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Pubblicato in Cultura

DON STEFANO COMMENTA IL VANGELO DELLA 4ª DOMENICA DOPO PENTECOSTE

Domenica, 06 Luglio 2025 07:59 Scritto da  Don Stefano Colombo

I “ma” di Gesù nel discorso della montagna sono come delle porte che ci consentono di passare da un modo di vedere le cose al SUO modo di vivere, ai suoi pensieri, alle sue scelte, ai suoi desideri più profondi, a quello che lui ha capito e visto di Dio Padre e desidera con tutte le sue forze far conoscere anche a noi. Dopo il “ma” troviamo, in riferimento a quanto appena ricordato, qualcosa di più profondo, vero, radicale…veramente cristiano. “Non uccidere” è il comandamento che vieta il male, il “ma” di Gesù non è per negarlo ma per dirci che ci vuole qualcosa di più. Non basta non uccidere, occorre andare alla radice del male manifestato nel togliere la vita. Per tre volte Gesù chiama l’altro “fratello”. Quando l’altro non è considerato “fratello” è facile che ci sia spazio per l’ira al sorgere di ogni tipo di divergenza. Se non è “fratello” l’altro è possibile nemico, suppongo facilmente che sia contro di me ogni suo pensiero, parola e azione. E se è contro di me, il mio movimento contrario al suo è l’ira.

Se l’altro non è “fratello” è facile trovarsi a disprezzarlo, pensare che sia sempre in mala fede, che da lui non ci sia niente da imparare (“stupido”), che sia da evitare o meglio eliminare.

Gesù dice che non basta non uccidere, occorre vegliare sui nostri sentimenti, sul come “sentiamo” l’altro, sui “pregiudizi” e sui giudizi che entrano in gioco. Occorre chiedersi: perché per noi l’altro non è “fratello”? perché non lo vediamo con gli occhi di Dio “nostro” Padre? Perché non ci succede di ritrovarci dedicati a sconfiggere il male che l’altro compie? perché non sopportiamo vedere nostro fratello buttarsi via così?

Se non è fratello è come se dicessimo a Dio che si è sbagliato tremendamente a dargli la vita, a mettercelo accanto. È come dirgli che ci ha fatto un torto, che Lui ci ha fatto del male, che non vuole il nostro bene. E questa è “offesa a Dio”. Come è possibile allora incontrare veramente Dio nella preghiera, nelle celebrazioni. Come possiamo davvero pregare mentre lo offendiamo? Come è possibile non comprendere che uno dei doni più graditi a Dio è il nostro provare a vivere da fratelli?

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