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Valbiandino.net : notizie dalla Valsassina e non solo...

Domenica, 25 Aprile 2021 07:43

Celebriamo il 25 aprile, Festa nazionale della Liberazione

Sono passati 76 anni dal 25 aprile 1945. Ma ancora oggi la Liberazione è una festa da ricordare e celebrare.
Il 25 aprile rinvia al coraggio, alla lotta e al sacrificio di tante donne, uomini, giovani che in forme e modi diversi si batterono contro la dittatura e l'occupazione. Un evento che porterà nelle case e nelle coscienze di tutta Italia la centralità della Resistenza nella conquista della libertà e nel processo di ricostruzione materiale, democratica e civile del Paese dopo gli incalcolabili danni – guerra, miseria, leggi razziste, stragi contro innocenti – provocati dal fascismo e dal nazismo. Queste ideologie di violenza e prevaricazione ancora oggi sopravvivono nelle frequenti espressioni e azioni di odio e razzismo, in particolare nella comunicazione web e social.

Proprio per questo come Sindacato confederale non ci stancheremo mai di parlare delle lavoratrici e dei lavoratori che contribuirono alla Liberazione, con scioperi e sabotaggi, aiutando fattivamente l’azione partigiana, indebolendo il regime dittatoriale. Un nome su tutti, Giuseppe “Pino” Galbani, arrestato a seguito degli scioperi del 7 marzo 1944 insieme ad altri quaranta operaie e operai e successivamente deportato a Mauthausen. Tra i pochissimi sopravvissuti, tornò a Lecco a fine giugno del 1945 e fu testimone instancabile degli orrori della Shoah.
Siamo ancora nel vivo del dramma pandemico – con una nuova accelerata dei contagi che ha prodotto la necessaria chiusura di tante regioni - e non sappiamo quando il futuro prossimo potrà riservarci un ritorno alla vita normale. Oggi è difficile “festeggiare”, ma è doveroso riflettere, essere solidali con chi sta soffrendo e con coloro che cercano di salvare tante vite, con un sacrificio personale di grande rilievo e di grande pericolosità. Il 25 aprile può e deve costituire ancora uno stimolo alla speranza, alla vitalità delle idee, alla partecipazione.

Ma se la memoria deve essere prima di tutto conoscenza e consapevolezza, il 25 aprile dobbiamo necessariamente guardarci attorno e pensare al futuro, che per molti si profila pessimo, estremamente difficile, fortemente pericoloso. Sono già fin troppo evidenti gli effetti economici e sociali di questa pandemia, che si aggiungono alla grave crisi economica del 2008. E come sempre (l’esperienza degli anni Venti insegna) situazioni del genere sono molto pericolose per la stessa democrazia.
“Festeggiare” il 25 aprile significa ancora oggi capire anche il presente e prepararci per l’avvenire. Perché toccherà di nuovo ai più consapevoli (e speriamo siano la maggioranza del Paese) prendere in mano il destino proprio e quello della nazione, combattendo le disuguaglianze e la povertà, creando condizioni di lavoro e di vita improntate ad una profonda socialità. Occorrerà un impegno fortissimo di quanti amano la libertà e credono nella Costituzione, fare tutto il possibile per fronteggiare non solo i guasti della pandemia , ma anche i problemi economici e sociali correlati che stanno affliggendo il Paese.
Facciamo appello allora a tutti gli Amministratori, ai Dirigenti scolastici e a tutti i media, affinché ognuno nel proprio ambito e con senso di responsabilità, contribuisca attivamente alla celebrazione di questo momento di unità nazionale intorno ai valori e ai principi dell'antifascismo, fondativi della Repubblica e della Costituzione.

Buon 25 aprile a tutte e a tutti!

 

il Segretario Generale della Cgil Lecco
Diego Riva
il Segretario Generale della Cisl Monza Brianza Lecco
Mirco Scaccabarozzi
il Segretario Generale della Uil del Lario
Salvatore Monteduro
il Presidente di Anpi provinciale di Lecco
Enrico Avagnina

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Domenica, 25 Aprile 2021 07:38

25 APRILE

in Video

25 Aprile 1945: è la data in cui si festeggia la Liberazione dell'Italia dal nazifascismo.

 

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Sabato, 24 Aprile 2021 15:58

I "NOSTRI" MEDICI SENZA FRONTIERE

Ebbene sì, lo ammetto. Sono un assiduo telespettatore dei “medical drama”: Grey’s Anatomy, The Good Doctor, The Resident, non me ne lascio sfuggire una puntata. Forse che da piccolo sognassi di fare il medico? No, per quelli nati nella mia epoca l’ambizione quasi unica era diventare astronauta e andare sulla Luna. Perché vi dico questo? Non lo so di preciso, ma forse con il tempo riuscirò anch’io a capirlo.

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Stamattina ho fatto un salto a Pratobuscante.

Attorno e dentro la palazzina che in estate ospita il ristorante della Sagra (e che la Ceresa srl ha ben volentieri concesso in uso) fervevano i lavori di allestimento del polo vaccinale che verrà inaugurato lunedì a mezzogiorno.

Gazebi all’esterno, tavoli e arredi pronti per essere utilizzati all’interno, pareti in cartongesso a delimitare gli “ambulatori”: tutto dovrà essere (e sarà) pronto in tempo per consentire a operatori sanitari e medici di continuare a combattere la guerra alla pandemia e farlo proprio da qui, dai Posti Bellissimi.

Già, i medici. I “nostri” medici.

Gli stessi che hanno vaccinato al presidio di Introbio, che hanno dato dimostrazione di essere davvero al servizio della gente, la “loro” gente, cioè noi.

In questo anno e mezzo, pensateci bene, la nostra percezione nei loro confronti è radicalmente cambiata. Dico in generale, ovviamente, perché se vai a farti visitare devi farlo in fiducia e con stima.

Ma, forse, il più delle volte finiva lì, probabilmente anche perché andare dal dottore comporta avere problemi che, una volta superati, si fa di tutto per dimenticare. E, lo sappiamo bene che da “ol dotor l’è mej sta ala larga”.

Poi è arrivato il Covid e molti medici si sono sacrificati. Solo in Italia ne sono morti circa 360, la popolazione di un piccolo paese di montagna, ed alcuni di loro erano già in pensione e avevano voluto rimettersi in gioco per aiutare i colleghi esausti.

Poi è arrivato il Covid e i “nostri” medici (alcuni dei quali lo hanno sperimentato sulla loro pelle) hanno alzato la mano e risposto presente. Insieme, come una squadra, senza sceneggiatura alla Grey’s, affrontando giorno per giorno l’evolversi della situazione, stando vicino ai loro pazienti, seguendo un copione che se sei medico hai già scritto nella mente e nel cuore, altrimenti avresti fatto, che so?, l’astronauta.

E noi, tutti indistintamente, ci siamo improvvisamente ri-accorti di loro, i “nostri” medici senza frontiere che qui, proprio qui e non lontano migliaia di chilometri, hanno scelto di svolgere la loro missione.

Non sulla Luna, ma al Presst, nei loro ambulatori e, da lunedì, al Pratobuscante.

Silvia, Eleonora, Valeria, Libero, Antonio, Giampiero, Attilio hanno dato ciascuno dodici ore di disponibilità alla settimana e quindi li ritroveremo anche alla Fornace, continuando comunque a garantire la normale attività ambulatoriale. 

Cosa dire, credo a nome di tutti, se non grazie?

Riccardo Benedetti

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Sabato, 24 Aprile 2021 08:16

LA RESISTENZA IN VALSASSINA

in Cultura

“Alto la`, chi va la` !”
Il comando secco di un milite assonnato (erano le 3 di notte) schiocco` nel buio, la mitraglietta puntata verso il camion. Era la notte del 2 Giugno 1944.
“Cademartori, milite” rispose l`autista dal finestrino, senza dimenticare di porgere la tassa da pagare ad ogni passaggio, una stecca di sigarette “Nazionali”.
Non era la prima volta che i camions della Cademartori passavano ad ore cosi` notturne: bisognava rifornire Milano, e di giorno il viaggio era troppo pericoloso, poteva essere interrotto da qualche maledetto bombardamento inglese.
Il posto di blocco era posto sul Ponte Chiuso di Introbio, e i militi della GNR (Guardia Nazionale Repubblicana) stazionavano nel casottello ancora oggi esistente all`inizio del vecchio Ponte, costruito negli anni Trenta e demolito nel 2010, dove oggi comincia la ciclabile da Pasturo a Introbio.
Un punto temuto, strategico per controllare tutti i movimenti da e per la Valsassina.
Il milite non poteva sapere che dentro i due scalcinati camions Fiat che stavano passando sotto i suoi occhi, nascosti tra le confezioni di robiole e di taleggi, stavano acquattati una ventina di partigiani disposti a tutto.

Non era stato facile convincere Guido Cademartori, gia` Podesta` di Introbio ( e padre di Lino), a prestare i camions ai partigiani per quest`operazione.

“Se mi scoprono passo dei guai” , l`imprenditore introbiese era molto titubante.
“Questi non scherzano – disse riferendosi ai nazifascisti – se scoprono che vi ho aiutato potrebbero anche fucilarmi !”.

“Non ti preoccupare Guido – rispose Mario Cerati, il Capitano degli Alpini che guidava la spedizione - te li lasceremo intatti a Balisio e nessuno sapra` che ce li hai prestati”.

Come molti italiani che ormai avevano aperto gli occhi riguardo alle fandonie raccontate, o meglio urlate da Mussolini dal suo balcone romano di Palazzo Venezia, anche Cademartori era diventato molto scettico sulle prospettive di un Fascismo che non voleva decidersi a lasciare il posto a un`Italia molto diversa. L`Impero, le ambizioni coloniali, la grande Italia: cosa era rimasto di tutto questo ?
Un`Italia assoggettata dai Tedeschi e cumuli di macerie sotto i bombardamenti.

Anche i Carabinieri avevano aiutato i Partigiani, consegnando loro quelle poche pistole e i pochi fucili disponibili.

Non e` molto noto, ma la Resistenza italiana, soprattutto agli inizi, fu in buona parte originata da due corpi d`Armata speciali: gli Alpini, furiosi con il Regime Fascista per come era stata male organizzata la spedizione dell`Armir in Russia, 200.000 uomini inviati tra fanfare e bandiere nell`estate del 1942. I pochi sopravvissuti, meno di un quarto di quelli partiti, ritornati l`anno dopo da quell`inferno contribuirono non poco a far crollare il residuo consenso a un regime che aveva dimostrato tutti i suoi limiti e le sue incapacita`.

Molti, come appunto Mario Cerati o il Tenente Battista Todeschini di Premana, passarono ai Partigiani dopo l`8 Settembre 1943 per timore di essere rispediti al fronte a combattere insieme ai Tedeschi, che in Russia si erano rifiutati persino di soccorrere i feriti degli alleati “kameraten” italiani !

L`altro corpo speciale era quello dei Carabinieri: l`ostilita` con Mussolini era nata dopo il suo ritorno a Roma, una volta liberato dai paracadutisti di Von Student sulla sommita` del Gran Sasso.
Il Duce, che gia` in gioventu` era stato piu` volte messo in manette dai militari dell`Arma in quanto “esagitato agitatore molto ambizioso” (come e` scritto in un verbale dei Carabinieri del 1910) , non aveva potuto sopportare di essere stato arrestato ancora una volta dopo la fatidica riunione del Gran Consiglio del 25 Luglio 1943, all`apice del suo potere, sia pure per volonta` del Re “traditore” Vittorio Emanuele III di Savoia.
Una volta tornato a Roma, sulla punta delle armi naziste, la sua vendetta contro i Carabinieri fu spietata: circa 2.000 Carabinieri laziali, tra cui l`eroico Salvo d`Acquisto, furono spediti nei campi di concentramento tedeschi, a Mathausen o ad Auschwitz, insieme agli Ebrei romani.

Ma torniamo alla nostra spedizione “partigiana” : non sappiamo di preciso quanti fossero i “ribelli” nascosti nei camions : oltre a Mario Cerati (“Romolo”) probabilmente c`erano Francesco Magni di Introbio (“Francio”), “Spartaco” Mauri, Piero Losi, il partigiano Mina, Angelo Villa di Ballabio (“Fiorita”) e diversi altri (qualcuno dice addirittura una settantina di uomini, della Brigata Garibaldi, cifra pero` poco probabile).

Arrivarono alla sommita` di Balisio: spenti i motori, per non farsi scoprire, accostati i camions alla strada, l`ultimo tratto era da percorrere a piedi. Obiettivo: la sede della Milizia GNR a Ballabio, la ex colonia ferroviaria che esiste ancora oggi, dove si era per l`appunto stabilita la Milizia GNR repubblichina. Bisognava farsi consegnare le armi, di cui i partigiani avevano estremamente bisogno, ne avevano troppo poche.

Il piano era semplice, forse fin troppo semplice, e non prevedeva alternative.
I Partigiani sapevano che il Capitano della Milizia dormiva a casa sua, con la moglie e i figli, in una casa situata a Ballabio Superiore. Bene, si sarebbero quindi impadroniti di lui, e come arma di ricatto avrebbero chiesto ai militi di consegnare le armi in cambio della sua vita.

Semplice no ? Troppo semplice !
Nulla ando` come avrebbe dovuto andare. Un calcio ben assestato contro la vecchia porta di legno spalanco` l`ingresso dell`abitazione del Capitano. Si presento` all`ingresso la povera moglie ancora in vestaglia, spaventatissima, terrorizzata che volessero ammazzarla.

“Dov`e` tuo marito” le urlo` un partigiano
“Non e` qui, stanotte dormiva in caserma” farfuglio` la povera donna
“Come in Caserma ? Controlliamo !”
Non lo trovarono: non sapremo mai se si era nascosto troppo bene o se veramente si era fermato in Caserma quella notte.

“Cosa facciamo adesso, Mario ?” lo sgomento stava per impadronirsi del gruppo, il piano non stava funzionando.

“Ormai siamo usciti allo scoperto, non possiamo tornare indietro !”
La decisione fu presa : avrebbero attaccato la Caserma, sperando che i Fascisti si sarebbero arresi facilmente.

Arrivarono al Parco , nascondendosi dietro a qualche cespuglio e a qualche albero: dopo aver ucciso la sentinella, che pero` riusci` a sparare un colpo di moschetto, dando l`allarme a tutti gli altri, iniziarono una lunga e difficile sparatoria contro la Caserma.

Ma i Fascisti, svegliatisi di soprassalto, non mostrarono alcuna intenzione di arrendersi : dalle finestre risposero all`attacco, sparando all`impazzata e al buio contro i partigiani.

Miravano da dove vedevano partire i colpi, ma erano in posizione di vantaggio, in alto e ben difesi, i partigiani , ostacolati da reti metalliche che impedivano anche le comunicazioni, non avevano molte possibilita`.

L`aspra battaglia, come scrisse l`allora Parroco Don Abramo Maroni, duro` all`incirca una ventina di minuti.

Una raffica di mitraglietta colpi` il povero Ambrogio Confalonieri , detto “Biondo”, originario di Brugherio, in pieno petto.
I suoi compagni lo raccolsero, portandolo in un luogo piu` riparato.

“Mario, non ce la faremo mai ..”
“Non abbiamo scelta, dobbiamo ritirarci”.
Il piano era fallito. Le armi non erano state prese, i partigiani dovettero tornare indietro.
Alla spicciolata, con alcuni feriti e un compagno perso.
La prima battaglia non era andata bene, ma la guerra era ancora lunga …..

 

 

 

 

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Venerdì, 23 Aprile 2021 20:05

VACCINAZIONI: CASARGO, INTROBIO E CRANDOLA SUL PODIO, PAGNONA IN FONDO ALLA CLASSIFICA.

Lunedì sarà il gran giorno della Fornace. Nello Spazio Valsassina, tutt'ora in allestimento, verranno infatti attivate le tre linee vaccinali del terzo hub della Provincia di Lecco che andranno ad aggiungersi a quelle già operanti al Palataurus e alla Technoprobe di Cernusco Lombardone.

A Pratobuscante non convergeranno solo cittadini della valle, così come i cittadini della valle non saranno destinati d'ufficio a Pratobuscante. Lo si è capito nella notte quando è scattata la "fase 60 - 64" e in molti hanno dovuto prendere atto che la loro "destinazione" sarebbe stata Lecco o Barzio indipendentemente dal luogo di residenza.

Qualche chilometro in più o in meno a questo punto conta davvero niente: l'importante è farsi vaccinare e "contribuire" serenamente e coscientemente alla normalizzazione della vita quotidiana.

Parleremo ancora di Pratobuscante e dell'organizzazione delle vaccinazioni, ma nel frattempo diamo un'occhiata allo status quo della campagna vaccinale così come risulta dai dati pubblicati dalla Regione.

Nei quindici comuni considerati si è arrivati compleassivamente al 19,66% di prime dosi, un dato leggermente inferiore a quello provinciale (22,01%). Come potete vedere è però ampia la differenza tra il paese con la miglior percentuale (Casargo) e quello con la più bassa (Pagnona). Sopra la media della provincia troviamo solo tre comuni: Casargo, appunto, Introbio e Crandola.

La strada, insomma è ancora lunga e questo ci deve far capire che nonostante la zona gialla in vigore da lunedì, è indispensabile che ciascuno continui a rispettare le tre famose tre semplici regole: mascherina, no assembramenti, lavaggio frequente delle mani. L'auspicio è che la zona gialla non venga interpretata come un "liberi tutti".

L'esempio della Sardegna che ha vissuto un breve periodo addirittura in bianco ed oggi è stata confermata in rosso è lì a dimostrare che il Covid c'è ancora, è vivo e vegeto e se non sapremo difenderci potrebbe ancora fare molto ma molto male.

 

COMUNE % 1^ DOSE n° PRIME DOSI Seconde dosi Popolazione target
CASARGO 26,04 187 89 718
INTROBIO 24,06 411 262 1708
CRANDOLA 23,04 53 22 230
MOGGIO 21,74 85 51 391
CORTENOVA 21,08 214 100 1015
PASTURO 19,7 324 200 1645
CASSINA 18,98 82 43 432
BARZIO 18,54 205 129 1106
CREMENO 17,99 251 142 1395
PARLASCO 17,36 21 13 121
PRIMALUNA 16,59 317 161 1911
MARGNO 15,72 50 17 318
TACENO 14,73 67 36 455
PAGNONA 14,33 45 23 314
TOTALI 19,66 2312 1288 11759

 

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Venerdì, 23 Aprile 2021 17:34

CHIUSURA DELLA SP 67 TRA PREMANA E PAGNONA

La Provincia di Lecco ha disposto la chiusura notturna al transito della strada provinciale 67 Alta Valsassina e Valvarrone tra Premana e Pagnona per esecuzione lavori su rete fognatura e gas da parte di Lario Reti Holding spa e LeReti spa.

L’impresa ha garantito il passaggio dei mezzi di soccorso e di emergenza in caso di necessità e urgenza.

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Venerdì, 23 Aprile 2021 11:08

LEZIONI SCOLASTICHE ALL'APERTO NELLE FATTORIE DIDATTICHE: TRE SONO NELLA NOSTRA COMUNITA' MONTANA

La Giunta regionale della Lombardia ha approvato, su proposta dell’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi, la norma che prevede la possibilità per gli istituti di ogni ordine e grado di svolgere lezioni scolastiche nelle fattorie didattiche del territorio regionale.

“Le fattorie didattiche – ha dichiarato Rolfi – sono strutture con grandi spazi all’aperto, da sfruttare soprattutto in questa stagione. Vogliamo dare ai ragazzi l’opportunità di seguire le lezioni stando a contatto con la natura e con gli animali”.

La norma prevede che le fattorie didattiche della Lombardia possano, compatibilmente con le disposizioni nazionali e regionali volte a contrastare la diffusione del virus, mettere a disposizioni i propri spazi al fine di supportare l’attività scolastica. Tale facoltà deve essere esercitata previ accordi con l’istituto scolastico regionale e sempre nel rispetto delle normative di sicurezza. Il provvedimento approvato dalla Giunta sarà discusso in Commissione a fine aprile.

“L’esperienza in una fattoria didattica – ha sottolineato l’assessore – è un’occasione anche per educare i ragazzi al consumo consapevole e al rispetto dell’ambiente. Credo sia interessante anche per i giovani vedere l’origine dei prodotti agroalimentari. È fondamentale creare un rapporto sempre più stretto tra agricoltura e società. La pandemia ha fatto capire quanto il settore primario sia essenziale”.

“Con questo provvedimento – ha concluso l’assessore Rolfi – prosegue la valorizzazione dell’azienda agricola lombarda come azienda multifunzionale, in grado non solo di produrre cibo ma offrire anche esperienze e diventare luogo di formazione e crescita”.

Le ‘fattorie didattiche’ in Lombardia sono 170. 

In provincia di Lecco se ne contano sei di cui tre nella nostra Comunità Montana: la Bon Prà a Vendrogno, La Possa a Barzio e la Forte di Fuentes a Colico.

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Venerdì, 23 Aprile 2021 08:20

RIGENERAZIONE URBANA: NUOVA PROPOSTA DI LEGGE PER GLI IMMOBILI DISMESSI

La Giunta regionale della Lombardia ha approvato una proposta di modifica della legge regionale sulla rigenerazione urbana riguardante gli interventi sul patrimonio edilizio esistente caratterizzato da dismissione e criticità. Ora la proposta passerà al vaglio del Consiglio regionale per l’approvazione.

L’obiettivo della nuova normativa

“L’obiettivo principale della nuova normativa, che integra variazioni all’articolo 40 bis – ha spiegato l’assessore regionale al Territorio, Pietro Foroni – resta quello di favorire il recupero del patrimonio edilizio dismesso, estendendo ai Comuni un ulteriore margine di manovra e incentivando quindi l’adozione di specifiche condizioni per la messa in sicurezza degli immobili in stato di dismissione”.

Natura straordinaria ed eccezionale

“Diversamente dalla normativa vigente, la nuova proposta di legge – prosegue Foroni – avrà un carattere ancor più di natura straordinaria ed eccezionale. In quanto si applicherà solo agli immobili in stato di dismissione nei tre mesi precedenti all’entrata in vigore della nuova normativa. E non più agli immobili che assumeranno le caratteristiche di dismissione e criticità successivamente all’entrata in vigore della stessa”.

A Comuni compito determinare quote incentivi

Una seconda sostanziale variazione della legge sulla rigenerazione urbana della Lombardia consiste nella possibilità fornita ai Comuni di determinare la quota degli incentivi da applicare. Non di carattere finanziario, ma relativi ad aspetti di natura urbanistica e procedimentale. Gli enti potranno abbinare un bonus volumetrico in misura percentuale tra il 10 e il 25 per cento. Scegliendo se applicare tale indice di edificabilità. Solo in mancanza di determinazione comunale è prevista una norma suppletiva regionale. In cui verrà applicato un incremento pari al 20 per cento, per impedire che l’inadempimento comunale renda inapplicabile la normativa.

Nuova tempistica per l’inizio degli interventi

“Altra caratteristica – ha aggiunto l’assessore – della nuova norma sulla rigenerazione urbana della Lombardia, necessaria per usufruire delle facilitazioni, riguarda la possibilità data ai Comuni di determinare l’applicazione di un diverso termine per gli inizi degli interventi. Ovvero, non più nel range fisso dei tre anni, ma in un periodo compreso tra i 24 mesi e i 5 anni. Anche in questo caso, quindi, in situazioni di inerzia dei Comuni, interverrà la normativa regionale”.

Si guarda allo sviluppo sostenibile

“Decisione, questa, deliberata non per timore del giudizio della Corte Costituzionale – ha spiegato Foroni – ma in un’ottica di visione futura che guarda allo sviluppo sostenibile attraverso il recupero degli edifici esistenti che causano criticità e, allo stesso tempo, favorendo iniziative di investimento in un periodo storico particolarmente difficile per dare ascolto alle esigenze del mondo economico”.

Tolta ogni incertezza

“Avremmo potuto attendere con serenità – ha concluso l’assessore Foroni – l’esito della Corte Costituzionale, che non ci spaventa in alcun modo, consci della solida base giuridica a sostegno della piena legittimità della formulazione dell’articolo 40 bis vigente. Abbiamo voluto, così facendo, togliere eventuali incertezze per permettere la stessa applicabilità della norma; come ho già avuto modo di dire ai gruppi consiliari, sia di maggioranza che di opposizione, si tratta di una proposta di legge aperta al confronto e alle proposte in fase di discussione e di votazioni in sede di Consiglio regionale”.

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