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Pubblicato in Editoriali

LA MATURITA' AI TEMPI DEGLI ANNI DI PIOMBO

Mercoledì, 22 Giugno 2022 16:49 Scritto da  Riccardo Benedetti

“La democrazia è un albero, la libertà uno dei suoi frutti. Oggi profuma di piombo. Il mio Paese è il maggior consumatore di P38”.

Cominciava così il mio tema di maturità, scritto e consegnato nel giro di un’ora nelle mani del presidente della Commissione che mi chiese se ero sicuro di quello che stavo facendo.

Ovviamente risposi di sì, che quelli erano i miei tempi per un tema.

Mentre uscivo da scuola incrociai i prof di Italiano e di Diritto. Non so se l’una o l’altro mi rivolsero una frase del tipo “Non avrai fatto…”.

Anche in quel caso la risposta fu affermativa. “Sì”, l’ho fatto. Erano le 9.40. Buongiorno e arrivederci a domani.

Ma torniamo alle P38, al profumo di piombo ed a quell'incipit cupo figlio di un'epoca in cui imperversava lo scandalo Lockheed con due ministri messi sotto accusa, cominciava il processo per la strage di Piazza Fontana, le Brigate Rosse prendevano a pallettoni – tra altri - Indro Montanelli e il direttore del TG1 Emilio Rossi e sedici giudici popolari mandavano all’aria un processo alle stesse BR presentando tutti lo stesso certificato medico per “sindrome depressiva”.

Non solo, perché il 22 aprile il ministro dell’interno di allora, Francesco Cossiga, vietò qualsiasi tipo di manifestazione sino al 31 maggio successivo a seguito dell’assassinio del poliziotto Settimio Passamonti e il 12 maggio venne uccisa, nel corso di una manifestazione radicale contro il provvedimento, la studentessa Giorgiana Masi.

E Aldo Moro ed Enrico Berlinguer si strinsero la mano in un gesto di pace che poi scatenò altra furia omicida. Già, non immaginavo, mentre scrivevo su quella metà di foglio protocollo, che il peggio dovesse ancora venire con l’esecuzione della condanna a morte di Aldo Moro.

Li hanno chiamati “anni di piombo” e il Ministero della Pubblica Istruzione tra le tracce dei temi ne mise una alla quale mi appigliai: bisognava parlare della Costituzione, e lo feci a modo mio.

Inventai una storia dove Capelli di Fango uccideva Capelli d’Oro mentre Capelli d’Argento guardava e piangeva: speranze spezzate, futuro distrutto, vite perse tra vie e piazze, fumogeni, bombe e tutto quanto il resto.

Cosa c’entrasse questa favola con i diritti e i doveri che i padri costituenti avevano forgiato, l’avrei spiegato – dietro precisa domanda – alla commissione d’esame di teoria dopo aver capito che non avevano dato nessun voto al tema.

Mi fecero un mucchio di domande strane, forse perché pensavano avessi qualche problema. Ma forse il problema lo avevano loro e se ne stavano rendendo conto.

Un’ora e mezza durò la mia “teoria”. Tre quarti d’ora a spiegare la storia, tre quarti d’ora a ribattere colpo su colpo alle domande di Scienza delle Finanze e Ragioneria prima di essere liberato, poter prendere la corriera e tornarmene a Cortenova finalmente in vacanza.

Avevo anche un bel pubblico ad assistere. I miei compagni (di scuola, non confondiamoci visti i tempi) sapevano che sarebbe stato un esame diverso. Infatti, durò esattamente il doppio di tutti gli altri.

Oggi quegli anni sono un ricordo lontano, ma il piombo vola ancora in troppe aree del mondo e, da qualche mese, appena fuori dalla nostra porta.

Dove ci sarà sempre, nonostante la nostra presunta intelligenza ed una non meglio precisata evoluzione della specie, un Capelli di Fango pronto ad uccidere un Capelli d’Oro e far piangere un Capelli d’Argento.

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