In Valsassina se ne trovano dovunque: nei boschi, ai margini di prati e campi, lungo le rive di torrenti e ruscelli, fino a circa 1500 metri di altitudine. L’immagine riprodotta qui sopra, che ritrae alcuni organi riproduttivi maschili in veste invernale, è stata “colta” lungo il tratturo che collega la località Sceregalli alla pista ciclabile. Si tratta, molti l’avranno già capito, degli amenti di un nocciolo, pianta di antichissima nobiltà, nota e utilizzata da oltre diecimila anni in tutto il bacino del mediterraneo.
I botanici, in ossequio all’indiscussa autorità dell’onnipresente Linneo, la chiamano Corylus avellana. Il termine generico deriva dal greco κόρυς (korus) “elmo” forse a causa della forma del frutto. Ma secondo altri l’etimologia del genere potrebbe trarre origine dal termine celtico kurl che sta a indicare specificamente la nocciola. Esiste anche un’altra indicazione etimologica in base alla quale il vocabolo radicale è il latino “nucleus” (gheriglio, nucleo) in riferimento proprio al contenuto del frutto del noce: “nux”; da cui nocciola, vale a dire “piccola noce”. L’origine dell’appellativo specifico trova invece radice dal luogo nel quale anticamente si producevano questi frutti: Avellana, un comune in provincia di Avellino; onomastica certamente indicativa dell’importanza che un tempo ricopriva nell’economia locale il nocciolo. Per questo, in una famosa poesia dannunziana i pastori abruzzesi “Rinnovato hanno verga d’avellano”, ricavando da un ramo di nocciolo un sottile bastone per governare le greggi. La pianta del nocciolo è molto longeva poiché, nonostante i rami abbiano una vita di 50/60 anni, le radici sono in grado di sopravvivere e germinare per centinaia di anni.
Per questo, anticamente, il nocciolo era considerato simbolo di immortalità. Si tratta di un frutto (di cui l’Italia è il secondo produttore al mondo) dalle notevoli proprietà nutritive grazie all’elevato contenuto di sostanze grasse, proteine, vitamine, potassio, magnesio e calcio. Dalle foglie si ricavano tisane mentre l’olio di nocciola è utilizzato in ambito cosmetico. Anche la medicina tradizionale riconosce alla nocciola caratteristiche curative fra le quali effetti astringenti, coagulanti, febbrifughi. Significativamente il cosiddetto “bastone di Asclepio” (tradizionale simbolo della pratica farmaceutica) rappresenta un serpente attorcigliato attorno a un ramo di nocciolo. Pare inoltre che preparati a base di foglie e corteccia di nocciolo abbiano la capacità di attenuare problemi cardiovascolari, ipercolesterolemia e di ridurre la presenza di trigliceridi a livello ematico. Il nocciolo possiede anche rilevanza storica poiché, durante gli episodi bellici dei primi anni del XIX secolo, le sanzioni napoleoniche avevano interrotto l’importazione di generi alimentari voluttuari di provenienza inglese fra i quali il cacao. Così i piemontesi escogitarono un sistema per produrre un surrogato del cioccolato elaborando una “pasta” a base di nocciole, ancora oggi famosa. Un’ultima notazione: pare che in Piemonte, ancora oggi, bacchette di nocciolo siano a volte usate dai rabdomanti per individuare la presenza di acqua nel sottosuolo.