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I COMUNI PRESI IN ESAME SONO: CORTENOVA,INTROBIO, PARLASCO, PASTURO, PRIMALUNA

Per capire come si è sviluppata l’autonomia in questi ultimi trent’anni è stato presi in considerazione un piccolo campione di enti comunali valsassinesi che non hanno mai presentato problemi di equilibrio gestionale e quindi possono rappresentare in modo significativo la maggior parte dei comuni.

Questi numeri possono servire almeno per fare delle considerazioni ed i numeri sono veritieri solo come le parole.
Vengono evidenziate in modo molto rimarcato alcune anomalie quali
• l’andamento delle entrate tra prima del 2001 e dopo;
• la perdita della capacità di spesa;
• la riduzione del risultato dell’equilibrio gestionale;

A questo punto si possono fare alcune valutazioni preliminari in funzione del cosiddetto bene comune inteso come benessere individuale e sociale da realizzarsi in modo autonomo.

1 – Le realtà comunali devono essere territorialmente ottimizzate;
2 – I servizi generali degli enti territoriali devono migliorare in qualità;
3 – I servizi a valenza economica degli enti territoriali devono essere controllati in modo più capillare al fine di evitare distorsioni economiche individuali e sociali;
4 – L’autonomia si misura concretamente sulla gestione corrente degli enti territoriali ed in particolare sui primi tre titoli delle entrate ed il primo della spesa bi un bilancio:
5 – Per un amministratore cristiano la dottrina sociale della Chiesa deve essere un riferimento scontato, la capacità di amministrare nel suo rispetto, invece, è una qualità da conseguire ed applicare work in progress.

Dino Manzolini, originario di Casargo, e` titolare di un avviato Studio da Commercialista a Lecco 

IN ALLEGATO: LA RICERCA DI DINO MANZOLINI

 

Lavoratrici e lavoratori del Trasporto pubblico locale in sciopero per quattro ore nella giornata di lunedì. Le segreterie di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti organizzano la mobilitazione nelle ultime quattro ore dei turni. Per la linea urbana lo sciopero sarà dalle 19.30 alle 23.30, per la linea extraurbana dalle 17.30 alle 21.30.

I motivi sono presto detti. “Innanzitutto il contratto nazionale è scaduto da tre anni – afferma Salvatore Campisi, segretario generale Filt Cgil Lecco –. In questi mesi di emergenza sanitaria le lavoratrici e i lavoratori del trasporto pubblico locale hanno continuato a fornire il loro indispensabile contributo e alcune di queste persone si sono ammalate. Altri dipendenti sono stati posti in cassa integrazione vedendo, come molti altri lavoratori nel Paese, drasticamente ridotto il proprio reddito. Per questo bisogna superare il diktat delle aziende del settore, che vorrebbero negare il rinnovo del contratto, azzerando il triennio 2018-2020”.

La paura dei sindacati è che “se non si interviene immediatamente con un coordinamento complessivo, l’offerta di trasporto pubblico verrà ulteriormente indebolita. Non vogliamo che questo accada - prosegue Campisi -, soprattutto per il rispetto che abbiamo verso gli utenti, troppo spesso bistrattati per colpa di scelte che arrivano da altri centri decisionali e che spesso non si comprendono”.

A Lecco sarà anche organizzato un presidio, che seguirà tutte le disposizioni previste dal Dpcm, lunedì dalle 14 alle 16, nel piazzale antistante la Stazione ferroviaria.

Interessati 4400 esercizi nelle due province di Como e Lecco, “ma fermi e ripartenze continui complicano la programmazione di attività fondate su acquisto e vendita di prodotti alimentari deperibili”

Con il ritorno della Lombardia in zona gialla, è ripartenza anche per i locali di ristorazione nelle due province di Como e Lecco: sono interessati oltre 4400 esercizi delle due province lariane (circa 3000 a Como e 1400 a Lecco) dopo oltre un mese di chiusura. Una boccata d’aria comunque insufficiente a coprire le perdite, ingentissime, che si stimano per causa di una stagione turistica invernale già azzoppata dai divieti imposti, che mette in crisi l’intera economia di laghi e valli.

In tutta Italia, tornano a riaprire per il servizio del pranzo al tavolo bar, ristoranti, pizzerie ed agriturismi aperti per otto italiani su dieci (80%) per un totale di 47,8 milioni di persone che risiedono in regioni classificate in zona gialla. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti in riferimento alla nuova classificazione delle regioni con quasi tutta Italia che da oggi torna in giallo, con l’eccezione di Umbria, Puglia, Sardegna, Sicilia e la Provincia di Bolzano ancora arancioni.

Nelle due province comunque – sottolinea la Coldiretti lariana – le attività di ristorazione al tavolo sono consentite solo dalle ore 5,00 alle 18,00 con la possibilità della consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 della ristorazione con asporto: in zona arancione era ed è invece consentita la sola la consegna a domicilio o l’asporto. Le limitazioni fino alle 18 per i bar riducono ulteriormente la sostenibilità economica per giustificare le aperture tanto che in molti preferiscono mantenere le serrande abbassate.

In realtà lo stop and go delle ordinanze per le aperture e le limitazioni presenti in molti casi creano ostacoli alla programmazione delle attività che si fondono su acquisto e vendita di prodotti deperibili.

Le riaperture rappresentano comunque una opportunità per il ritorno alla normalità di molti italiani che sono stati costretti a rinunciare al pranzo fuori casa per svago o per lavoro ma è anche una importante boccata di ossigeno per le attività di ristorazione che si classificano tra quelle più duramente colpite dalle misure restrittive che hanno provocato un crack senza precedenti per la ristorazione nazionale che dimezza nel 2020 il fatturato (-48%) per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro, secondo le stime Coldiretti su dati Ismea.

Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione – continua la Coldiretti – si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.

Le limitazioni alle attività di impresa – conclude la Coldiretti – devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione ma serve anche una riflessione sulla possibilità di apertura serale dei ristoranti anche alla luce delle importanti misure di sicurezza adottata, quali il distanziamento dei posti a sedere facilmente verificabile, il numero strettamente limitato e controllabile di accessi, la registrazione dei nominativi di ogni singolo cliente ammesso.

MERCATO BICI, ANCMA: AZIENDE AL LAVORO PER SODDISFARE AUMENTO DOMANDA MALGRADO DIFFICOLTÀ

L’associazione: su comparto pesano ritardi nelle forniture di componenti dal Far East, Governo sostenga ritorno produzione in Italia

Allungamento dei tempi di consegna da parte dei fornitori asiatici di componenti, aumento dei costi di trasporto via mare, mancanza di container, difficoltà e rallentamenti nella logistica portuale. Nel pieno del boom della bicicletta sul mercato italiano (almeno +20% sul 2019, con oltre 2 milioni di pezzi venduti secondo le prime stime), le aziende del settore si trovano a fronteggiare le conseguenze globali della pandemia di Covid-19 e dei mesi di stop che ha subito la produzione di parti e componentistica in Cina e nell’intero Far East. Un comunicato diffuso stamane da Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) rileva questa situazione ed evidenzia “l’impegno che il comparto sta mettendo nel soddisfare la crescente domanda di biciclette, malgrado le difficoltà”. Un paradosso che interessa un tessuto produttivo fatto di eccellenze e brand prestigiosi: circa 250 imprese, in prevalenza PMI, che offrono in Italia occupazione a più di 12.000 addetti fra diretti e indiretti.

Nella nota, ANCMA sottolinea inoltre l’importanza che “mercato e istituzioni conoscano la complessità dei fattori esterni che l’industria delle due ruote a pedale sta fronteggiando, proprio in un momento di grande ampliamento della domanda e dell’interesse attorno alla bicicletta”.

“Sul breve periodo – fa sapere l’associazione - questo si può ripercuotere sulla rete di vendita con possibili rallentamenti nelle consegne, ma è evidente che quanto sta succedendo apre a nuove sfide e a prospettive di sviluppo della produzione di componentistica direttamente sul suolo nazionale, dove si concentrano know-how e capacità”. Un orizzonte questo che, secondo ANCMA, ha bisogno di un “sostegno sussidiario da parte del Governo con un intervento deciso sul costo del lavoro e con un supporto agli investimenti di un settore che è in fase di ulteriore crescita e che può creare ancora occupazione e valore per il Sistema Paese”.

L’emergenza Covid-19, sino ad oggi, è costata alle stalle italiane 1,7miliardi di euro, tra il blocco delle vendite, con la chiusura del canale della ristorazione, le fake news e il crollo dei prezzi. E’ la denuncia lanciata dal presidente della Coldiretti nazionale Ettore Prandini che ha scritto una lettera al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha assunto l’interim di Ministro delle Politiche agricole, chiedendo un intervento immediato per fornire garanzie alle imprese e salvaguardare una filiera strategica per il sistema agroalimentare nazionale.

Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como Lecco, informa che, nella lettera al Presidente del Consiglio, la Coldiretti ha scritto che “le misure di contenimento e la chiusura parziale o totale del canale della ristorazione e dell’Horeca stanno penalizzando tutto il settore agroalimentare, che in quelle attività vede lo sbocco del 30 per cento della produzione, con un impatto particolarmente pesante per il settore della zootecnia da carne” dove quasi due aIlevamenti su tre (63,6%) hanno avuto un impatto economico negativo dalla pandemia. Complice anche il diffondersi di fake news sugli allevamenti – prosegue la missiva della Coldiretti -, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat.

Le macellazioni di bovini sono diminuite in un anno del 17,8 per cento, quelle dei suini del 20,2 per cento Il calo della domanda ha causato il crollo dei prezzi di vendita, mandando in sofferenza soprattutto le razze storiche italiane e gli interi territori ad esse legati.

“Da qui – prosegue Trezzi – la richiesta di individuare quanto prima strumenti di sostegno, aiuti diretti alle imprese e ristori concreti, che sono attesi anche dai nostri allevatori lariani. Riteniamo indispensabile un confronto attraverso un tavolo nazionale di filiera per poter costruire le risposte che servono al comparto. Coldiretti e Filiera Italia stanno già lavorando su nuovi progetti di investimento per la zootecnica sostenibile che potranno contribuire al grande sforzo di ripresa del Paese attraverso le risorse europee di Next generation EU e il Recovery Plan. L’emergenza di oggi – conclude il presidente di Coldiretti Como Lecco - però mette a rischio troppi allevatori per attendere l’orizzonte temporale del Recovery”.

Venerdì, 29 Gennaio 2021 08:50

LA CISL SULLA VOSS DI OSNAGO

VERTENZA VOSS DI OSNAGO

La Segreteria UST Cisl Monza Brianza Lecco, a fronte del passo decisivo compiuto dalla vertenza della VOSS di Osnago, con la firma di un accordo quadro che assicura a lavoratrici e lavoratori garanzie inimmaginabili solo una decina di giorni fa, date le fortissime rigidità aziendali, ritiene doveroso rivolgere un vivo ringraziamento a tutte le lavoratrici e ai lavoratori, che con assoluta civiltà e dignità, senza mai rispondere alle provocazioni, assieme alle operatrici e agli operatori della Fim hanno dimostrato concretamente abnegazione e impegno continui con il presidio ai cancelli dell’azienda per 45 giorni e ai tavoli di confronto per la difesa del lavoro.

Con tenacia si è raggiunto l’obiettivo primario legato al presidio, ovvero evitare che ci fosse il licenziamento entro la fine dell’anno di tutti i 70 lavoratori, oltreché garantire l’utilizzo di tutti gli ammortizzatori sociali conservativi, funzionali ad accompagnare i lavoratori in un percorso di politiche attive per consentire la loro ricollocazione, anche nell’ipotesi di valutare e implementare un percorso di reindustrializzazione, qualora vi fossero imprenditori interessati. Altresì definito un incentivo all’esodo per chi vorrà uscire volontariamente, con la particolarità di garantire maggiori risorse alle figure più deboli, quante rimarranno in cigs più a lungo, generalmente le figure professionali meno ricollocabili nel mondo del lavoro.

Assieme a lavoratrici e lavoratori si ringraziano l’USR Cisl Lombardia, la FIM nazionale, quella regionale e quelle territoriali assieme alle RSU, le UST lombarde, tutte le Categorie territoriali, la FIM e l’USR campane, l’UST di Napoli e i delegati della Whirlpool, le istituzioni lecchesi, in particolare la Prefettura, la Provincia e il Comune di Osnago, i tantissimi associati Cisl nonché associazioni cittadine e cittadini del territorio, per il sostegno e la solidarietà profuse.
La valenza nazionale assunta dalla vertenza VOSS e il suo positivo epilogo, legittimano ancor più quanto da sempre sostenuto dalla Cisl, ovvero la necessità sempre più impellente, in considerazione dei profondi cambiamenti produttivi intervenuti e in continua evoluzione, di strumenti normativi di portata internazionale sia sul piano del contrasto ai comportamenti irresponsabili delle imprese multinazionali, sia in difesa del diritto di associazione sindacale e di contrattazione collettiva.

Per la Segreteria UST Cisl Monza Brianza Lecco
Il Segretario generale
Mirco Scaccabarozzi

I Consigli Generali di Confindustria Bergamo e Confindustria Lecco e Sondrio hanno approvato lunedi 25/01 il Protocollo che segna il primo passo formale di un iter procedurale che avrà un passaggio fondamentale nell’approvazione da parte delle Assemblee dei Soci, per poi concludersi nel 2022 dando il via alla fusione tra le due Associazioni. Oggi viene quindi ufficialmente aperto il processo per portare alla nascita di un’Associazione unica di riferimento, autorevole e forte, ancora meglio attrezzata per rispondere alle sfide di un contesto nazionale e internazionale di crescente complessità, sempre più competitivo, che risentirà a lungo delle conseguenze legate alla pandemia di Covid-19.

Il progetto basa i suoi presupposti sulla forte interconnessione dei due territori, che condividono diverse peculiarità: la vocazione manifatturiera, l’intensa specializzazione meccanica, l’alta propensione all’internazionalizzazione. In particolare, il settore manifatturiero esprime a Bergamo, a Lecco e a Sondrio rispettivamente il 32%, il 35,8% e il 19,8% del valore aggiunto, l’industria meccanica dà lavoro rispettivamente al 56%, al 69,4% e al 37,7% di addetti sul totale della manifattura e l’export vale rispettivamente il 48%, il 46,7% e il 14,7% del totale del valore aggiunto.

A Confindustria Bergamo sono associate circa 1200 imprese che danno lavoro a 83.600 dipendenti, a Confindustria Lecco e Sondrio, sono associate circa 710 imprese che danno lavoro a 35.000 dipendenti.

La fusione permetterà il raggiungimento di una massa critica che aumenterà l’efficienza organizzativa complessiva e delle singole aree, consentendo una migliore specializzazione, l’affinamento delle competenze, l’attrazione di talenti, una maggiore capacità di iniziativa e di lobby. La nuova organizzazione potrà contare su 144 dipendenti (101 a Bergamo e 43 a Lecco e Sondrio), distribuiti fra le due Associazioni e le due Società di servizi. L’infrastruttura digitale e tecnologica esistente consentirà la totale integrazione dei sistemi informativi delle Associazioni.

Gli Associati avranno a disposizione le tre sedi di Lecco, Sondrio e Bergamo, con quest’ultima che, collocata strategicamente sull’asse Torino-Venezia, nelle vicinanze dell’aeroporto di Orio, con circa 2000 mq riservati a sale e auditorium, potrà essere utilizzata da tutti gli associati per eventi e incontri di business così come le sedi di Lecco e di Sondrio, che continueranno a restare punto di riferimento per le imprese sul territorio. La provincia di Sondrio, oltre a essere un’importante cerniera con la vicina Svizzera, sarà sotto i riflettori come sede di alcune delle più importanti gare delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026 e, quindi, protagonista, nel prossimo periodo, di importanti investimenti soprattutto in termini di infrastrutture, in particolare viabilistiche, con ricadute positive anche per il sistema produttivo. Uno sviluppo logistico e infrastrutturale che interesserà anche il territorio della provincia di Lecco, che ne gioverà soprattutto per i collegamenti con lo snodo nevralgico di Milano.

“In un contesto sempre più complesso come quello attuale – sottolinea il presidente di Confindustria Bergamo, Stefano Scaglia – diventa ancora più importante aprire i propri confini, condividendo competenze e conoscenze e riconoscendo la propria identità non più nella mera appartenenza a un territorio, ma nei comuni valori dell’impresa manifatturiera innovativa e sostenibile; una rappresentanza ancora più forte e strutturata sarà quindi un interlocutore naturale e privilegiato per tutti gli stakeholder, a cominciare dalle Istituzioni locali e nazionali. La struttura organizzativa della nuova Associazione sarà in grado, da un lato, di cogliere tutte le opportunità di sinergia e, dall’altro, di preservare e valorizzare le peculiarità degli associati e dei territori rappresentati”.

“La propensione a collaborare, a creare sinergie e allargare gli orizzonti di cooperazione è un elemento strategico per affrontare le sfide della modernità” - evidenzia il presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Lorenzo Riva. “Il percorso che avviamo oggi con l’Associazione di Bergamo - prosegue - va senza dubbio in questa direzione, la stessa che abbiamo imboccato alcuni anni fa e che ha portato alla proficua unione delle Territoriali di Lecco e di Sondrio. Come per ogni unione di successo, saremo guidati dalla volontà di valorizzare i molti aspetti che i territori e le imprese condividono, ma ancor più nel mettere a fattor comune e integrare le peculiarità dei singoli, senza snaturarle. Noi riteniamo che sia questa la via da percorrere, siamo convinti di avere scelto una strada di successo

Emanuele Bonfiglio (Terranostra): “L’epidemia avanza ma le perdite si accumulano, così come le derrate

alimentari prodotte. La sostenibilità economica delle strutture agrituristiche è pesantemente sotto stress”

Ripercussioni a catena sul Made in Lario. E in Italia cibi invenduti per 9,6 miliardi nel 2020

Con la stagione turistica invernale azzerata e il permanere delle province di Como e Lecco in zona arancione, continua ad aggravarsi il quadro, già gravemente compromesso, delle filiere cibo-turismo nel comprensorio lariano. “Una mazzata per l'intero settore, con le aziende in ginocchio che, ora, vedono uno scenario ancora più fosco: il comparto del vino, come quello lattiero caseario e, per esteso, tutto l'agroalimentare delle due province sta affrontando una situazione senza precedenti. E' uno scenario apocalittico, che ancora dodici mesi fa mai avremmo potuto immaginare” commenta Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como Lecco.

Ed è particolarmente grave la situazione per gli agriturismi, come rileva con preoccupazione Emanuele Bonfiglio, presidente di Terranostra, l'associazione che riunisce le strutture agrituristiche in seno a Coldiretti Como Lecco. “L'epidemia continua e la situazione è davvero molto preoccupante. Il settore è stato costretto alla chiusura per l'intero periodo natalizio, tuttora non stiamo lavorando e con la Lombardia in zona arancione anche la stagione invernale sembra ormai definitivamente compromessa”.

Per gli agriturismi la situazione è ancor più critica: “Mi spiego con un esempio concreto: ognuna delle nostre strutture è collegata ad un'azienda agricola che non può fermare le proprie produzioni: il latte deve essere munto quotidianamente, così come vengono trasformati formaggi e salumi. E' un ciclo perfetto che si completa con la somministrazione al pubblico in agriturismo. Noi, di fatto, non possiamo sospendere le produzioni, ma dobbiamo invece fare i conti con dispensa e cantina in cui i prodotti continuano a dover essere stoccati: a questo va trovata una soluzione urgente, vi è un tempo fisiologico per il consumo dei prodotti che va assolutamente rispettato. Perdurando la situazione, il problema delle scorte accumulate diventerà enorme e insostenibile anche dal punto di vista economico”.

Per di più ancora non si sa quanto ancora potranno durare le restrizioni: “Dovremo resistere, e la capacità di resistenza varia ovviamente da struttura a struttura e dipende da molti fattori: il danno economico, in ogni caso, sta diventando davvero insostenibile, sia per noi che per i dipendenti e le loro famiglie. Il danno quindi è triplice: per l'agriturismo, per l'azienda agricola e per quanti vi lavorano”.

Una situazione che perdura da quasi un anno, dallo scorso marzo quando scattarono le prime quarantene e i primi lockdown, proprio in Lombardia: “Nell'ultimo anno, di fatto, abbiamo potuto lavorare per meno di sei mesi e per di più con forti limitazioni: le ripercussioni sono facilmente intuibili. Dover iniziare a gettare via quanto producono le nostre imprese agricole significherebbe la fine di tutto: è uno scenario che i floricoltori del settentrione lombardo hanno già dovuto vivere la scorsa primavera, costretti a smaltire in campo le loro piante che continuavano a fiorire e non potevano essere vendute. Non possiamo permettere che ciò si ripeta, per alcun segmento della nostra economia agricola”.

Un quadro preoccupante che, dalle province di Como e Lecco, si estende all'Italia intera: il crollo delle attività di ristorazione, infatti, travolge a valanga interi settori dell’agroalimentare Made in Italy con vino e cibi invenduti per un valore stimato in 9,6 miliardi nel solo 2020.

Lunedì, 25 Gennaio 2021 06:38

I PREZZI AL CONSUMO A LECCO

A proposito di … Prezzi al consumo dicembre 2020

Premessa. Gli indici dei prezzi al consumo di dicembre 2020 sono stati elaborati nel contesto determinato dalle misure adottate con il nuovo DPCM del 3 novembre 2020 per contrastare la nuova ondata della pandemia causata dal Covid-19 e che hanno reintrodotto limitazioni, differenziate a livello regionale, riproponendo, almeno in parte, le criticità del periodo marzo-maggio. L’offerta commerciale di beni e servizi ha subito quindi nuove ulteriori restrizioni e le attività di rilevazione presso i punti vendita e i rispondenti hanno incontrato nuovamente difficoltà crescenti. Il numero di mancate rilevazioni, pur non toccando i livelli di marzo e aprile, è tornato ad aumentare dopo essere diminuito in particolare nel periodo compreso tra giugno e ottobre.

L’impianto dell’indagine sui prezzi al consumo, basato sull’utilizzo di una pluralità di canali per l’acquisizione dei dati, ha continuato a consentire di ridurre gli effetti negativi dell’elevato numero di mancate rilevazioni sulla qualità delle misurazioni della dinamica dei prezzi al consumo. La situazione che si è venuta determinando e le modalità con le quali è stata via via affrontata sono illustrate nella Nota metodologica, alle pagine 31,32 e 33 del comunicato stampa diffuso il 18 gennaio dall’Istat.
Come ricordato nella nota metodologica dell’Istat, gli indici ai diversi livelli di aggregazione, sia nazionali che locali, che hanno avuto una quota di imputazioni superiori al 50% (in termini di prezzi mancanti e/o peso), sono stati imputati.
Per quanto riguarda la rilevazione territoriale, per alcuni prodotti e servizi, la mancata disponibilità di quotazione è stata in parte arginata dall’organizzazione dei punti di rilevazione, appartenenti al piano di campionamento, che hanno previsto la consegna a domicilio.

Inflazione a Lecco:
segno meno della variazione annuale per il decimo mese consecutivo (-0,4%); segno opposto per la variazione mensile (+0,4%)

A cura dell’Ufficio Statistica del Comune di Lecco una breve sintesi delle principali variazioni registrate nel mese di dicembre 2020 sulle variazioni dei prezzi al consumo a livello locale.

La variazione mensile dell’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) al lordo dei tabacchi è in aumento e pari al +0,4 punti percentuali (-0,3% quella del mese di novembre) e porta l’indice dei prezzi al consumo a quota 102,3 (base è 2005=100); ad inizio anno 2020 l’indice dei prezzi si attestava a 102,6.
La variazione annuale è pari a -0,4% e conferma la tendenza alla contrazione registrata a partire dal mese di marzo. Nello stesso periodo del 2019 la variazione registrava un aumento di 5 decimi di punto e nel 2018 registrava addirittura un +1,7%.
La variazione media annua dei prezzi al consumo per l’anno 2020 è pari a -0,4%. Da quando sono presenti le elaborazioni dei prezzi al consumo per il territorio di Lecco (anno 2005) è la seconda volta che si assiste ad una variazione media annua di segno negativo (anno 2016 variazione annua pari a -0,2%).

A livello nazionale entrambe le variazioni sono più contenute: l’aumento rispetto a novembre 2020 è pari al +0,2% e la diminuzione annuale si attesta al -0,2%. La minore accelerazione dei prezzi registrata a livello nazionale ha determinato un leggero incremento del differenziale tra la realtà locale e nazionale che ora si attesta a 0,3 punti. (Indice nazionale pari a 102,6). (all. tav.1 e tav.1a).

Le variazioni della Componente di fondo, cioè l’indice generale al netto degli energetici e alimentari freschi registrano le seguenti variazioni: +0,4% a livello congiunturale e +0,1% rispetto al dicembre 2019. Le stesse variazioni il mese scorso si attestavano a -0,2% e +0,4%.
A livello nazionale le variazioni della componente di fondo si attesta a +0,3% a livello mensile e +0,6% a livello annuale.

Analisi delle variazioni per divisione di spesa.

La divisione con la maggiore variazione mensile in aumento è Ricreazione spettacolo e cultura (+2,4%) variazione da imputare all’aumento di svariati prodotti tecnologici (apparecchi audiovisivi, fotografici e informatici +1,1%) segue la variazione dei Trasporti (+1,7%) dove le variazioni in aumento sono generalizzate; aumentano i servizi di trasporto (+6,5%) ma anche i carburanti (gasolio mezzi trasporto +2,8%; benzina +2,1% e gas gpl +1,5%).

Le divisioni in diminuzione registrano variazioni più contenute: Bevande alcoliche e tabacchi è quella con la variazione maggiore pari al -0,7% determinata principalmente dalla contrazione dei vini e degli alcolici. Seguono la divisione degli Alimentari e delle Comunicazioni che registrano entrambe una variazione di -0,5%. Anche a livello nazionale si registrano gli stessi segni anche se con valori leggermente diversi.

L’unica divisione che rimane stabile rispetto al mese di novembre è quella dei Servizi ricettivi e di ristorazione.

A livello annuale le Divisioni in aumento superano quelle in diminuzione, ma i valori delle variazioni sono decisamente più marcati per quest’ultime.
Altri beni e servizi è la divisione che aumenta maggiormente rispetto al mese dicembre 2019 (+1,8%) , con la variazione di un punto percentuale è la divisione dei Servizi Sanitari e spese per la salute che occupa il secondo posto.

Registrano segno meno: Comunicazioni (-6,8%), Istruzione (-4,6%), trasporti (-2,5%) e Abitazione (-2,1%).

Di seguito le variazioni degli indici dei prezzi al consumo degli aggregati di prodotto che hanno avuto le maggiori variazioni in aumento e le maggiori variazioni in diminuzione rispetto al mese di novembre 2020:

PRODOTTI DECADALI. ORTOFRUTTA IN STAGIONE E ITTICI

Rilevazione territoriale

Maggiori variazioni di segno più

 

Maggiori variazioni di segno meno

Carciofi

 

+37,8%

 

Zucchine

 

-22,7%

Agli

 

+15,7%

 

Clementine

 

-22,1%

Uva

 

+13,0%

 

Pomodori da insalata

 

-11,0 %

             

PRODOTTI/SERVIZI MENSILI

Rilevazione territoriale e/o centralizzata

Maggiori variazioni di segno più

 

Maggiori variazioni di segno meno

Voli europei

 

+37,3%

 

Vino spumante

 

-8,6%

Voli intercontinentali

 

+21,8%

 

Notebook

 

-4,6%

Supporti con registrazioni di suoni, immagini e video

 

+9,8%

 

Stampante

 

-4,1%

             

CARBURANTI PER AUTOTRAZIONE

Rilevazione centralizzata

Variazioni di segno più

 

Variazioni di segno meno

Gasolio per mezzi di trasporto

 

+2,8%

       

Benzina

 

+2,1%

       

Gas GPL

 

+1,5%

       




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