VALBIANDINO.NET

Valbiandino.net : notizie dalla Valsassina e non solo...

DECANATO DELLA VALSASSINA: TUTTE LE FUNZIONI DELLA
Grazie alla collaborazione delle varie Comunità/Unità Pastorali della Valsassina, pubblichiamo gli orari delle funzioni religiose della Settimana Santa (o Settimana…
Leggi tutto...
CORTENOVA: LA
La "Madona di Crott", uno dei simboli di Cortenova e che nella foto vedete imballata in una grande cassa di…
Leggi tutto...
UNITRE VALSASSINA: LO SCRITTORE GOZZANO RICORDATO DALLA PROFESSORESSA CASSANI
Conclusosi anche questo ottimo ultimo incontro prima di Pasqua organizzato dall'Università della Terza Età Valsassina con la professoressa Teresa Cassani,…
Leggi tutto...
GIOVEDI' 4 E LUNEDI' 8 APRILE DUE RIUNIONI SULLA FUSIONE CORTENOVA-PRIMALUNA
Come anticipato dal nostro giornale, le amministrazioni di Cortenova e Primaluna hanno organizzato due ulteriori riunioni informative che si terranno:•…
Leggi tutto...
ANCHE LA SAGRA DELLE SAGRE TRA I BENEFICIARI DEI CONTRIBUTI REGIONALI PER IL SISTEMA FIERISTICO LOMBARDO
Anche quest'anno la Sagra delle Sagre beneficerà del contributo che Regione Lombardia ha stanziato per il sostegno al sistema fieristico…
Leggi tutto...
GEMELLAGGIO VALSASSINA - LA ROCHE VINEUSE: ECCO IL PROGRAMMA
Dal 9 al 12 maggio prossimi saranno in Valle i "gemelli" francesi di La Roche Vineuse. L'Associazione di Promozione Sociale…
Leggi tutto...
LA PROTEZIONE CIVILE DI CORTENOVA HA FESTEGGIATO I SUOI PRIMI VENT'ANNI
Grande festa sabato scorso a Cortenova per il ventesimo compleanno del gruppo di Protezione Civile, costituitosi nel 2004 sull'abbrivio dell'esperienza…
Leggi tutto...
AZIONE LECCO PRESENTE ALL’ASSEMBLEA REGIONALE DI AZIONE UNDER30 A VOLTA MANTOVANA
Cosa spinge un centinaio di ragazzi da tutta la Lombardia a dirigersi verso Volta Mantovana per passare una giornata a…
Leggi tutto...
RIFUGIO BRIOSCHI: CHIUSO IL LOCALE INVERNALE A CAUSA DELL'INCURIA DI QUALCUNO
Si pensa che chi va in montagna, soprattutto su certe montagne, abbia il senso del rispetto. Purtroppo sono molti i…
Leggi tutto...
UNA BOCCATA D'ARIA PURISSIMA
Arriva da Introbio una bella testimonianza di solidarietà e amicizia: un bel gruppetto di Alpini e Amici (dove la "A"…
Leggi tutto...
MASSIMO CODOL, IL
In un bell'articolo di Giuseppe Figini pubblicato ieri su Tuttobiciweb abbiamo ritrovato la storia di Massimo Codol, ciclista professionista (ora…
Leggi tutto...
A CORTENOVA E PRIMALUNA DUE INCONTRI SULLA FUSIONE DEI COMUNI
"Sbrigate" le pratiche amministrative e dato il via ad un processo che vedrà coinvolta anche Regione Lombardia, è giunta l'ora…
Leggi tutto...
DA DUE NONNI UNA LETTERA DI RINGRAZIAMENTO ALL'ASILO VENINI DI INTROBIO
Gentile Direttore di Valbiandino.net, Siamo i nonni di Elia e Raffaele, due bimbi residenti a Milano, ma che stanno trascorrendo…
Leggi tutto...
Venerdì, 16 Aprile 2021 07:21

MAURO PIAZZA A PREMANA

Nel 1974 127 artigiani e imprenditori danno vita al Consorzio Premax , acronimo di Premana Export, con l’intento di mettersi assieme per sviluppare i mercati commerciali all’estero. Oggi Premax riceve il riconoscimento di Attività Storica da parte di Regione Lombardia, un riconoscimento a questa importante realtà che tiene legate tra loro molte aziende che sono soci e contemporaneamente fornitori. Abbiamo parlato con i dipendenti e visitato le realtà produttive con Giovanni Gianola, direttore, e con Ferdinando Berera, presidente. È valsa la pena di ricordare la lungimiranza di chi si è messo insieme nel segno del valore di una comunità per fare meglio unendo le forze, di chi ha guardato in anticipo verso i mercati esteri come opportunità per continuare a difendere la qualità del prodotto e l’occupazione. Premana unica. #MauroPiazza #RegioneLombardia #ProvinciadiLecco #Premana

Sopralluogo di ieri con il sindaco di Premana Elide Codega ai lavori di regimentazione del torrente Varrone. Il territorio di Premana e dell’Alta Valle è stato fortemente colpito da eventi alluvionali gravi. Verranno realizzati molte opere di consolidamento idrogeologico, tra cui la messa in sicurezza del torrente finanziata da Regione Lombardia con 450.000 euro. I soldi del recovery, caro Draghi, spendiamoli sui territori. Sono i soldi spesi meglio.

Il 22 marzo la prima manifestazione indetta dalle tre principali sigle sindacali per tutti i lavoratori italiani del colosso americano, 5mila solo in Lombardia. Il racconto delle difficili condizioni di lavoro di dipendenti ed esterni di un’azienda che chiede sempre di più, mentre i profitti volano nell’anno del Covid

Il 22 marzo è stato sciopero indetto dalle tre principali sigle sindacali per tutti i lavoratori italiani di Amazon: dai dipendenti dei magazzini e hub con contratto nazionale di logistica, alle aziende fornitrici dei servizi di logistica, movimentazione e distribuzione della merce, 5 mila nella sola Lombardia

La piattaforma dello sciopero lancia temi molto chiari, come il no alla richiesta di lavoro a chiamata, a ritmi di lavoro insostenibili, sul tavolo la proposta di un giusto inquadramento professionale, indennità Covid e tutela dei lavoratori in caso di acquisizione.

Un universo di gente sfruttata, denunciano i sindacati contro Amazon, che continuerebbe a non volere un confronto con le rappresentanze dei lavoratori in spregio alle regole previste dal contratto nazionale del lavoro. Proprio nell’anno della pandemia che per il colosso di Seattle ha significato un boom economico con 437mila nuove assunzioni e un aumento dei ricavi solo nel terzo trimestre del 197% portando così il patrimonio personale di Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, da 113 addirittura a 192 miliardi di dollari.
I conti sono presto fatti. Amazon nell’anno del Covid ha visto nel solo terzo trimestre ricavi aumentati del 197%, Jeff Bezos ha visto aumentare il suo patrimonio personale nel giro di un anno da 113 a 192 miliardi di dollari.

Tutto grazie ai lavoratori che nei momenti più critici non si sono mai fermati mentre la loro vita viene regolata e scandita in modo infernale da un algoritmo. Cosa che riguarda anche i 40mila addetti italiani, di cui 10mila precari totali che ora non si sentono dire “grazie” ma devono subire richieste ancora più pressanti.

Taglio dei giorni di malattia riconosciuti, abbattimento delle garanzie minime in caso di cambio appalto, lavoro a chiamata, altri festivi a carico, l’ulteriore aumento di precari totali. E un’azienda, Amazon, che neanche si siede a un tavolo per confrontarsi e capire che un algoritmo non può comandare la dignità delle persone.
Po

Allarme CNA: gli indennizzi a fondo perduto potrebbero arrivare soltanto a poche imprese e con importi medi sotto i mille euro

La CNA sollecita il Governo a una netta discontinuità sui criteri, le risorse e la tempistica per l’erogazione dei contributi a fondo perduto alle imprese, previsti nel prossimo decreto Sostegni.

La Confederazione sottolinea che senza una profonda revisione del meccanismo meno di un quarto delle imprese, che hanno subito riduzioni del fatturato nel 2020, potrà accedere ai benefici con un importo medio inferiore ai mille euro. Un risultato inaccettabile per milioni di artigiani e piccole imprese schiacciate da una crisi economica senza precedenti e che ripongono grandi aspettative rispetto alle assicurazioni annunciate da esponenti dell’esecutivo e della maggioranza sul sostegno alle attività economiche. Lo scostamento di bilancio è stato approvato dal Parlamento tre mesi fa e ancora non c’è il provvedimento sui ristori.

Oltre al superamento, finalmente, dei codici Ateco, la CNA ritiene fondamentale due criteri per assicurare contributi in modo equo e coerente ai pesanti effetti della pandemia: eliminare la rigidità della soglia della flessione del fatturato superiore al 33% e ampliare il periodo di riferimento ben oltre le media di un singolo mese.

Simulazioni effettuate dal Centro Studi della Confederazione sulle contabilità di 12mila imprese con fatturato fino a 5 milioni di euro evidenziano che nel 2020 l’81,2% delle imprese ha registrato diminuzioni del giro d’affari ma solo una impresa su quattro ha accusato una perdita superiore al 33% rispetto all’anno precedente. Oltre il 75% delle imprese, pur avendo registrato una significativa flessione del fatturato spesso non lontana dal un terzo, sarebbe quindi escluso dai nuovi indennizzi. La CNA invita il Governo a cancellare il 33% sostituendolo con un meccanismo di decalage, che riduca progressivamente il beneficio.

E’ necessario, quindi, ampliare il periodo sul quale commisurare gli indennizzi e concentrare il ristoro soprattutto sulle imprese più piccole maggiormente colpite dalla pandemia.

Confartigianato giudica incomprensibile la chiusura delle attività di barbieri, parrucchieri e centri estetici in zona rossa.

“Si tratta – sottolinea Confartigianato Acconciatori – di un provvedimento ingiustificato nei confronti delle imprese di acconciatura ed estetica che in questi mesi hanno applicato con la massima diligenza le linee guida dettate dalle autorità sanitarie e dal Governo, intensificando le già rigide misure previste dal settore sul piano igienico-sanitario, e si sono riorganizzate per garantire la massima tutela della salute degli imprenditori, dei loro collaboratori e dei clienti. La sospensione delle nostre attività svolte in sicurezza finirà per innescare l’impennata dell’offerta di prestazioni da parte di operatori abusivi che rappresentano il vero pericolo per la salute dei cittadini, oltre che danneggiare ulteriormente sul piano economico le aziende in regola. Senza considerare che, a fronte di ulteriori misure restrittive, gli imprenditori non possono ancora contare su alcuna certezza per quanto riguarda gli interventi di ristoro”.

A questo proposito, Confartigianato fa rilevare che, nei mesi di marzo, aprile e maggio 2020, per l’effetto combinato di mancati ricavi a causa della chiusura e della concorrenza dell’abusivismo, le imprese di acconciatura e di estetica hanno registrato una perdita economica di 1.078 milioni di euro, pari al 18,1% del fatturato annuo.

Confartigianato Acconciatori chiede al Governo di riconsiderare le misure restrittive riguardanti le attività di acconciatura ed estetica, consentendone lo svolgimento anche in zona rossa, a tutela della salute dei cittadini e dell’economia del settore.

Una storia tutta valsassinese che vede come protagonista uno dei principali player dell'informatica in Valle, la piccola (grande) TLM Service, impegnata da vent'anni a migliorare il sistema di comunicazioni sul territorio, quella che ha portato la fibra in casa a due primarie eccellenze nostrane, le Officine Santafede di Cortabbio e, nei prossimi giorni, la P.F.A. di Cortenova.

Una storia che ci racconta direttamente, nel comunicato che riportiamo integralmente qui sotto, Fabio Benedetti, titolare della TLM, instancabile "gira-aziende" con la sua struttura leggera e di altissima professionalità. Prima della storia, però, pubblichiamo la lettera con cui TIM annuncia il "completamento dorsale Fibra Introbio-Lecco", un documento a suo modo "storico" per tutti noi. 

Fabio Benedetti racconta tutto lui, per cui noi possiamo solo aggiungere che dopo il bell'esempio dimostrato con la perfetta organizzazione "made in Valsassina" delle vaccinazioni al Presst di Introbio, oggi possiamo in qualche modo celebrare un altro successo del "realizzato da noi, qui e funziona" (senza dimenticare - e nel comunicato è ben specificato - l'apporto di prefessionalità anche esterne).

E il fatto che si tratti di due livelli diversi (uno sociale e uno imprenditoriale) non deve trarre in inganno. Il futuro della medicina sarà molto più "a distanza" rispetto al presente a cui siamo abituati, e questa "distanza" dovrà essere colmata e agevolata da infrastrutture, come appunto la fibra ottica, che permettano ai medici di dialogare con i pazienti, il loro corpo e il loro stato di salute.

Per questo la strada tracciata da TLM e Santafede in prima istanza, e da P.F.A che ha anch'essa creduto subito al progetto, è importante, anzi fondamentale, per tutti noi. 

tim

tlm

 Gli effetti della pandemia, come è noto, si sono riverberati in modo particolarmente pesante sulle donne, allargando ulteriormente i gap di genere e mettendo ancor più in le fragilità esistenti

A livello regionale, la riduzione di fatturato 2020 registrata dalle imprese femminili rispetto a quelle maschili risulta più pesante e pari al -29% (> rispetto al calo del 24,3% registrato in media da MPI gestite da uomini). Le motivazioni alla base di questa differenza sono diverse, dalla maggior presenza di donne nei servizi, settore più colpito dalla crisi Covid-19, all’innalzamento del livello di difficoltà nella gestione di attività di cura e di attività lavorative, spesso sovrapposte. Le donne con difficoltà nella gestione dei tempi di cura sono anche quelle che hanno registrato diminuzioni di fatturato più pesanti nel 2020 pari al -31,2% (> rispetto al calo del -25,4% rilevato per le imprenditrici senza alcuna difficoltà rilevante nella conciliazione di tempi di vita e lavoro).

I dati Istat sull’occupazione femminile – gli ultimi disponibili fanno riferimento al III trimestre 2020 – indicano che le donne lombarde con un lavoro sono 41 mila in meno, nel dettaglio nel periodo luglio-settembre 2020 rispetto allo stesso periodo 2019 si contano 8 mila lavoratrici indipendenti in meno e 34 mila lavoratrici dipendenti in meno. Allargando l’analisi a livello settoriale si osserva un calo maggiore di occupate lombarde nel comparto dei Servizi (-23 mila) seguito dal Manifatturiero (-13 mila) e dalle Costruzioni (-7 mila). Con il numero di indipendenti che si contrae in misura maggiore nel Manifatturiero (-5 mila) e quello delle dipendenti nei Servizi (-18 mila).

Il calo delle occupate in Lombardia, come nelle altre regioni, conseguenza diretta della crisi Covid -19, nonostante le misure di supporto, è determinato anche della diminuzione di nuovi ingressi di donne nel mondo del lavoro: nel 2020 sono state 571 mila le donne entrate nel mercato del lavoro, 150 mila in meno rispetto al 2019. Sempre dati Istat, riferiti al 2019, danno evidenza di alcune disparità di genere che potranno influenzare in modo favorevole o sfavorevole la partecipazione delle donne lombarde nel percorso futuro di ripresa.

I gap a favore delle donne: quota di donne 25-64 anni con almeno un diploma (+6,6 p., 67,8% donne vs 61.2% uomini), quota di donne laureate (+13,6%, 39,8% donne vs 26,2% uomini) e quote di donne che partecipano alla formazione continua (+1 p., 9,6% donne vs 8,6% uomini). I gap a sfavore delle donne: quota di donne con competenze digitali (-6,3 p., 23,4% donne vs 29,7% uomini), quota lavoratrici dipendenti con bassa paga (+3,1 p., 7,4% donne vs 4,3% uomini), quota occupate sovraistruite (+1,9 p., 22,8% donne vs 20,9% uomini), quota occupate a part time involontario (+12 p., 17% donne vs 5% uomini) e ammontare retribuzione media annua delle lavoratrici dipendenti (-31,4%, 21.169 euro donne vs 30.879 uomini).

In Lombardia le imprese registrate gestite da donne sono in totale 179.630 di cui 38.869, il 21,6%, artigiane. Di queste ultime il 14,3% pari a 5.551 sono gestite da giovani under 35 e il 17,9% pari a 6.947 sono gestite da imprenditrici straniere.

IL FOCUS SU LECCO

In provincia di Lecco le imprese femminili registrate nel 2020 sono 5.107 di cui 1.286 artigiane, pari al 25.2%. 205 le attività artigiane gestite da giovani under 35 e 115 da straniere. I settori in cui operano le donne imprenditrici sono: costruzioni 3,7; manifatturiero 22,8; servizi alle imprese 21,4; servizi alle persone 51,8; altro 4,4.

Nel 2020 si contano 14.732 avviamenti di donne dipendenti contro le 16.684 del 2019 con un calo del 11,7% pari a 1.952 ingressi in meno nel mondo del lavoro. Dato positivo in controtendenza da segnalare, è il saldo positivo delle imprese artigiane femminili 2020 su 2019 con 31 unità in più. In Lombardia il saldo chiude in negativo con 72 imprese in meno.

La retribuzione media annua dei lavoratori dipendenti nella nostra provincia segna invece un gap ancora negativo: se mediamente un uomo guadagna 29.837 euro l’anno, le donne sono ferme a 18.562 euro.

IL SONDAGGIO VERSO L’8 MARZO 2021. E MOLTO OLTRE

I risultati del Sondaggio d’ascolto promosso dal Movimento donne impresa di Confartigianato Lombardia ‘Verso l’8 di marzo 2021. E molto oltre’, effettuato dal 25 febbraio al 3 marzo 2021, a cui hanno partecipato 340 imprenditrici lombarde di MPI e imprese artigiane permettono di raccontare una parte dell’effetto Covid-19 sul mondo delle donne-lavoratrici-imprenditrici. Innanzitutto le donne imprenditrici a capo di MPI e imprese artigiane “al tempo del coronavirus” si definiscono in prevalenza flessibili, multitasking e problem-solver.

Il 38,4% delle imprenditrici ritiene che lo shock pandemico ha reso molto difficile essere donna imprenditrice. Tale percentuale si alza al 41,3% per quelle imprenditrici che regolarmente si prendono cura di persone non autosufficienti e per quelle con figli, al 48,4% per quelle con bambini sotto i 5 anni e al 59,3% per quelle che attualmente hanno difficoltà elevate nel gestire tempi di vita e lavoro.

Partendo dall’idea che le imprenditrici potessero essere più sensibili ai temi della conciliazione, abbiamo indagato quali fossero le soluzioni adottate per agevolare dipendenti e collaboratori, donne e uomini, nella gestione dei tempi di cura: nel 43% dei casi concedono flessibilità dell’orario di lavoro, nell’11,6% dei casi concedono ai dipendenti uomini flessibilità maggiore per dargli modo di condividere con mogli/ compagne la gestione di tempo di cura e nel 6,6% dei casi concedono uno o più giorni di lavoro in smart working. Va tenuto conto che questa ultima soluzione spesso non è applicabile nelle piccole realtà o per tipo di attività svolta (es. acconciatore) o per necessaria presenza in azienda (es. attività in area produttiva). Il Covid-19, come noto, ha spinto la transizione digitale, ad esempio avvicinando un numero maggiore di individui all’utilizzo di strumenti digitali per effettuare molte attività quotidiane quali la spesa di prodotti alimentari, il pagamento di bollette, la prenotazione di visite mediche o altri appuntamenti, etc.

Dalla survey si rileva che gli strumenti digitali sono stati di massima importanza e di elevato supporto per lo svolgimento sia di attività di cura che lavorative, spesso sovrapposte, per il 67% delle imprenditrici. Quota che si alza al 70% per le imprenditrici che a causa della diffusione del virus hanno visto incrementare le difficoltà di gestione di attività di cura.

In particolare rispetto al periodo pre emergenza le imprenditrici hanno fatto maggior ricorso a strumenti digitali per: attività di impresa (46,3%), tempo individuale/personale (41,3%), svolgimento di attività di cura (35,5%) e attività domestiche (22,3%).

A fronte dell’evidenza che lo tsunami pandemico ha contribuito a dare visibilità maggiore alle disparità di genere, alla domanda “Come ridurre le differenze di genere?” le imprenditrici individuano come prioritario promuovere un’educazione socio-culturale per sradicare gli stereotipi di genere (52,9%), incrementare la presenza di donne in luoghi decisionali (governo, task force) (39,7%), introdurre un welfare aziendale volto ad armonizzare vita familiare e lavorativa (35,5%), ridurre il gap retributivo (32,2%) e ripensare i modelli di business e organizzativi delle imprese (31,8%).

Interpellate sulle prossime conquiste che vorrebbero raggiungere, le intervistate hanno indicato prevalentemente: autonomia, rispetto, maternità retribuita per indipendenti, cambiamento culturale, fiducia, considerazione, condivisione del tempo di cura, libertà di scelta, non dover scegliere tra lavoro e famiglia, tutele, opportunità, sicurezza, parità di competenze, più tempo, nessuna rinuncia e tranquillità.

La Presidente del Movimento Donne Impresa di Confartigianato Lombardia e Lecco, Elena Ghezzi, commenta così i risultati emersi dalla survey: “Le donne imprenditrici lombarde vogliono che il loro ruolo venga maggiormente riconosciuto, chiedono una reale integrazione, di essere valutate sulla base del merito, delle capacità e delle competenze. Nella maggior parte dei casi non chiedono un tipo di parità “da quote rosa”: tanto che alla domanda ‘Cosa ne pensa della frase del Presidente Draghi “Una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi” il 56,2% si dichiara completamente d’accordo. Crediamo sia necessario ripartire da una considerazione: per raggiungere la parità nel mondo del lavoro, dovremmo creare le condizioni perché ci sia reale condivisione anche nel lavoro di cura. È uno degli insegnamenti che ci lascia questa pandemia: la perdita più elevata di lavoratrici rispetto ai lavoratori in un momento di emergenza è un campanello d’allarme, che dovrebbe essere vissuto come un fallimento sul quale interrogarsi. È il segnale che qualcosa, nel mercato del lavoro, non sta funzionando. Vorremmo che questa esperienza potesse essere il punto di partenza per una riflessione più ampia verso un cambiamento, sociale e culturale, che vada nella direzione indicata dal nostro Presidente del Consiglio, la ricerca di una reale parità di condizioni competitive”.

NASCE UNA NUOVA IMPORTANTE COLLABORAZIONE
TECNICA PER LA STAGIONE 2021

Due aziende leader nei rispettivi settori s’incontrano per dare vita ad un’importante
partnership che toccherà gli “aspetti produttivi” e le “attività racing”
del marchio valsassinese

Nuova stagione e grandi novità per VENT, pronta a lanciare una gamma moto
completamente rinnovata sia dal punto di vista tecnico che estetico, oltre che nel rispetto delle normative
EURO5. Nove i modelli nei segmenti motard, enduro, cross e minicross, che sapranno conquistare un
pubblico davvero molto più ampio in stagione, a partire dai più piccoli di 5/6 anni e fino ai 18enni.

Tra le primissime iniziative della stagione, un grande passo che porta VENT ad una nuova importante
collaborazione tecnica con un marchio leader nel settore della lubrificazione di alta qualità e ad alto
rendimento quale è NILS. Un’azienda estremamente dinamica che in oltre 50 anni di attività, con il suo
laboratorio interno, ha maturato un know-how globale che le consente di mettere a disposizione della
propria clientela dalle più semplici alle più complesse applicazioni di fluid-management con il massimo
riguardo verso gli aspetti ecologici. Competenza e passione per le due ruote, così che nel loro sito
www.nilsyourbike.com è possibile trovare un’ampia gamma di prodotti per moto sviluppati per un uso
professionale ed ora disponibili anche sul mercato per i clienti finali.

VENT e NILS, una partnership tutta italiana che ha identificato una serie di prodotti dedicati che saranno
usati nel processo produttivo delle moto. VENT usufruirà così di prodotti di assoluto livello, per migliorare ancor
più le prestazioni dei propri veicoli.
Entrambe le aziende lavoreranno in stretta collaborazione per lo sviluppo di tutte le attività utili alla
valorizzazione di una partnership che ambisce a proseguire e crescere nei prossimi anni, anche in funzione
dei nuovi prodotti in arrivo sul mercato.
Grazie alla capillarità distributiva di NILS in Europa e nel mondo, VENT garantirà un ulteriore supporto al
partner raccomandando ai propri Distributori e Rivenditori la gamma prodotti del Brand, anche per le
attività di manutenzione e aftermarket.

Oltre all’Italia, VENT è oggi ben distribuita sul territorio europeo, con un focus particolare ai mercati Francia,
Austria, Germania, Olanda, Belgio, Spagna e Portogallo.
La collaborazione tra VENT e NILS si dedicherà anche alla parte sportiva, grazie allo storico e vincente DNA
racing dell’azienda di Introbio, con la partecipazione al Campionato Italiano Enduro – dove il Team Enduro
VENT vedrà in pista 10 giovani piloti in sella alle BAJA RR 50 e RR 125 Racing, tra cui un ufficiale VENT -, al
Campionato Nazionale Velocità Motard 100 e al Campionato Nazionale Terra - MX 50.
VENT è attiva sul sito www.ventmoto.it e sui canali Facebook (@officialventmoto), Instagram
(@official_ventmoto) e Youtube (Vent Moto). Hashtag ufficiali: #libericonVent #mechanicsofemotions
NILS è attiva con il proprio sito www.nilsyourbike.com e sui canali Facebook (@nilsSpa), Instagram
(@nils.lubricants) e Youtube (NILS - EXPERTS IN LUBRICANTS). Hashtag ufficiali: #nilsyourbike #nils
#expertsinlubricants.

“Il quadro è molto variegato, con differenze non solo tra settori e classi dimensionali, ma anche all’interno degli stessi comparti merceologici” - evidenzia il Presidente di Confindustria Lecco e Sondrio Lorenzo Riva. “I dati di Lecco e Sondrio mostrano indicatori in miglioramento rispetto a quanto rilevato nel primo semestre, nonostante il differenziale tendenziale con il 2019 resti negativo. Le previsioni sono invece positive, anche se si attestano su valori molto modesti. Come tutti sappiamo il 2020 è stato penalizzato dagli effetti generati dalla pandemia che ha causato distorsioni a livello mondiale e ha limitato gli scambi e lo vediamo bene anche sui nostri territori, esaminando in particolare i giudizi espressi riguardo l’andamento del fatturato tra ottobre e dicembre dello scorso anno. E se il mercato interno ha registrato dinamiche meno sfavorevoli, l’export ha mancato di dinamicità, limitando le nostre possibilità di crescita. Una criticità, questa, che le aziende dei nostri territori hanno dovuto affrontare lo scorso anno ma che sta avendo effetti anche in questo periodo ed è probabilmente destinata a perdurare anche per i prossimi mesi. Fra l’altro una delle conseguenze maggiormente penalizzanti per il nostro sistema produttivo è il forte rincaro delle materie prime, con quotazioni fortemente al rialzo senza apparenti motivazioni di mercato”.

“Ora è necessario invertire la tendenza e per questo servono decisioni e misure efficaci - continua Lorenzo Riva - focalizzate sul sostenere la crescita e gli investimenti, il rilancio del manifatturiero e dell’industria. Ovviamente un ruolo chiave nei prossimi mesi lo avranno anche le misure di contrasto alla pandemia e, in particolare, la campagna vaccinale”.

“L’occupazione ha sostanzialmente tenuto durante il secondo semestre 2020, almeno per il settore manifatturiero - commenta il Direttore Generale di Confindustria Lecco e Sondrio, Giulio Sirtori - mentre sappiamo che il settore del turismo ha purtroppo dovuto subire effetti molto pesanti”. “Le previsioni sull’andamento occupazionale per il nostro territorio sono abbastanza confortanti - continua Giulio Sirtori - con una prevalenza del giudizio di espansione dei livelli rispetto a quello di diminuzione. Tuttavia, a livello generale quello dell’occupazione resta senza dubbio un tema caldo e sappiamo che il nodo del blocco dei licenziamenti è fra quelli più importanti da sciogliere in questo periodo, anche perché non è pensabile rinviare ulteriormente riorganizzazioni, investimenti e assunzioni. Inoltre, sempre in materia di occupazione, restano da definire la riforma degli ammortizzatori sociali e quella delle politiche attive del lavoro”.

Sul fronte della domanda, il quadro per le aziende di Lecco e di Sondrio assume toni simili a quanto esaminato congiuntamente. Il raffronto con il corrispondente semestre del 2019 indica una diminuzione tendenziale del 3% (la variazione registrata nei primi sei mesi del 2020 rispetto ai dodici mesi precedenti era risultata pari al -14,2%).

La congiuntura con il semestre gennaio-giugno 2020 si attesta invece a +1,9%, dato che disattende le aspettative negative espresse in occasione della precedente edizione dell’Osservatorio (-3,2%).

Le realtà lecchesi e sondriesi indicano di attendersi, per la prima metà del nuovo anno, un incremento della domanda pari dell’1,6%.

Per quanto attiene l’attività produttiva, per le imprese di Lecco e di Sondrio si rilevano dinamiche in linea con lo scenario dei tre territori, nonostante le variazioni riscontrate su entrambi gli orizzonti temporali di analisi assumano entità più contenuta.

Il confronto con la seconda metà del 2019 evidenzia una diminuzione tendenziale del 2,2% (la variazione misurata tra gennaio e giugno 2020 rispetto al corrispondente semestre 2019 si era attestata invece a -13,7%).

Il raffronto con i precedenti sei mesi rivela invece un incremento congiunturale dell’1,8%, dato che disattende le previsioni negative formulate in occasione della precedente edizione dell’Osservatorio, indicanti invece -2,7%.

La fase di recupero che ha caratterizzato la seconda metà dello scorso anno è attesa proseguire anche per i primi sei mesi del 2021. Le aziende lecchesi e sondriesi prevedono un aumento dell’attività che in media si attesta al +3,1%.

La capacità produttiva mediamente utilizzata nel secondo semestre del 2020 rivela una contrazione di cinque punti percentuali rispetto ai livelli della prima metà dello stesso anno (66,4% tra gennaio e giugno) e si attesta a quota 61,4%.

Al pari di quanto esaminato a livello generale, il quadro delle aziende lecchesi e sondriesi si presenta alquanto variegato e mostra differenze sia esaminando la dimensione aziendale, sia i settori merceologici di appartenenza.

Nel dettaglio, le realtà di piccole dimensioni (63,3%) rivelano un maggior ricorso agli impianti rispetto alle imprese con oltre 50 occupati (58,3%).

A livello settoriale, il tasso di utilizzo cresce via via passando dall’ambito tessile (48,6%), a quello degli altri settori (56,8%) fino ai comparti metalmeccanici (68,3%).

Il contributo della produzione realizzata in outsourcing determina un’ulteriore quota del 7,1% che risulta legata, nella maggior parte dei casi, a collaborazioni con imprese italiane (6,1%).

L’indicatore associato al fatturato mostra, per le aziende lecchesi e sondriesi, evoluzioni sovrapponibili a quanto analizzato a livello generale per il campione dei tre territori e per gli indicatori di domanda e produzione.

Anche in questo caso, infatti, i dati rivelano un modesto miglioramento congiunturale ma, allo stesso tempo, una diminuzione tendenziale.

La variazione a dodici mesi, cioè rispetto ai livelli di fatturato del semestre luglio-dicembre 2019, si attesta al -4,7% (nel primo semestre 2020 il divario con la prima metà del 2019 era risultato pari al -12,5%).

Il dato congiunturale determinato attraverso il confronto con il periodo gennaio-giugno 2020, quando era stata rilevata una contrazione del 5,9% sui sei mesi precedenti, si attesta a +1,9%, al di sopra delle aspettative (-2,6%) raccolte in occasione della precedente edizione dell’Osservatorio.

Secondo le previsioni formulate dalle realtà del campione, i primi sei mesi del nuovo anno dovrebbero segnare incrementi, seppur limitati, del fatturato; la variazione media attesa risulta pari a +1,4%.

Nel secondo semestre 2020 circa un terzo (32,6%) delle vendite realizzate dalle imprese lecchesi e sondriesi ha riguardato l’export.

La struttura geografica del fatturato evidenzia la primaria importanza dei paesi dell’Europa Occidentale, area che assorbe una quota pari al 17,7% del fatturato totale.

Seguono per importanza l’Est Europa (3,6%), i BRICS (3,1%), gli Stati Uniti (1,8%), l’Asia Occidentale (1,7%) e l’America Centro-Meridionale (1%) mentre nei restanti paesi è generato complessivamente il rimanente 3,7%.

Secondo i pareri qualitativi formulati riguardo la dinamica delle vendite negli ultimi tre mesi del semestre, in particolare tra ottobre e dicembre 2020, si riscontrano dinamiche divergenti tra mercato interno ed export.

Nel primo caso le indicazioni risultano prevalentemente orientate alla crescita (48,1%) mentre la stabilità (26,7%) e la diminuzione (25,7%) incidono meno.

Con riferimento all’export, invece, le imprese segnalano una stabilità degli scambi nel 37,5% dei casi, una maggior intensità nel 30,1% e una riduzione nel restante 32,4%.

Per quanto attiene le materie prime, le aziende di Lecco e di Sondrio rivelano di aver dovuto far fronte ad aumenti nelle operazioni di approvvigionamento delle materie prime.

Lo scenario è stato caratterizzato da una generale stabilità sino alla prima metà del secondo semestre, mentre nel periodo ottobre-dicembre si sono verificate crescite nei listini di fornitori. Nel dettaglio, negli ultimi tre mesi dell’anno sono stati registrati aumenti fino al 5% per oltre una realtà su quattro (25,7%) e incrementi superiori (ovvero oltre il 5%) per circa una realtà su cinque (18,4%).

Nel 46,4% dei casi le quotazioni delle materie prime sono state ritenute stabili mentre nel restante 9,5% è stata comunicata una diminuzione dei listini (nel 2,9% una riduzione fino al 5% e nel 6,6% una variazione negativa più ampia).

Secondo i giudizi espressi dalle imprese lecchesi e sondriesi riguardo l’andamento occupazionale, nella seconda metà del 2020 è delineabile un quadro di diffusa stabilità.

A fianco del 71,3% di imprese che comunicano un mantenimento della propria forza lavoro, si registrano indicazioni di crescita (15,7%) e diminuzione (13%) che assumono entità simili e tendono a bilanciarsi tra loro.

Tra le realtà del campione la situazione rivela differenze che si colgono sia dal punto di vista della dimensione aziendale, sia per quanto riguarda la categoria merceologica di appartenenza.

Sebbene l’indicazione prevalente sia stata quella di conservazione dei livelli occupazionali (in media comunicata nei due terzi dei casi), le imprese di medie dimensioni hanno segnalato un maggior orientamento alla crescita occupazionale rispetto alla diminuzione, mentre per le realtà fino a 50 occupati il quadro delineato è stato l’opposto. A livello settoriale, le aziende metalmeccaniche hanno rivelato una diffusa stabilità confermata dal bilanciamento tra i giudizi di crescite e di riduzione, quelle tessili hanno indicato una diminuzione mentre quelle degli altri settori un’espansione dei livelli.

Le ipotesi formulate riguardo l’andamento dell’occupazione nella prima metà del 2021 si confermano orientate ad una diffusa conservazione dei livelli (68,3%), a fianco della quale è rilevabile una maggior incidenza di giudizi di crescita (21,3%) rispetto a quelli di diminuzione (10,3%).

A un anno dallo scoppio della pandemia che ha travolto l’economia mondiale, qual è lo stato di salute delle MPMI lecchesi e quali le previsioni per i prossimi mesi da parte degli imprenditori artigiani?

A rispondere al sondaggio promosso da Confartigianato Lombardia, oltre 250 micro-piccole imprese e imprese artigiane. Al centro della survey, tematiche quali la dinamica passata (2020) e futura (primi nove mesi 2021) del fatturato, previsioni di recupero livelli fatturato pre-Covid, strategie di risposta alla crisi, Superbonus 110%, effetto Brexit, digitalizzazione, Piano Transizione 4.0 e gap di genere.

“La fotografia che emerge dall’indagine che riguarda il nostro territorio – commenta Daniele Riva, presidente Confartigianato Imprese Lecco – è quotidianamente sotto gli occhi della nostra Associazione. Come risulta dai dati, constatiamo che una buona fetta di imprenditori che afferiscono alle aree più colpite dai vari lockdown e zone rosse, è riuscita a far fronte alla prima parte dell’emergenza grazie a un po’ di fieno in cascina derivante da gestioni oculate delle attività. Ma adesso la benzina sta terminando e davvero in molti non sanno più come andare avanti. La ripartenza è quindi necessariamente legata agli investimenti che il nuovo Governo farà sugli artigiani e sulle piccole e medie imprese che rappresentano il 94% del sistema produttivo. Non possiamo permetterci di attendere i tempi infiniti visti nel passato e non possiamo perdere la storica occasione di utilizzare bene le risorse del Recovery Plan per cambiare ciò che non va. Alle misure emergenziali a sostegno delle imprese colpite dalle restrizioni imposte dalla pandemia vanno fatti seguire rapidamente nuovi interventi strutturali: riduzione della pressione fiscale sui redditi Irpef e snellimento degli adempimenti tributari, riforma della Pa all’insegna della semplificazione e della gestione manageriale al servizio dei cittadini. Contemporaneamente ci aspettiamo investimenti in infrastrutture materiali e immateriali di collegamento delle persone, delle merci e delle informazioni, puntando sugli appalti ‘a Km zero’ e sugli incentivi, come il superbonus 110%, per la riqualificazione del patrimonio edilizio. Per le piccole imprese – conclude Riva – va anche facilitato l’accesso a nuovi strumenti di finanza d’impresa, alla ricerca e all’innovazione digitale e tecnologica, ai progetti di transizione ecologica e di internazionalizzazione, agli interventi per la formazione e il trasferimento d’impresa e di competenze ai giovani, a partire dal rilancio dell’apprendistato quale canale privilegiato di ingresso nel mondo del lavoro. Sono tutti temi su cui la nostra Associazione di categoria sta sviluppando alcuni servizi che definiamo “potenziati”, come il nuovo Sportello Casa e il nuovo Ufficio Estero presentato la scorsa settimana. Abbiamo numerose attività ai blocchi di partenza per essere ancora più vicini alle nostre imprese e sostenerle in quella che non stento a definire una vera e propria guerra”.

I dati più importanti della survey

Nel 2020 il calo medio complessivo del fatturato per le MPI lecchesi, rispetto al 2019, si attesta al -23,4% rispetto al 25,8% della media regionale. Per la prima metà dell’anno in corso le imprese prevedono invece una riduzione dei ricavi del -13,4%.

Le categorie di MPI che segnalano perdite più pesanti (superiori del 30%) di fatturato nel 2020 rispetto al 2019 sono: trasporto persone, alimentari (rosticcerie/cibi d’asporto, birrifici, etc.), moda, area benessere 8acconciatorim centri estetici) e grafici. Sono le stesse imprese che prevedono di iniziare l’anno 2021 registrando variazioni tendenziali del fatturato negative e più ampie rispetto alla riduzione media.

Se le imprese di micro-piccola dimensione che esportano, nel 2020 rispetto all’anno precedente, segnano cali di fatturato in linea con quello medio, quelle che sia in modo diretto che in modo indiretto intercettano la domanda turistica registrano invece una riduzione più ampia, anche in questo caso superiore al 30%.

Aumenta l’incertezza e si allungano i tempi di recupero del fatturato pre-Covid – Rispetto alla capacità delle MPI di recuperare i livelli di fatturato pre-Covid, il 48,9% esprime incertezza rispetto all’andamento futuro del mercato e dichiara quindi di non essere in grado di prevedere quando avverrà il recupero. Incertezza che deteriora le aspettative degli imprenditori sulla base delle quali si parametra la domanda di lavoro e quella per investimenti.

La restante quota (51,1%) di imprenditori in media prevede di poter recuperare i livelli di fatturato pre-emergenza sanitaria entro la prima metà del 2022, più precisamente nel mese di marzo, spostando ancora in là il traguardo di recupero previsto per la seconda metà del 2021 (nello specifico nel mese di ottobre) nella survey precedente, svolta a settembre 2020.

Il 41,9% delle MPI lecchesi teme per la propria attività – Il 41,9 % delle MPI lecchesi risentono in modo particolare delle conseguenze della pandemia – domanda interna debole e in trasformazione, calo del potere d’acquisto dei consumatori finali, alternanza continua di chiusure e aperture – tanto da temere seriamente di riuscire a superare la prima metà dell’anno in corso. Si tratta di imprese vitali, che nonostante tutto sono riuscite a sopravvivere allo shock conseguente alla diffusione del virus fino ad ora, ma che adesso, trascorso quasi un anno, devono fare i conti con un mercato ancora non favorevole al loro business (trasporto persone, rosticcerie/cibo d’asporto, birrerie, etc.). Va tenuto conto che queste MPI, che oggi si trovano davanti un mercato che risente ancora delle limitazioni per il contenimento della pandemia, avrebbero quasi certamente ancora spazio nel mercato post pandemia.

Le MPI lecchesi  pronte a cambiare per affrontare il futuro – Rispetto al prossimo futuro, l’ 80,1% delle imprese che hanno partecipato al sondaggio intende affrontare i prossimi mesi introducendo almeno un cambiamento, in particolare: ampliare il numero di committenti, attivare nuovi canali di vendita, produrre nuovi beni e offrendo nuovi servizi non connessi all’emergenza, entrare in nuovi mercati, diversificare la produzione, accelerare la transizione digitale e attivare nuove relazioni d’imprese (reti d’impresa, ATI, etc.) . Quote più elevate di MPI che intendono affrontare i prossimi mesi mettendosi in gioco e introducendo almeno un cambiamento si rilevano per panetterie, rosticcerie/cibi da asporto e ristorazione, taxi e NCC, pasticcerie, ICT Information and Communications Technology (servizi informatici), fabbricazione di macchinari, comunicazione, grafici e fotografi, bevande, distillerie e birrifici, moda (tessile, abbigliamento, calzature, occhiali e gioielleria) e noleggio autobus con conducente.

7 imprese su 10 appartenenti a questi settori risultano essere proprio le “principali vittime” dello shock pandemico, in quanto registrano cali maggiori di fatturato 2020 e quote più elevate di imprese che segnalano seri rischi di sostenibilità dell’attività fino a metà anno 2021.

Il 19,2% delle MPI intende usufruire di una o più misure del Piano Transizione 4.0 – La quota di MPI che esprime l’intenzione di voler usufruire delle misure e risorse messe in campo dal Piano Transizione 4.0 si attesta al 19,2%. Tra coloro che non intendono farne uso, un 5,5% ne ha usufruito in passato.

Sale la quota di MPI digitalizzate – Confrontando la quota di imprese che ricorreva (pre pandemia) e che ricorre (oggi, post pandemia) a uno o più strumenti digitali si osserva che a seguito del diffondersi del virus, tutti gli strumenti informatici hanno migliorato le proprie performance, in particolare l’uso di piattaforme per le canference call e la formazione online.

Superbonus 110%, visto come un’opportunità dal 39,7% delle MPI delle Costruzioni – Ad oggi il 7% delle MPI ha effettuato o prevede di effettuare ristrutturazione di immobili aziendali usufruendo del bonus 110%. Si tratta di attività allocate in condominio i cui soggetti titolari di reddito d’impresa possono usufruire del bonus in relazione alle spese sostenute per interventi realizzati sulle parti comuni degli edifici, qualora partecipino alla ripartizione delle spese in qualità di condomini.

Mentre dal lato dell’offerta la quota di imprese delle Costruzioni che ritengono il Superbonus 110% un’opportunità d’impresa si attesta al 39,7%. Delle MPI del settore il 13,8% ha già ricevuto segnali di mercato di utilizzo del superbonus, dai primi contatti e preventivi, fino all’inizio lavori. Tra queste, tuttavia molte imprese segnalano il ritardato inizio delle attività a causa di problemi burocratici, legati a sanatorie ad esempio, e la mancata risposta di uffici comunali e pubbliche amministrazioni. Va tenuto conto che tale difficoltà viene segnalata da quote maggiori di imprese che risiedono in comuni con oltre 10.000 abitanti.

Per il 20,1% delle MPI lecchesi le Olimpiadi potranno fare da volano per la ripresa futura – Per 1 MPI su 5 le attività preparatorie e l’evento stesso delle Olimpiadi 2026 potranno rappresentare un’opportunità di sviluppo per l’impresa. Tale quota si alza se consideriamo le sole imprese che intercettano direttamente o indirettamente la domanda turistica. A livello settoriale le MPI che vedono nell’evento un’opportunità anche di ripresa sono per lo più: Taxi e NCC, Noleggio autobus con conducente, Bevande, Distillerie e Birrifici e Comunicazione: grafici e fotografi. Quattro dei settori che hanno subito in modo più pesante lo tsunami pandemico.

Il Covid-19 contribuisce ad allargare il gap di genere – Le imprese femminili hanno subito una perdita maggiore di fatturato (-27,8%), calo dovuto anche al fatto che le imprese femminili si concentrano per lo più in settori fortemente colpiti dalla crisi Covid-19, per esempio quello del benessere e quello della moda. Va inoltre segnalato che tra gli imprenditori con figli e/o persone non autosufficienti di cui prendersi cura a segnalare di riscontrare maggiori difficoltà nella gestione sono proprio le donne (sono il 34,3% le imprenditrici con figli o altre persone di cui prendersi cura vs 23,8% degli uomini). Ciò influisce in maniera negativa sui risultati d’impresa, difatti le donne con figli e/o altre persone di cui prendersi cura che segnalano difficoltà nella gestione, segnano un calo di fatturato più elevato della media. Tale risultato è anche conseguenza del fatto che i servizi a disposizione, di supporto alle attività di cura, non risultano in molti casi pienamente soddisfacenti.

Oscar Riva, presidente di Federmoda Lecco: "Stagione rovinata: abbiamo lavorato a singhiozzo perdendo una settimana decisiva a gennaio"

La stagione dei saldi invernali non ha portato grandi risultati ai negozi di abbigliamento e calzature lecchesi. Dopo le chiusure del periodo di Natale, la speranza era di poter provare a riscattare mesi difficili. Ma il sogno si è infranto contro una realtà fatta di restrizioni (a posteriori decise anche in modo sbagliato) che hanno penalizzato un comparto in sofferenza. "E' stato un lavoro portato avanti a singhiozzo e questo ci ha danneggiato ulteriormente - spiega il presidente di Federmoda Lecco, Oscar Riva - La stagione, già rovinata dalle chiusure di novembre e dicembre, è stata definitivamente compromessa dalla zona arancione. Senza contare che abbiamo perso la settimana migliore di gennaio con una chiusura totale arrivata per sbaglio: oltre il danno anche la beffa! Il bilancio dei saldi? Negativo. Chiaramente con il ripristino della zona gialla le persone sono tornate a potersi muovere e quindi anche i nostri negozi hanno visto un aumento dei clienti. Ma è chiaro che con l'accumularsi della merce e avvicinandosi il periodo primaverile gli esercizi hanno dovuto puntare su forti sconti. Il futuro? Bisogna sperare che la vaccinazione proceda a passo spedito". Poi Oscar Riva aggiunge una riflessione sulle novità Cashback e Lotteria degli Scontrini: "Sicuramente hanno "creato movimento". Dal nostro punto di vista qualsiasi intervento che aiuti i negozi di vicinato è positivo e ben accetto. Non abbiamo alcun pregiudizio rispetto alla moneta elettronica, ma come sistema Confcommercio continuiamo a evidenziare un problema che ancora non è stato risolto, ovvero il peso delle commissioni. Come Federmoda continueremo la nostra azione perchè ci siano date risposte concrete da parte delle banche".

Tornando ai saldi invernali, secondo un'indagine di Federazione Moda Italia, a gennaio il dato delle vendite è sceso in picchiata rispetto a gennaio 2020 con  abbigliamento, calzature e accessori a -41,1% in media. Quasi il 90% dei negozi (88,9%) ha infatti dichiarato di aver subito un calo delle vendite rispetto allo stesso periodo del 2020. Il 7,7% ha registrato una stabilità e poco più del 3% (3,4%) un incremento.  Ad aver penalizzato moltissimo queste categorie di esercizi sono stati diversi fattori che hanno letteralmente "tartassato" a gennaio il settore moda. A cominciare dai 5 giorni di chiusura obbligata agli inizi di gennaio dal 1 al 6 gennaio, a eccezione del 4, di tutte le attività del comparto, con eccezione, in via veramente residuale, di poche attività relative alla vendita di prodotti di prima necessità (negozi di intimo; abbigliamento bimbo e calzature bimbo) o articoli per la pratica dello sport. A giocare a sfavore anche l'inserimento di alcuni territori (compresa per errore la Lombardia, ndr) in fascia rossa, con negozi di moda chiusi proprio nel bel mezzo dei saldi. E ancora le restrizioni agli spostamenti tra Regioni ed addirittura tra Comuni. Senza dimenticare il grande utilizzo dello smart working nel pubblico e nel privato, il minor reddito disponibile dei consumatori, la totale assenza del turismo e, non ultimo, il venir meno delle occasioni d'incontro di lavoro e nel privato.

Pagina 3 di 5