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Pubblicato in Editoriali

PERCHE' "PREMANA RIVIVE L'ANTICO" PIACE

Domenica, 09 Ottobre 2022 08:01 Scritto da  Enrico Baroncelli

Non c'è dubbio che la manifestazione premanese, tornata in auge dopo quattro anni di "fermo" dovuto soprattutto al Covid, sia molto gradita alla gente, non solo ai valsassinesi ma soprattutto ai turisti che arrivano dalla "bassa" padana, dal Lecchese, Brianza e Milano
Non solo per il grande numero di visitatori ieri, sabato, affollatisi nei parcheggi predisposti a Casargo , per prendere poi i pullman navetta per Giabbio, ma anche per l'ammirazione e i commenti positivi che tale manifestazione ha sempre suscitato, come negli anni passati.

Sia perchè tutti comprendono che è un'intera straordinaria Comunità a mobilitarsi per questa manifestazione, circa 400 persone per fare i "figuranti" più altre centinaia per gestirne l'organizzazione.

Ma anche per altri motivi. Io penso che la rappresentazione che i premanesi danno di se stessi, della vita operosa in una Comunità visualizzata come nell'Ottocento, riprendendo i panni non da troppo tempo abbandonati dei nostri nonni e bisnonni, colpisca l'immaginazione dei visitatori "cittadini" e ricordi ai "montanari" quali erano le loro origini.

Origini di lavoro, di fatica, di sudore: quando un tronco si tagliava con una enorme sega gestita da due falegnami, non da una segheria elettrica.
Quando gli uomini lavoravano in miniera col piccone, gestivano gli animali al pascolo, le donne cucinavano e preparavano la polenta, e insieme lavoravano il formaggio, per esempio.
Un lavoro duro e faticoso, anzi tanti lavori (oggi purtroppo non tutti saranno rappresentati a causa della pioggia) che costituivano la "vita quotidiana" di non molti anni fa.
Le case strette e piccole dove vivevano tante persone, che il più delle volte si aiutavano l'una con l'altra: non come oggi, quando abitiamo in appartamenti molto più ampi e lussuosi, ma dove le liti condominiali sono all'ordine del giorno (con relative cause che rappresentano tre quarti del lavoro degli avvocati civili !)

Così come le grandi famiglie allargate e patriarcali, dove i nonni non venivano mandati all'Ospizio (oggi RSA), ma morivano in camera loro e nel loro letto tra il rispetto e la costernazione dei loro discendenti.
Una comunità rustica, contadina, quella che ancora oggi viene rappresentata agli occhi dei "moderni".

Ma anche, mi si lasci dire elevando il concetto, quello che viene rappresentato è un modello di storia che forse inconsciamente risale all'"Ecole" di grandi maestri francesi come Fernand Braudel, March Bloch, Lucien Febvre, cioè la Scuola degli "Annales", che negli anni Trenta  del secolo scorso ci hanno definitivamente insegnato che la Storia (anche quella con la S maiuscola) non la fanno solo gli Imperatori e i Re, con le loro sanguinose grandi ( e spesso inutili) battaglie.

La Storia vera invece la fa il popolo, con la sua "vita vissuta", le sue fatiche, l'insieme di tante piccole vite:   l' "histoire evenementielle", la "Storia sociale" insomma.

Ecco , io credo che sia proprio questo che Premana ci dimostra, esattamente nella linea dei  grandi Storici francesi che ho citato.
La storia di un lavoro e di una fatica di cui non dobbiamo assolutamente vergognarci (come qualcuno che cerca di cancellarne anche le tracce, abbattendo monumenti e centro storici) ma al contrario dobbiamo valorizzare, non solo per ricordare chi siamo e da dove veniamo, ma per esserne orgogliosi.
E' da un lontano lavoro secolare che è nata la ricchezza della Lombardia, e cioè della attuale "Locomotiva d'Italia". Non dovremmo dimenticarcelo.

 

Ultima modifica il Domenica, 09 Ottobre 2022 09:55
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