Isella
Sindaco di Civate
Monica Gilardi
Sindaco di Colico
Tiziana Galbusera
Sindaco di Colle Brianza
Sergio Galperti
Sindaco di Cortenova
Sabina Panzeri
Sindaco di Costa Masnaga
Matteo Manzoni
Sindaco di Crandola Valsassina
Ave Pirovano
Sindaco di Cremella
Pier Luigi Invernizzi
Sindaco di Cremeno
Stefano Cassinelli
Sindaco di Dervio
Paolo Lanfranchi
Sindaco di Dolzago
Massimo Vergani
Sindaco di Dorio
Virginio Colombo
Sindaco di Ello
Gian Carlo Valsecchi
Sindaco di Erve
Pietro Pensa
Sindaco di Esino Lario
Mauro Colombo
Sindaco di Garbagnate Monastero
Giuseppe Conti
Sindaco di Garlate
Fabio Vergani
Sindaco di Imbersago
Adriano Stefano Airoldi
Sindaco di Introbio
Marco Panzeri
Sindaco di La Valletta Brianza
Silvano Stefanoni
Sindaco di Lierna
Cristina Maria Citterio
Sindaco di Lomagna
Flavio Polano
Sindaco di Malgrate
Riccardo Fasoli
Sindaco di Mandello del Lario
Giuseppe Malugani
Sindaco di Margno
Massimo Augusto Panzeri
Sindaco di Merate
Bruno Crippa
Sindaco di Missaglia
Andrea Corti
Sindaco di Moggio
Giuseppe Chiarella
Sindaco di Molteno
Paola Colombo
Sindaco di Monte Marenzo
Franco Carminati
Sindaco di Montevecchia
Alessandra Hofmann
Sindaco di Monticello Brianza
Antonella Invernizzi
Sindaco di Morterone
Chiara Narciso
Sindaco di Oggiono
Giovanni Battista Bernocco
Sindaco di Olgiate Molgora
Marco Passoni
Sindaco di Olginate
Bruno Polti
Sindaco di Oliveto Lario
Paolo Brivio
Sindaco di Osnago
Gianpaolo Torchio
Sindaco di Paderno d'Adda
Martino Colombo
Sindaco di Pagnona
Renato Busi
Sindaco di Parlasco
Pierluigi Artana
Sindaco di Pasturo
Fernando De Giambattista
Sindaco di Perledo
Dante De Capitani
Sindaco di Pescate
Elide Codega
Sindaco di Premana
Mauro Artusi
Sindaco di Primaluna
Daniele Villa
Sindaco di Robbiate
Matteo Redaelli
Sindaco di Rogeno
Efrem Brambilla
Sindaco di Santa Maria Hoè
Emanuele De Capitani
Sindaco di Sirone
Davide Maggioni
Sindaco di Sirtori
Sandro Cariboni
Sindaco di Sueglio
Giacomo Angelo Valsecchi
Sindaco di Suello
Alberto Nogara
Sindaco di Taceno
Matteo Colombo
Sindaco di Valgreghentino
Antonio Rusconi
Sindaco di Valmadrera
Luca Buzzella
Sindaco di Valvarrone
Mauro Manzoni
Sindaco di Varenna
Paolo Giovanni Lozza
Sindaco di Vercurago
Robertino Ettore Manega
Sindaco di Verderio
Fabio Bertarini
Sindaco di Viganò

Mercoledì, 03 Febbraio 2021 08:43

DRAGHI, L`ASSO DI PICCHE DI MATTARELLA

Dopo lo stallo delle consultazioni del Presidente della Camera Roberto Fico, che hanno dimostrato come le diverse forze politiche , soprattutto i Renziani e i 5 Stelle, si siano incartate sulle differenti posizioni, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato la sua prevedibile "arma nucleare" chiamando a rapporto, per un prevedibile incarico, l`ex Presidente della Banca Europea Mario Draghi.

"E` la fine della politica,la fine della seconda Repubblica" hanno commentato ieri sera diversi opinionisti politici, nei programmi televisivi di Giovanni Floris e di Bianca Berlinguer.
Il fallimento definitivo di una classe politica poco adeguata alla grave situazione che da un anno stiamo vivendo a causa della pandemia.

Sono d`accordo solo in parte: sul fallimento di un ceto politico, e sul cinismo evidente di chi si mette a fare giochetti politici per avere una maggiore visibilita`, sulla pelle del popolo italiano, naturalmente pero` sempre in nome " dell`interesse e del bene comune dell`Italia", direi che c'e' poco da discutere.

La soluzione pero`, prevista da molti e temuta da altri, della "chiamata alle armi" di Draghi, "l`italiano piu` influente del mondo", devo dire che non mi convince per niente.

Fossi Draghi, che sicuramente e` un uomo intelligente e che ha ambizioni politiche nel suo futuro (si parla di lui come Presidente della Repubblica dopo Mattarella) rifiuterei addirittura l`incarico, con il quale rischia di bruciarsi non solo le dita ma la mano e il braccio intero. Entrare in questo pantano ? "Meglio di no, grazie !" direi se fossi in lui.

Siamo poi sicuri che l`ennesimo Governo tecnico verrebbe votato ? Non ne sarei tanto sicuro.
Il Governo tecnico di Draghi dovrebbe impostare i progetti per il "Recovery Plan", cioe` proprio il motivo per cui, agli inizi di Dicembre, Renzi si e` scollato dal Governo Conte, quando si parlava della famosa "piramide" di 300 tecnici al cui vertice dovevano esserci Conte e il Ministro dell`Economia Gualtieri.
Ora quello che a Conte non e` stato permesso, cioe` agire sostanzialmente da solo, al di fuori del Parlamento e all`insaputa dei Partiti, dovrebbe essere permesso a Draghi ? Poco realistico.

La soluzione a mio modesto parere invece e` un`altra: si vada alle elezioni, al piu` presto, chiedendo una proroga all`Europa per la formalizzazione del Recovery Plan.

Si dia la voce agli Italiani, che sono poi quelli che pagheranno l`ulteriore debito nei prossimi 25 anni (il Recovery va restituito entro il 2056) sulla base di una competizione leale e due progetti contrapposti e onesti, senza ipotesi fantasiose o irrealistiche.

Stabiliamo delle elezioni che siano in realta` un Referendum: il Centrodestra, Salvini, Meloni, Berlusconi, proporra` allora di utilizzare il Recovery Fund per abbassare le tasse, soprattutto ai redditi piu` alti, con la Flat Tax al 16%, la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, incentivi alle imprese e alle grande industrie.

Il Centrosinistra, PD LEU e i 5 Stelle , con candidato ancora Conte, proporra` invece di utilizzare i fondi per dare piu` sostegno alle famiglie, alle Scuole e al Lavoro, ampliare il reddito di cittadinanza e sussistenza, insomma quel Welfare che da un po` di anni latita e che diventera` sempre piu` importante anche a causa della crisi del Terzo Settore, cioe` del Volontariato.

Una contrapposizione onesta, chiara e semplice, senza falsita` o salti nel buio: siano gli Italiani a scegliere con chiarezza, perche' tutta questa paura di dare il voto al popolo ?

Ne hanno tutto il diritto, visto che saranno proprio loro a pagare il conto ! E` soprattutto una questione di Democrazia, basta con giochi e giochetti fatti sulle nostre teste !

Enrico Baroncelli

 

 

 

 

 

Giovedì, 21 Gennaio 2021 15:12

100 anni di storia del PCI

in Cultura

Il 21 Gennaio del 1921 veniva fondato a Livorno, dove si stava celebrando il 17* Congresso del Partito Socialista Italiano, il nuovo Partito Comunista d`Italia, sezione della III Internazionale Comunista voluta da Lenin nel 1919, per facilitare lo sviluppo della Rivoluzione Socialista, che nel 1917 aveva trionfato in Russia, anche negli altri paesi d`Europa.

All`appello di Nicola Bombacci (primo segretario del PCd`I, esposto anche lui per i piedi a Milano in piazzale Loreto vicino a Mussolini il 28 aprile 1945) Antonio Gramsci, Amadeo Bordiga, Umberto Terracini e altri delegati del Congresso socialista, a spostarsi in una sala vicina per fondare il nuovo Partito, in realta` non risposero in molti.

La riunione dei primi delegati si svolse in un`aula semideserta: i promotori speravano in un`adesione molto piu` massiccia, ma molti invece non osarono abbandonare il Partito Socialista Italiano, che continuo` a rimanere diviso in due componenti principali, quella Massimalista, da cui nel 1914 era uscito Benito Mussolini, e quella Riformista, rappresentata da Filippo Turati di Canzo (e a cui aderiva anche il nonno di chi scrive, Augusto Baroncelli di Prato).

Non e` superfluo dire, come recentemente ha ben descritto anche l`ottimo libro di Antonio Scurati, "M il Figlio del Secolo", che  il prevalere politico dei Massimalisti, che durante il Biennio Rosso fomentavano mille scioperi e predicavano una Rivoluzione Sovietica in Italia per "Fare come in Russia", facilito` enormemente l`affermazione politica del Fascismo e l`abbandono della democrazia liberale rappresentata da Giolitti.

La grande e piccola Borghesia, gli Agrari, come scrisse successivamente Antonio Gramsci nei "Quaderni dal Carcere", spaventati dalle violenze e dai tumulti pseudo-rivoluzionari che minacciavano l`ordine costituito, anche se in realta` non avevano quasi nessuna possibilita` concreta di avere successo, si avvicinarono al Fascismo e alle Squadre d`Azione come ristabilizzatori dell`ordine e della piena funzionalita` delle fabbriche, anche a costo della perdita della Democrazia.

Questa analisi venne esplicitata nel Terzo Congresso della stessa Internazionale Comunista, svoltosi a Mosca nel 1936, poco prima che la mannaia di Stalin si abbattesse su molti dirigenti comunisti, con le "grandi purghe".

Il PCd`I vene messo fuorilegge come tutti gli altri Partiti (Cattolici, Liberali, Socialisti) con le "Leggi Fascistissime" del 1926, e Gramsci fini` in prigione dove mori` nel 1931, ma a differenza degli altri partiti il PCd`I mantenne una struttura clandestina, perseguitata dalla Polizia Fascista OVRA, durante tutto l`arco del Ventennio.

Ancora alla vigilia della II Guerra Mondiale, all`apice del "Consenso" per Mussolini, si calcola vi fossero ancora 6.000 militanti comunisti, su una popolazione di 47 milioni di Italiani.

Questo permise al PCI di avere un minimo di base organizzativa su cui fondare la propria attivita` quando, a causa dei disastri della guerra, il Fascismo perse ogni consenso, e si arrivo` al tragico 8 Settembre del 1943.

I simpatizzanti aumentarono, e il PCI dette tutta la propria opera per organizzare i gruppi di Resistenza, cioe` le Brigate Partigiane (in Valsassina la Brigata Rosselli).
L`obiettivo era pero` anche la politicizzazione di queste Brigate: a tale scopo il PCI, sul modello dell`Armata Rossa, aveva affiancato ai capi partigiani, come per esempio nel lecchese Piero Losi, il Tenente degli Alpini Battista Todeschini e l`introbiese Mario Cerati, anche lui Capitano degli Alpini, la figura del "Commissario Politico", che nella Valsassina era rappresentata da Vando Aldovrandi (in codice AL), cognato dell`editore Einaudi.

Una politicizzazione che in realta` nuocce piu` che giovare alla Resistenza: fu levata una ideologica cortina fumogena che separo` le bande partigiane "cattoliche" e "liberali" da quelle "comuniste", a volte mettendole addirittura una contro l`altra, nella poco realistica speranza che il popolo italiano, rinunciando ancora una volta alla propria liberta`, volesse passare direttamente da un regime fascista a uno comunista .

Per fortuna la cooperazione nel CLN e la "Svolta di Salerno" attutirono questi contrasti. Sta di fatto che il PCI usci` enormemente rafforzato dalla Resistenza: nel 1947, alla vigilia dello scontro con la Democrazia Cristiana per le decisive elezioni del 1948, il PCI aveva piu` di due milioni di iscritti.

Viceversa il PSI di Sandro Pertini e Pietro Nenni usci` schiacciato dalla concorrenza comunista: la sua importanza e il suo ruolo non ebbero il consenso che hanno avuto in altri paesi dalla storia simile alla nostra (Francia, Germania ecc.) condannando il nostro paese a quel lungo "Bipartitismo imperfetto", come ha giustamente scritto il sociologo Giorgio Galli, cioe` alla mancanza di un`alternativa al Governo della Democrazia Cristiana basata solo sul presupposto dei legami del PCI con l`Unione Sovietica, legami rescissi da Enrico Berlinguer solo nel 1974. Una mancanza di alternativa che ha messo per quarant`anni la DC al centro di ogni Governo, a differenza degli altri paesi europei, e condannato il PCI a una perpetua opposizione.

Non arriviamo agli anni piu` recenti per non essere troppo lunghi: concludiamo pero` affermando che la storia del PCI e` una dimostrazione della irruzione delle grandi masse nella politica moderna, dell`intervento e del ruolo che esse hanno avuto nella storia attuale, e da cui certamente non si puo` piu` tornare indietro.

Enrico Baroncelli

 

 

 

Sono due settimane che il sottoscritto e un simpatico collega insegnante del Parini interessato alla politica, abbiamo scommesso una pizza ai quattro formaggi sulla sorte del Governo Conte.
A distanza di due settimane (io ho scommesso che sarebbe durato e che Renzi non sarebbe stato cosi` suicida da farlo cadere, il mio collega invece il contrario, e che sarebbe arrivato un Governo tecnico) non abbiamo capito ancora bene chi abbia vinto la pizza.

Ma se noi, nel nostro piccolo, abbiamo fatto una piccola scommessa, c`e` qualcuno che, del tutto irresponsabilmente, ha scommesso cinicamente sul futuro degli Italiani, mettendo un bastone tra le ruote (mentre surrealmente incita il ciclista ad andare piu` forte) a chi dovrebbe occuparsi a tempo pieno non di trovare veri o presunti "responsabili" (pardon, oggi "costruttori" !) ma dei veri problemi degli Italiani, cioe` in primis la Pandemia, la lotta al Covid, un piano serio di vaccinazioni,  la riapertura delle Scuole Superiori (il TAR ha bocciato la delibera regionale di chiusura fino al 25 Gennaio, ma se la Lombardia entra in zona rossa siamo daccapo) e molto altro.

Insomma i problemi non mancano di certo, come dice il prof. Massimo Galli stiamo ballando la Mazurka sulla tolda del Titanic, di tutto dovremmo occuparci tranne che di creare una crisi di Governo, che purtroppo ricadra` inevitabilmente non solo sulla testa di chi si comporta in un modo a dir poco sciagurato, ma su tutta la compagine del Governo, rischiando di vanificare gli sforzi sostenuti finora da tutti gli Italiani.

Io spero che si arrivi ad una soluzione rapida, apprezzo molto la difesa del premier stabilita dal Segretario PD Zingaretti (oltre che dai 5 Stelle), ma se non ci sara` una via d`uscita si vada pure alle elezioni (anche se in tempi di pandemia non sono certo il massimo dal punto di vista degli assembramenti) purche` si esca da una situazione di stallo, che in questo periodo e` molto pericolosa.

Enrico Baroncelli
Segretario di Circolo PD Valsassina  
   

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