Il riconoscimento ricevuto nei giorni scorsi a Huzhou City (guarda caso città che si specchia in un lago) dal comune di Bellano nell’ambito dell’iniziativa “Best Tourism Villages” promossa dalle Nazioni Unite dovrebbe riempirci tutti di un sano e salutare orgoglio.
Per noi un po’ meno giovani le cui nonne raccontavano di quando andavano a lavorare al Cotonificio, avevamo un Parroco che quando eravamo alle elementari ci faceva camminare fino a San Rocco e poi su a Lezzeno, uno zio appassionato di pesca all’agone o un pittore amico di famiglia diventato improvvisamente (e meritatamente) famoso, Bellano è sempre stato un luogo quasi mitologico.
“Ol laach”, il lago che conoscevamo era solo lì, dopo quel passaggio a livello, ai piedi di quella strada tutta curve e gallerie, alla fine degli strapiombi sulla Pioverna nei confronti dei quali nutrivamo (e nutriamo ancora) un’ancestrale timore.
E vedere oggi quel paese figurare in un “club” così prestigioso ed al quale non è stato per nulla semplice “associarsi” deve farci riflettere.

Pensateci: qualche anno fa l’immagine di Bellano più evidente era il Cotonificio chiuso, monumento di un passato che sembrava guardarti dalle mille finestre mentre ci passavi vicino.
E, a proposito di “vicino”, c’era sempre (e per fortuna sua c’è ancora) l’ingombrante Varenna, “Perla” della nostra parte del lago, meta di un turismo d’eccellenza (oggi un po’ meno eccellente per la verità), costantemente affollata da lingue di ogni parte del mondo, legata a filo doppio dalle rotte con Bellagio e Menaggio e per cui attrice protagonista di un triangolo di indiscutibili meraviglie.
Poi, però, è successo qualcosa. Un’idea. Un sogno. Una scelta. Un progetto.
Quell’idea, quel sogno, quella scelta e quel progetto che hanno permesso al Sindaco Antonio di salire su un palco lontano migliaia di chilometri assieme ad una altra sessantina di paesi di tutto il mondo (aprite e leggete il pdf che trovate qui sotto) per ricevere quello che, in definitiva, è un vero e proprio premio Oscar.
Ma rispetto a ciò che accade a Hollywood (e anche da altre parti del nostro Lago), il manifesto di Bellano è stato diametralmente diverso.
No Clooney, no Pitt: “solo” il recupero della Storia passata, la custodia gelosa delle proprie tradizioni, l’investimento sulle risorse naturali presenti e la consapevolezza della potenzialità della fama degli artisti che il paese ha avuto la fortuna di avere come propri figli ad opera di un gruppo di amministratori capaci, lungimiranti e visionari (doti, queste, purtroppo non comunissime).
E se è vero che il vecchio Cotonificio è ancora lì a ricordarci un passato che non tornerà, è altrettanto vero che le sue finestre oggi si aprono su un futuro che, volete scommettere?, riserverà altre gradite sorprese.