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Pubblicato in Storie di Vita

CARLETTO, LA SKODA DEL 2007, I MINCHIOLOGI E IL VACCINO

Mercoledì, 19 Maggio 2021 07:03 Scritto da  CARLO ROSALIA

Non appena è stato possibile mi sono prenotato per il vaccino anti Covid. Ho quasi 58 anni, mille disturbini, memoria balbettante e andropausa conclamata, ma tutto sommato godo di buona salute. Ricordo ancora le tabelline del 2 e del 3 e aspetto serenamente l’arrivo dell’estate.
Non ho più capelli, esibisco fieramente una pancetta d’ordinanza (materia di studio nelle migliori università americane) e mi crescono, misteriosamente e con regolarità, peli sulle orecchie e sul naso. 

Il responsabile di tutto ciò è il mio bislacco dna che mi ricopre di peli ovunque e ha spelacchiato irrimediabilmente il cuoio capelluto. Ormai me ne sono fatto una ragione. Tutt’intorno a me, gente alta, magra e bella, con le teste ricoperte da capelli di ogni cromatismo e con tartarughe e bisce sugli addominali. Trovo profondamente ingiusto tutto ciò ma così è se vi pare.
Di gente bizzarra è da sempre pieno il mondo. Taluni affermano persino che la pandemia sia solo supposta e che tale supposta l’abbiano introdotta negli orifizi più nascosti del mondo intero per mero interesse o, peggio, per atavica malvagità e sadismo gratuito.
Migliaia di medici e scienziati in ogni parte del globo terracqueo avrebbero ordito questa orribile macchinazione, inventando un virus e poi spargendolo nell’aria in ogni dove, sputando a destra e pure a manca.
Ma tant’è.

Il 14 maggio recomi di buon mattino al centro vaccinale del mio paesello , vicino a Capo d`Orlando in Sicilia. In alto nel cielo il sole splende e scaccia imperioso l’umidità del mare. Quasi 27 gradi. Caldo opprimente. Mi sudano financo le sopracciglia. Ma io, che sono notoriamente una persona furbissima, mi presento con ben 10 minuti di anticipo. Nonostante ciò, mi imbatto in una folla oceanica che, evidentemente, non crede al complotto ed è impaziente di farsi inOculare. Chiedo qui e lì, se tutti abbiano l’appuntamento per le 12. La risposta ovviamente è affermativa.
All’ingresso, un’addetta urla dei numeri. Forse, prima della puntura, è in atto una tombola per rasserenare gli animi o forse il caldo ha bruciato le sinapsi della signorina.
La folla si anima, si agita e sventola per aria strani bigliettini.
Io che sono notoriamente una persona furbissima, esibisco la mia prenotazione e mi illudo di entrare e farmi punturare quasi subito. Ma vengo bloccato immediatamente. Occorre un bigliettino per consegnare la documentazione. Ma ho dimenticato di fotocopiare i miei documenti.

“Io le presterei le mie fotocopie - mi dice qualcuno - ma forse qui avrebbero qualcosa da ridire”.
Torno indietro, cerco la mia leggendaria Skoda turbodiesel del 2007 e mi fiondo nel tabaccaio che fotocopia qualunque cosa, persino i sogni e le speranze. Basta pagarlo.
“Faccia con calma” mi dice l’addetta del centro vaccinale. “Tanto, c’è tutto il tempo...”
In alto nel cielo, il sole splende euforico e io inizio a sudare come uno stercorario al lavoro.
“Non vogliono vaccinarmi” dico al tabaccaio. “Devo fotocopiare i documenti”. Avevo la mascherina nel gomito e grottescamente me la infilo sul naso. Ella, la tabaccaia, sta polemizzando col marito. Ma entrambi hanno la mascherina. Quindi dovrei essere protetto dalla supposta pandemia. Anche perché a me, le supposte, non sono mai piaciute.
Torno al centro vaccinale e aspetto pazientemente il mio turno. Ho il bigliettino numero D46.
Qui e là, odo qualcuno che grida numeri a casaccio. Nessuno però ha la lettera D davanti.
Mi preoccupo e chiedo in giro.

“Per adesso, entrano solo quelli senza lettera poi verrà il nostro turno” mi dice un signore afflitto che possiede come me la lettera D. Ad occhio e croce mi precedono 60 o 70 persone.
In alto nel cielo, il sole splende radioso. Iniziano le prime polemiche. Un tizio come me non ha le fotocopie dei propri documenti.
“Non c’è scritto sul sito!” dice il tapino.
“Guardi meglio” le risponde l’addetta all’entrata. “Noi non facciamo fotocopie. In centro c’è un tabaccaio…”
Rassegnato se ne va. Io intanto per non morire di fame e di sete, ingoio alcune nespole e bevo un sorso di birra ben calda. Alfine entro, presento la documentazione a un controllo preventivo e riprendo ad aspettare.
Di fronte a me un signore esibisce con noncuranza i suoi 180 kg e al cellulare parla del suo indice BMI con qualcuno. E’ superiore a 35 e quindi la vaccinazione gli spetta in quanto persona a rischio. Dall’altra parte del filo l’interlocutrice non capisce. Ma è fin troppo evidente che il signore sia in leggero sovrappeso…

Intanto in giro, si parla dei milioni di morti causati dal vaccino Astrazeneca e non solo.
Io, timidamente affermo che per la salute di noi tutti è peggiore l’Aulin.
Una signora me lo conferma. “Io ho i diverticoli per colpa dell’Aulin. Ne ho presi centinaia… ma tanto di qualcosa si deve morire….”
“Eppure secondo me, oggi qui non muore nessuno” affermo io solennemente. Alla mia destra, alcune signore si scambiano ricette e programmano il pranzo. Sono le 13.30. L’appetito cresce, la paura di morire anche.
Sono trascorse due ore. Si sparge d’un tratto la voce che i vaccini siano finiti.
La folla mormora, si agita, inizia a protestare. Temo l’arrivo dei corpi speciali e i gas lacrimogeni.
“Calmi! CalmI! - urla un addetto - Uora i pigghiamu” locuzione locale per far capire ai presenti che qualcuno si era già attivato per prendere altre dosi dal frigorifero di qualcuno. Poi, forse, sarebbe ritornato, se la supposta pandemia non lo avesse ucciso nel frattempo.
Fortunatamente, torna vivo e io finalmente entro per consegnare la mia documentazione a una simpatica dottoressa con mascherina, qualche ruga e capelli neri.

Ella mi osserva, io la osservo. Ella mi chiede se Rosalia sia il mio cognome e Io, scevro da qualsivoglia dubbio, le rispondo “Certamente” e le indico la mia testa pelata al di sopra della mascherina. Tipica di un uomo di mezz’età non già di una signorina tutta curve. Ella pare credermi. Le parlo delle mie leggere e ricorrenti anemie e le indico col ditino tremante il foglietto con la mia anamnesi. Ella non risponde. E poi mi chiede: “Ma lei risiede qui?”
“Certo. Da alcuni anni. Glielo giuro sui miei capelli” le dico.
“Strano – aggiunge ella – io non l’ho mai vista in giro”
“Dottoressa, ma il vaccino che mi faranno lo decidono quelli di là?”
“NO! Decido io!” risponde ella, scrivendo Pfizer sul mio foglietto. “In quale braccio preferisce?” mi domanda.
“Il sinistro – rispondo io – a destra ho un tendine disintegrato".
Ella scrive DX sul foglio.
Io, che sono notoriamente una persona attenta e furbissima, le faccio notare che avrebbe dovuto scrivere SX. Ella ammette l’errore e lo corregge.
Cominciamo bene, penso….

Rassegnato a una morte imminente, mi siedo quindi nella sedia lì accanto in attesa del mio turno.
Tutt’intorno è un florilegio di numeri urlati a casaccio.
L’addetta all’entrata continua a dire “Io voglio andare a casa…è tardi….forza! forza!”
Esce alfine da una tenda un medico che esclama: “PFIZER! Chi deve fare PFIZER?”
Alla mia destra ci sono altre persone sedute. Una signora si alza e rassegnata si reca da lui, col suo braccio già denudato.
“Scalateee! Urla subito un altro addetto. Io ubbidisco e mi sposto immediatamente nella sedia alla mia destra, aspettando mestamente il mio turno.

Tutti sanno che Bill Gates, stitico da sempre, trascorre moltissimo tempo sul suo water e poiché si annoia aspettando di liberarsi, nel 2019 ha creato quasi per gioco il virus. Lo ha quindi racchiuso in un floppy disk spedendolo poi a Wuhan ad alcuni amici scappati da un manicomio. Egli, il miliardario maledetto, era assolutamente convinto che sarebbe bastato un normale antivirus, creato dai suoi collaboratori per evitare grossi danni. Ha invece perso il controllo di ogni cosa, causando il pandemonio che tutti conosciamo.
Io so fin troppo bene che mi inietteranno un microchip e una Sim Card 5g per rubarmi i codici del bancomat. Ma non ho scelta. La supposta pandemia è stata una diabolica invenzione dei poteri forti per renderci tutti schiavi e ammazzare 2 o 3 miliardi di persone, perlopiù vecchie e inutili. Io mi ritengo abbastanza inutile, ma perché debbo morire? Mi chiedo. E poi quand’anche mi rubassero i codici del bancomat farebbero un magro affare. Io non ho una lira e possiedo solo 3 kg di diamanti che tengo ben nascosti in un rotolo di carta igienica che ho posizionato sotto il materasso. Sono notoriamente una persona furbissima, io.
In alto nel cielo intanto il sole splende felice.
Dalla tenda di fronte, il medico di prima esce di nuovo. “Chi viene ora?” Locuzione locale per invitare qualcun altro a vaccinarsi, non già per informarsi su scabrosi dettagli intimi.

Sventolo la mia documentazione e mi avvicino alla sua postazione. Egli legge il mio curriculum e prepara il misterioso veleno che si approprierà della mia mente, del mio bancomat e mi regalerà una morte precoce.
“Giornataccia oggi…” dico al medico.
“E’ sempre così – mi risponde il dottore afflitto – siamo qui dalle 8 di stamattina. Ci siamo fermati poco fa quando sono finiti i vaccini”
“Non ha mangiato?”
“Macchè….”
Sul tavolino intravedo alcune fiale, scatole e scatolette.
“Quello è Pfizer?” domando con voce incerta.
“Sì. Certo”
Prendo il coraggio a quattro mani e inizio a spogliarmi.

Passa una signora e libidinosamente mi guarda le tette e il pelame pettorale. Il dottore invece è intento a preparare la soluzione venefica che dovrebbe proteggermi dalla supposta pandemia.
Dopo essere stato inOculato, debbo sedermi là vicino per 15 minuti. Solo dopo potrò andare a casa. A morire placidamente sul mio divano.
Un altro addetto urla nomi e cognomi a casaccio e distribuisce il documento per il richiamo.
Qui si conoscono quasi tutti. E in dialetto domandano di parenti, figli, amici. Non si baciano per fortuna, né si abbracciano. Io controllo il mio orologio. Sono ancora vivo…. Sono passati ben 12 minuti e il veleno che mi hanno iniettato pare non funzionare. Bene! Tutto ciò che non ci uccide ci fortifica penso.
“ROSALIA!” urla un addetto. Io indico immediatamente la mia pelata e ritiro il voucher per il richiamo.
Esco ed osservo il cielo che in alto splende raggiante, nel posteggio trovo la mia fidanzata che mi ha atteso tre ore e ha mangiato la MIA focaccia per non morire di fame. Sono le 14.20 del 14 maggio 2021.

Un pensiero corre veloce a tutti i negazionisti, complottisti e minchiologi sparsi in ogni dove: andate a cagare!
Anche l’Amore non si tocca e non si vede, proprio come l’amicizia, l’odio o la nostalgia, ma non per questo non esistono e non fanno strage nelle nostre anime da sempre. Eppure i minchiologi negano l’esistenza del Covid. Ma probabilmente il virus ha già colpito le loro menti ed essi non se ne sono ancora resi conto.
Ribadisco: vadano a cagare tutti insieme e tenendosi per mano, coloro che definiscono supposta pandemia la tragedia che ha colpito il pianeta intero. Milioni di persone hanno perso la vita, milioni il lavoro. Moltissimi la speranza che tutto possa ricominciare come prima.
Andate a cagare voi, le vostre stupide convinzioni e InOculatevi quanto prima le vostre certezze dove e quando volete.

“Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo all’universo ho ancora dei dubbi”. Lo ha detto qualcuno di cui non ricordo il nome.

Ultima modifica il Martedì, 25 Maggio 2021 09:10
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